sabato 31 marzo 2018
Ridotto, ma è pari al 25%. Al minimo in età giovanile, cresce dopo i 40 anni e si allarga fra i componenti di una coppia
Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia

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Cala, ma resta ancora «consistente» il divario di ricchezza fra uomini e donne in Italia. Secondo uno studio di Giovanni D'Alessio, del servizio studi Banca d'Italia (ma la ricerca non riflette necessariamente l'opinione dell'istituto) gli uomini hanno una ricchezza netta individuale superiore del 25% a quella delle donne, il doppio della Francia. La differenza sale se si tiene conto dei soli attivi finanziari (35%) e meno per gli immobili (15%) mentre si allarga fra i componenti di una coppia (partner/sposi). Il divario è ridotto in età giovanile e cresce dopo i 40 anni.

Il lavoro, che ha utilizzato i dati dell'indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d'Italia, «consente di descrivere divari consistenti tra uomini e donne, maggiori per le attività finanziarie rispetto alle attività reali e in particolare agli immobili», si legge. I divari, più ridotti nelle età giovanili e crescenti nell'età adulta, appaiono in diminuzione nel corso del tempo, «ma ancora significativi». Per l'autore «gli indici di concentrazione della ricchezza netta individuale sono ampiamente maggiori di quelli calcolati sulla ricchezza familiare o sulla ricchezza pro-capite, che ripartisce equamente la ricchezza tra i membri della famiglia. Il trend nei livelli di concentrazione, tuttavia, non si modifica in modo rilevante».

Nella ricerca si sottolinea come le cause dei divari «debbano essere ancora ulteriormente esplorate», ma diversi fattori indicano a pensare che «si debbano annoverare in larga parte alle differenze tra i generi in termini di età, titolo di studio, occupazione e reddito». In termine di misure di «policy», riflette l'autore, «questo implica che la riduzione dei divari in termini di impiego, reddito ed educazione» fra uomini e donne «dovrebbe portare anche a un calo della differenza della ricchezza e forse a una sua eliminazione».

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