mercoledì 27 giugno 2018
“Quattroruote” denuncia un sistema mal funzionante e socialmente pericoloso: l'ennesimo esempio di cattiva burocrazia a carico dei contribuenti
Duecentomila auto confiscate: ecco chi paga e dove finiscono
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Sono circa 200 mila gli autoveicoli sequestrati negli ultimi 3 anni. Questa la stima, ottimistica, che la rivista “Quattroruote” dichiara nel numero di luglio in edicola in questi giorni, denunciando un sistema mal funzionante, socialmente pericoloso, ennesimo esempio di mala burocrazia a carico dei contribuenti. Ma dove finiscono realmente tali vetture? E chi ne paga le relative spese di deposito, specie se a tempo indeterminato?

Secondo “Quattroruote” ogni giorno lo Stato italiano sequestra centinaia di veicoli. Solo nel primo trimestre dell’anno sono stati 11.344 i veicoli sequestrati dalla Polizia Stradale. Nel 2015 erano stati 52.014, 27 mila invece gli automezzi affidati tra il 2012 e il 2014 ai depositi delle sole province di Milano e Monza-Brianza a cui vanno aggiunti tutti quelli confiscati dalle altre forze dell’ordine, in primis i carabinieri. Le motivazioni alla base di tali sequestri sono molteplici: per quanto riguarda la Stradale il 92% dei provvedimenti riguarda la circolazione senza assicurazione, la mancata revisione biennale e la guida in stato di
ebbrezza.

«Auto sparite nel nulla»

La legge prevede che "tutti i veicoli confiscati devono, in via di principio, essere affidati al proprietario ovvero, se costui non presente, al conducente". Sempre la legge prevede di delegare la custodia ad un soggetto terzo indicandone il luogo entro tre giorni. Una legge che i fatti dimostrano essere piuttosto facile da eludere: “Quattroruote” spiega come solo a Milano, 1.600 vetture risultano intestate ad una stessa persona, evidente prestanome, delegato a fare il soggetto terzo. E in molti casi a sparire sono proprio le vetture come testimonia al giornale uno degli addetti ai lavori abitualmente chiamati dalla polizia per rimuovere con il carro attrezzi i veicoli sequestrati: «Il conducente si fa portare alla prima uscita dell’autostrada: lì chiama un operatore compiacente, che poi lo lascia risalire in macchina e andarsene. Così dell’auto si perdono le tracce. Tante volte non troviamo nemmeno più l’auto nel posto indicato come luogo di custodia. E’ sparita nel nulla e continua a circolare con tutti i rischi sociale che ne derivano”.

E lo Stato paga...

Ancora più grave risulta la situazione delle confische a tempo indeterminato in cui l’auto viene immediatamente trasportata in uno dei depositi autorizzati. Per legge il proprietario ha dieci giorni di tempo per ritirarla, trascorsi i quali la proprietà viene trasferita al custode-acquirente. I dieci giorni scattano dal momento della notifica: ma la notifica spesso risulta impossibile perché il proprietario si rende irreperibile. La vettura così resta nel deposito anche 10-15 anni fino a quando non scatta un provvedimento di demolizione e il costo di tale custodia grava sullo Stato che è costretto a versare milioni di euro l’anno: solo a Milano, la tariffa giornaliera per veicoli fino a 3,5 tonnellate è di 9,60 euro più iva. Per fare degli esempi, lo Stato versa più di 8 mila euro per una macchina sequestrata nel 2003, oltre 16 mila per un autocarro del 1989 fermo dal 2004. Un buon affare per chi gestisce i depositi? Anche qui risposta negativa, perché incassare tale somme dalla pubblica amministrazione risulta tutt’altro che semplice come dimostrano i tanti decreti ingiuntivi e le iscrizioni del credito al Ministero dell’Economia, oltre che i sempre più frequenti casi di fallimento degli stessi depositi.

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