giovedì 30 novembre 2017
In Italia sono poco meno di mille. Spesso la domanda supera l'offerta. Valutano il rischio e lavorano soprattutto nelle assicurazioni, nella previdenza, nei fondi sanitari
Attuari, pochi e richiestissimi
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Nel mondo gli attuari «si stanno incamminando verso le 100mila unità», se ne contano, invece, «23mila circa in Europa, e quasi mille in Italia». Nella classifica globale delle professioni più richieste, si tratta, da anni, di una delle posizioni di testa, «molte volte la prima»: nella Penisola la domanda di esponenti della categoria che valuta i rischi «è molto alta, spesso superiore all'offerta», dunque «a disoccupazione zero». Sono cifre illustrate, a Roma, nella celebrazione all'Università La Sapienza per i 75 anni dalla costituzione dell'Ordine nazionale degli attuari, presieduto da Giampaolo Crenca. «L’approccio attuariale - ha spiegato Crenca - è un modo unico di percepire i rischi e affrontare l’incertezza con strumenti idonei di natura quantitativa, da rappresentare in modo trasparente e chiaro».


Secondo le rilevazioni più recenti oggi gli attuari lavorano nelle assicurazioni (45%), nella previdenza e nei fondi sanitari (16%), esercitano la libera professione (13%), operano nel mondo finanziario (5%), hanno ruoli nelle Autorità di vigilanza (5%) e in diversi altri settori (16%). Nei prossimi anni si prevede che, ferma restando la forte presenza nelle assicurazioni (30%) e le posizioni nelle Authority (5%), cresceranno le opportunità di impiego nella previdenza e nei fondi sanitari (22%), nella libera professione (18%), nel mondo finanziario (10%) e soprattutto nelle imprese non finanziarie (8%), con il 7% di impieghi in altri settori.

Nel futuro della professione, ci sono molteplici nuovi settori tra cui il risk management aziendale, nuove competenze finanziarie e assicurative nella sanità complementare, le valutazioni di solvibilità nelle attività commerciali, la misurazione dei rischi operativi e reputazionali, nuove responsabilità nelle banche e nelle società di gestione del risparmio, la gestione dei rischi legati alle catastrofi naturali e all’ambiente, il data quality, i big data, i rischi informatici eccetera.

Per accompagnare l’evoluzione della professione, l’Ordine degli attuari sta portando avanti un importante quanto articolato progetto, inserito in un disegno più ampio da realizzare in Europa e nel mondo con un lavoro comune, che mette insieme le iniziative per lo sviluppo di nuovi spazi professionali, una filiera formativa, la comunicazione e la riorganizzazione interna operativa e di governance. L’obiettivo, ha affermato Crenca, è «una professione sempre più formata, organizzata, visibile e proiettata su più vasti orizzonti professionali».

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