martedì 6 giugno 2017
I 45mila dipendenti (l’80% donne) temono che non vengano rispettati i propri diritti. A cominciare dal mancato versamento di parte di contributi Inps e Irpef
Assicurazioni in appalto, due contratti è peggio che uno
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C’è malessere nelle agenzie di assicurazione in appalto. I 45mila dipendenti (l’80% donne) temono, infatti, che non vengano rispettati i propri diritti. Nonostante i contratti che li riguardano dal novembre 2014 siano diventati ben due, uno ritenuto "buono" e l’altro "pirata".

Un’agenzia può avere un unico agente o anche più agenti (coagenti). Sono liberi imprenditori e assumono e organizzano il proprio ufficio come vogliono, in quanto sono i titolari della propria agenzia, ma lavorano in appalto su mandato di una o più compagnie. Queste ultime riconoscono le provvigioni agli agenti che lavorano con loro mandato, mentre i dipendenti delle agenzie sono retribuiti con busta paga dagli agenti. Le compagnie si rapportano con gli agenti e con i propri dipendenti direzionali (che hanno un contratto Ania). Gli agenti decidono come assumere i propri dipendenti di agenzia e quindi orario a tempo pieno o parziale, mansioni. E ora anche se applicare il contratto Anapa/Unapass o il contratto Sna (se iscritti a Sna).

Insomma una situazione complicata dalle tipologie di rapporti. E imbarazzante. Soprattutto per i lavoratori, che spesso scoprono di non essere tutelati. «Anche se le istituzioni raccomandano e riconoscerebbero un unico contratto e non due – spiega Milva Bertoldo, da 30 anni impiegata nel settore –. In alcuni casi si ravvisa perfino il mancato versamento di parte di contributi Inps e Irpef, perché vengono calcolati in base alle tabelle retributive che il contratto Sna ha creato da sé. Vi sono casi, come nell’agenzia in cui lavoro, in cui ci si trova nel limbo: l’agente, nell’attesa di sapere se avesse potuto o meno applicarci il contratto "pirata", ci ha riconosciuto un anticipo su quello che si riteneva sarebbe stato l’aumento, ma con riserva. Nel caso, sarebbe potuto capitare che avremmo dovuto darglielo indietro».

Quindi, a oggi viene applicato il contratto "buono" antecedente a quello che è già scaduto e sta per essere rinnovato. Ai dipendenti viene inoltre richiesto di firmare una conciliazione rinunciando a superminimi non riassorbibili e rinunciando agli arretrati accumulati in questi ultimi anni.

Per quanto riguarda il rinnovo del contratto Anapa/Unapss siamo in dirittura di arrivo. Tra le novità: un aumento di 35 euro lordi circa al mese; orario multiperiodale con preavviso congruo per numero limitato di settimane. Per far fronte alle variazioni dell’intensità lavorativa dell’azienda, per dei periodi limitati e con preavviso congruo può essere richiesto di lavorare di più con recupero obbligatorio in periodi di minore intensità lavorativa; long term care (copertura che in Italia non è molto conosciuta e meno ancora applicato. Interviene nei casi di perdita dell’autosufficienza a causa di un infortunio o di una malattia comportanti l’incapacità di svolgere autonomamente le principali azioni quotidiane).

Mentre l’altro contratto, firmato tra Sna e Confasal/Fisal/Fesica (lavoratori stranieri, colf e badanti), scade il 31 dicembre di quest’anno. «Siamo preoccupati per il disinteresse delle compagnie a risolvere questa ambiguità contrattuale – conclude Milva –. Alcune raccomandano agli agenti l’applicazione del contratto corretto e poi di fatto non intervengono. Eppure la prima persona con cui ha a che fare il cliente è proprio il dipendente di agenzia. Perché dobbiamo pagare sempre noi? È una vera e propria contraddizione: è assurdo che non ci siano soldi per pagarci e poi vengano sprecati in altro modo».

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