venerdì 30 giugno 2017
Nel 2015 gli arbitri donne nominati dalle istituzioni erano il 17,36%, l'anno successivo c'è stata un'impennata: 23,14%
Arbitrato, cresce la presenza femminile
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«Il mercato del lavoro italiano e, più in generale, internazionale, è piuttosto ristretto nel settore specifico dell'arbitrato. Tuttavia si può combinare questa specializzazione con altre esperienze professionali. Si può lavorare in studi internazionali che sono attivi nel settore dell'arbitrato, in studi più di nicchia con una competenza specifica in materia di arbitrato e contenzioso internazionale, come legali interni in aziende con attività internazionali, in Italia o all'estero, o nelle istituzioni che si occupano di arbitrato e risoluzione delle controversie. Un altro sbocco possibile è quello della carriera universitaria, in Italia o all'estero». Lo sostiene Cecilia Carrara, partner di Legance – Avvocati Associati.

L'arbitrato - un sistema di risoluzione delle controversie alternativo alla giustizia ordinaria - sta registrando in questi anni un aumento della presenza femminile. Grazie anche a The Pledge, il gruppo di interesse che mira a promuovere iniziative in questa direzione. Nel 2015 gli arbitri donne nominati dalle istituzioni erano il 17,36%, l'anno successivo c'è stata un'impennata: 23,14%. Mentre nel 2016 gli arbitri donne nominate dalle parti sono calate al 6,31% rispetto al 9,73%; quelli semplicemente nominate sono passate dal 13% al 14%.

Ma come rafforzare la presenza femminile in questo istituto particolare? «Si tratta di un processo culturale e di valorizzazione dell'arbitrato più in generale - spiega Cecilia Carrara -. Un sistema arbitrale basato sulla competenza e la professionalità tenderà gradualmente anche a dare maggiore spazio alle donne, che sempre più sono attive nel settore come professioniste qualificate, negli studi legali o nelle aziende. Le istituzioni stanno facendo il primo passo, nei casi in cui sono le istituzioni stesse ad effettuare le nomine di arbitri. Le parti e i loro avvocati sono ancora più restii, anche perché più in generale tendono a favorire le nomine di nomi già affermati e noti. È su questo aspetto in generale che occorre fare di più.
L'emersione di professionalità diverse, incluse più donne, promuove in generale una migliore e più diffusa cultura giuridica e un sistema più basato sulle competenze. Il consiglio che do alle colleghe, comunque, è quello di essere sempre più professionali e preparate».

Il primo passo, perciò, è prendere coscienza della situazione e pubblicare le statistiche circa la presenza delle donne in arbitrato negli arbitrati della Camera Arbitrale di Milano. E poi continuare con un lavoro di sensibilizzazione soprattutto nel mondo degli avvocati d'impresa e negli studi legali, naturalmente in congiunzione con le iniziative nel settore già promosse dalle altre istituzioni arbitrali, italiane e internazionali, e partecipando ad analoghe iniziative che The Pledge porta avanti nelle altre giurisdizioni.






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