mercoledì 31 gennaio 2024
Il benessere è diventato sempre più un imperativo tra i lavoratori. Anche se il 93% si dichiara infelice. Necessario prevenire i fenomeni legati allo stress
I lavoratori cercano la felicità in azienda

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Il benessere aziendale è diventato sempre più imperativo e non si può più trascurare o minimizzare. Secondo una ricerca, il massimo storico dell'infelicità è stato raggiunto nel 2023, con il 93% degli intervistati che si dichiara infelice sul posto di lavoro. Insoddisfazione e burnout le cause. Una soglia molto alta, eppure da tempo emergono studi che confermano quanto la felicità dei dipendenti possa incidere sulle motivazione e sulla produttività. Ma non bastano più sicurezza e stabilità finanziaria, nella scala dei valori ora contano il benessere e il coinvolgimento. Gallup, società americana specializzata in sondaggi d'opinione, afferma che gli italiani sono gli ultimi in Europa per il coinvolgimento sul lavoro. Secondo gli intervistati in Italia si lavora troppo e male. Solo il 5% dei lavoratori si sentirebbe coinvolto nelle attività svolte. La vita è frenetica e le richieste continuano ad aumentare. A volte la routine lavorativa e la mancanza di approcci innovativi minano il benessere in azienda. Anche per questo motivo negli ultimi anni abbiamo assistito a un'adozione massiva di forme di lavoro ibrido, richiesta a gran voce dagli stessi lavoratori. Se ciò da un lato ha contribuito ad accrescere i tassi di soddisfazione e benessere personale, ha anche reso necessario organizzare con più regolarità riunioni per evitare l'insorgere di senso di alienazione e isolamento. Se non gestiti in modo efficiente, però, questi eventi possono rappresentare un'arma a doppio taglio, implicando costi elevati per l'azienda dovuti a uno spreco di risorse e tempo prezioso per le persone impiegate nel processo organizzativo. Inoltre due dipendenti su tre non sono contenti della propria impresa, ritengono infatti che questa non faccia abbastanza per il benessere del proprio personale: la copertura per lo psicologo/psicoterapeuta è prevista solo nel 16% dei casi. Il dato è messo in luce dall'Osservatorio Sanità di UniSalute e Nomisma, che ha intervistato 1.200 italiani sui temi del welfare in azienda, focalizzandosi sull'aspetto della salute.

I sintomi del malessere e i segnali da non sottovalutare

Gli ultimi tre anni hanno provocato una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro e il fenomeno delle grandi dimissioni, che ha caratterizzato l’uscita dalla pandemia, sembra essere tutt’altro che concluso. In Italia, complessivamente, il 46% dei lavoratori ha cambiato lavoro negli ultimi 12 mesi o ha intenzione di farlo, una percentuale che raggiunge il 77% per gli under 27. E il 55% di chi dice di voler cambiare lavoro sta già facendo colloqui. Ma non tutti quelli che lo hanno fatto hanno trovato quel che cercavano: il 41% si è pentito della scelta fatta. Inoltre ben il 12% dei lavoratori italiani (circa 2,3 milioni) oggi si limita a fare il minimo indispensabile e non è coinvolto emotivamente nelle attività lavorative, perché non si sente valorizzato nei propri talenti e ha deciso di “spegnersi”, utilizzando al minimo le proprie energie sul lavoro. All’estremo opposto, c’è un 6% (circa 1,1 milioni) che non riesce a smettere di lavorare, anche nei momenti in cui ci si dovrebbe dedicare alla vita privata. Fenomeni diversi, che sono sintomo di un malessere diffuso. D’altronde, oggi solo il 7% (circa 1,3 milioni) dichiara di essere “felice”. E solo l’11% sta bene su tutte e tre le dimensioni del benessere lavorativo: psicologica, relazionale e fisica. L’aspetto più critico è quello psicologico: il 42% dei lavoratori ha avuto almeno un’assenza nell’ultimo anno per malessere psicologico e/o relazionale. In questo mercato del lavoro così travagliato si aggiunge un’altra criticità: il 59% delle organizzazioni prevede una crescita dell’organico nel 2023, ma il 94% ha difficoltà ad assumere nuovo personale. Una difficoltà che riguarda in primis le professionalità digitali, ma non solo: mancano anche profili tecnici, operai e manutentori. Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Hr Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano. Benessere e burnout sono i due termini, diametralmente opposti, che sono entrati – soprattutto negli ultimi anni – in molte discussioni legate al mondo del lavoro. Il primo è uno degli aspetti più desiderati e ricercati dai candidati, il secondo è quello da scongiurare a qualunque costo. I sintomi di un possibile burnout sono molteplici, ma identificare il problema – anche nella sua fase più embrionale – è fondamentale per tutelare la propria salute mentale e continuare a lavorare serenamente. Hunters Group ha condotto un sondaggio tra oltre 1.000 candidati italiani e ha individuato le quattro cause più comuni del burnout in ufficio:

Carichi di lavoro eccessivi. Periodi sporadici di lavoro intenso ci sono e ci saranno sempre, in qualunque azienda. Il problema sorge quando questo diventa un’abitudine. È un segno inequivocabile che qualcosa non funziona a livello manageriale e, a lungo andare, potrebbe causare stress. Per evitarlo è importante cercare un confronto per capirne il motivo e trovare insieme una possibile soluzione e tutelare il proprio work-life balance (la conciliazione vita privata-lavoro) che non deve mai passare in secondo piano.

Clima ostile. Le incomprensioni con colleghi e manager possono impattare negativamente sulle relazioni interpersonali e compromettere il clima in un luogo dove passiamo gran parte delle nostre giornate. È importante, quindi, cercare di costruire buoni rapporti, basati su trasparenza, correttezza e cordialità affinché ogni problema possa essere affrontato (e risolto) con il dialogo.

Mancato riconoscimento del proprio lavoro. Non vedere riconosciuti i propri sforzi, il proprio impegno e il proprio lavoro può far sentire a disagio e favorire il burnout. Se poi aggiungiamo la sensazione di ricevere una retribuzione inadeguata, il rischio aumenta notevolmente. Anche in questo caso, tentare di avere un confronto sincero e aperto con i propri manager aiuta sicuramente a migliorare la propria situazione.

Poca organizzazione. Un ambiente lavorativo caotico e dove vige scarsa organizzazione non contribuisce certamente a creare un ambiente sereno. Cercare un dialogo aperto e parlare apertamente di quello che accade e di quanto, magari, non funziona può certamente portare ad una migliore gestione e ad una pianificazione attenta del lavoro e degli incarichi con un vantaggio per tutti, benessere compreso.

Un lavoratore su due lotta in silenzio contro i problemi di salute mentale

Solo il 20% dei pazienti che iniziano un percorso di psicoterapia denunciando problemi legati al mondo del lavoro riceve una diagnosi correlata: è il dato che emerge da un’indagine interna condotta dalla piattaforma di benessere mentale Serenis (https://www.serenis.it/) su un campione di oltre 3mila persone. Dall’analisi risulta che, di quel 20%, le donne rappresentano il gruppo più consistente, con una percentuale del 67%; la fascia di età compresa tra i 25 e i 35 anni, che coinvolge il 46% del campione, è la più compromessa; infine, la categoria degli individui di età superiore ai 45 anni si presenta come la meno coinvolta, poiché solo il 9% dei partecipanti all'indagine manifesta disturbi in questo ambito. Dallo studio emerge anche che, delle persone che si rivolgono agli psicoterapeuti dichiarando di avere delle difficoltà correlate al lavoro, il 37% ha un disturbo di ansia, il 22% intraprende un percorso legato alla crescita personale, il 19% alla mancanza di autostima, il 17% ha problemi relazionali, l’8% fa un percorso legato allo stress, il 7% ha crisi esistenziali, il 6% lavora sull’assertività, il 5% ha problemi di coppia, il 4% ha un disturbo depressivo, il 3% inizia un percorso legato alla gestione dei conflitti e la restante parte per disagi legati al lutto, a traumi, ai disturbi dell’umore, agli attacchi di panico, al comportamento alimentare, al sonno e non solo. Ma perché tendiamo a identificare nel lavoro la causa del nostro malessere? Di quali patologie soffriamo in realtà? E quali sintomi le confondono? Con l’obiettivo di aiutare le persone a orientarsi all’interno di un panorama sintomatologico comune a diverse patologie, Martina Migliore, direttrice Formazione e Sviluppo di Serenis, elenca i disturbi che possono essere scambiati con patologie legate al mondo del lavoro e i segnali che possono creare confusione:

1) Disturbi ossessivo-compulsivi: portano le persone a sovrastimare il proprio carico di responsabilità e a temere le conseguenze che deriverebbero da un eventuale fallimento, percepite come catastrofiche. Il lavoro presuppone capacità organizzative e decisionali e questi fattori colludono con la sintomatologia dei disturbi in questione.

2) Perfezionismo patologico: spinge i professionisti a fissare standard altissimi, quasi inumani, e a legare tutto il valore personale ai successi in termini di performance. Tutti affrontano giornate più o meno produttive, e questo, per i perfezionisti patologici, diventa un problema insormontabile dal momento che il valore personale per loro dipende da un singolo risultato o da un feedback negativo.

3) Depressione: causa nelle persone una demotivazione generica e una stanchezza cronica, tra le altre cose. I ritmi lavorativi, per i depressi, possono diventare facilmente insostenibili, anche se basici, e questo non fa che aumentare la loro percezione di non essere abbastanza e la sfiducia in sé stessi.

4) Fobia sociale: fa temere il confronto con l’altro, percepito come pericoloso e sempre pronto a dare un giudizio negativo. Nel lavoro siamo chiamati, salvo casi di isolamento sociale totale, al dialogo con i colleghi e con i superiori, costrizione che può creare un disagio insostenibile da parte di chi percepisce il minimo cambiamento nelle proprie reazioni corporee e nei segnali dell’altro, che interpreta come altamente giudicante.

5) Disturbo da deficit di attenzione: spesso sottovalutato nell’adulto, causa un ventaglio di sintomi molto difficili da gestire e riconoscere, soprattutto se in assenza di una diagnosi e di un percorso psicoterapico infantili. Il lavoro implica organizzazione e rispetto delle scadenze e dell’opinione altrui. Tenere a mente tutto e frenare l’impulsività che spinge ad agire senza controllo, per loro può diventare complicato.

Le possibili soluzioni

Fortunatamente, ci sono alcuni metodi per invertire questa tendenza. Per fare in modo che le aziende migliorino la coesione tra i dipendenti, Smace-Smart work in a smart place ha stilato un decalogo che punta a semplificare questi processi fornendo i giusti consigli alle aziende per fare riunioni e meeting aziendali di valore per tutti.

Attenzione alla location. Fondamentale scegliere il luogo più adatto in base al tipo di riunione. Uscire dall’ambiente classico dell’ufficio e scegliere un luogo terzo può aiutare notevolmente.

Rispettare il budget. È essenziale avere una stima realistica del budget a disposizione per il tuo evento. Molto spesso non avere le idee chiare sui costi da investire rappresenta una delle principali ragioni di spreco di tempo.

Partire avvantaggiati con l’allestimento. L’impostazione degli spazi (tavoli, sedie, assetto dei partecipanti) può definire il modo in cui avverrà la riunione e contribuire in modo forte allo scambio di idee e confronti costruttivi. Scegliere il giusto allestimento può favorire la collaborazione e il dialogo.

Dotarsi di un’agenda. Importante è strutturare in anticipo un piano chiaro di come si svolgerà il meetup. Partire con le idee chiare riduce drasticamente i tempi di organizzazione e permette già di arrivare al meeting con vantaggio.

Ricordarsi di fare delle pause. È ideale ipotizzare almeno un break durante il mattino ed uno al pomeriggio. Le pause brevi sono estremamente efficaci per la mente e la produttività e aumentano la socializzazione informale tra i partecipanti per lo scambio di idee.

Creare maggiore livello di attenzione. Anziché vincolarsi a lunghi e noiosi ordini del giorno, è bene lavorare sul creare maggior coinvolgimento e aumentare il livello di attenzione dei partecipanti: con domande, sondaggi interattivi e confronti.

Appuntare le idee più interessanti. Per l’intera durata del meetup non bisogna dimenticare di prendere nota dei contenuti e spunti emersi. Condividere i più rilevanti a fine esperienza può fare la differenza.

Avere il giusto numero di partecipanti. Le riunioni possono perdere in qualità con l’aumentare delle dimensioni. Per organizzare al meglio è necessario conoscere a fondo le esigenze dei colleghi, a maggior ragione se gli incontri durano più giorni.

Mettere al centro la tecnologia. A supporto della riunione, è bene non dimenticare di usare la tecnologia. Sono tantissimi i tool e gli strumenti per rendere il meeting più interessante e coinvolgente per chi sta partecipando. Avvalersi di asset digitali può giocare un ruolo chiave
sia nella fase organizzativa che durante l’esperienza stessa.

Concludere bene e raccogliere feedback. È il momento di capire come è andata. La soddisfazione del team resta l’elemento più importante E per scoprire se l'iniziativa è stata utile non bisogna dimenticare di raccogliere feedback per verificare che tutti abbiano recepito quanto affrontato in riunione e siano effettivamente pronti a passare all’azione.

La ricerca del benessere

«Il successo di un'azienda dipende dalle persone che ne fanno parte. Per prosperare, abbiamo bisogno di garantire che i nostri talenti siano sani, felici e motivati. Il burnout è un nemico del benessere del nostro team e della nostra stessa azienda. Proprio per questo abbiamo messo in campo fin da subito tutta una serie di iniziative volte a proteggere il team da questo rischio - spiega Lorenzo Danese, ceo di Timeflow, la start up fondata insieme a Federico Patrioli, Gianmarco Ferrante e Iacopo Albanese -. In primo luogo, abbiamo potenziato le attività di team building, creando un ambiente di lavoro più coeso e amichevole. Queste iniziative, infatti, non solo riducono lo stress, ma rinforzano anche i legami tra i colleghi, creando una comunità solida e solidale. Inoltre abbiamo stretto una partnership con Serenis per offrire ai nostri dipendenti sedute di psicoterapia gratuite o a tariffe agevolate. La salute mentale è una priorità fondamentale». Non finisce qua. Per prevenire il burnout è fondamentale promuovere un equilibrio sano tra lavoro e vita personale e in questo lo smart working fornisce un grande contributo. Infine, una buona formazione sul benessere per aiutare i dipendenti a riconoscere i segni del burnout è essenziale per affrontare lo stress in modo sano ed efficace. Secondo la ricerca Employee Happiness Index, da giugno 2020 la soddisfazione dei dipendenti nei confronti del proprio lavoro è diminuita del -16%. Se si considera solo l’ultimo anno, questo dato è sceso del -11% raggiungendo cifre ancora più basse rispetto al periodo della pandemia. Fortunatamente quasi la totalità di chi guida le aziende ritiene ormai che il benessere dei propri collaboratori e dipendenti sia una priorità. Per l’84,9% dei 400 leader di aziende che hanno partecipato alla ricerca Corporate Wellbeing in Italia, il benessere è ormai un tema cruciale nella vita aziendale. Negli ultimi 12 mesi, la quota di aziende che si sono attivate su questo tema è quasi raddoppiata, passando dal 10% al 18,2%, ma meno di un quarto (23,5%) ha una strategia chiara e ben comunicata. La vecchia dicotomia tra vita aziendale e benessere personale è quindi ormai superata e solo le imprese che riescono a mettere in atto politiche concrete e ad ampio respiro sono in grado di affrontare la perdita di motivazione e il mancato allineamento dei dipendenti ai valori aziendali. Per questo, molte aziende stanno cercando collaborazioni con professionisti del benessere. Ecco alcuni consigli utili, individuati da Giacomo Spazzini, imprenditore e fondatore di GS Loft, che le aziende possono mettere in campo per promuovere la salute dei proprio dipendenti a 360 gradi:

Dedicare tempo e professionalità al benessere psicofisico dei propri dipendenti: dedicare del tempo alla cura di sé stessi aiuta a migliorare l’umore, stimolare la creatività e promuovere una buona salute mentale generale, oltre ad aumentare i livelli di energia quotidiana. Una palestra aziendale o un abbonamento convenzionato possono essere un inizio, ma non bastano. In questo modo si delega al dipendente l’atto del prendersi cura di sé in mezzo ai suoi mille impegni. Invece è necessario fornire assistenza, formazione e motivazione costante per portare i dipendenti a comprendere i benefici dell’allenamento e per applicarlo nella loro routine. Dire esclusivamente “ecco qui una palestra per te” non basta.

Curare l’alimentazione: mensa aziendale e buoni pasto non sono abbastanza, per la salute dei propri dipendenti è importante formare a un'alimentazione quanto più sana ed equilibrata possibile. Non tutti sanno che l’intestino è un vero e proprio organo endocrino, considerato addirittura il nostro secondo cervello e che produce gli ormoni della felicità. Nell'intestino sono infatti presenti oltre 100 milioni di neuroni che regolano stress, ansia e tensione. È per questo motivo che il benessere psicofisico passa anche attraverso un’alimentazione sana, in grado di considerare l’equilibrio del microbiota e della flora batterica attraverso il supporto di specialisti. Educare per ottenere benefici tangibili, percorsi alimentari personalizzati per funzione ed età può essere una svolta importante per la concentrazione e la produttività.

Lavorare sulla prevenzione: lavorare sulla prevenzione del benessere significa anche concedere del tempo ai propri dipendenti per sottoporsi ad analisi e controlli di routine, non invasivi, per monitorare il proprio stato di salute e, di conseguenza, ridurre i giorni di malattia, i piccoli acciacchi ma anche i problemi gravi. Lo stress cronico di basso grado ad esempio è oggi un fenomeno totalizzante ma ancora sottovalutato. Vite molto frenetiche, stressanti e ricche di preoccupazioni portano il corpo a rimanere costantemente infiammato, causando l’invecchiamento cellulare, la predisposizione a patologie e cali cognitivi importanti. Grazie al supporto di analisi epigenetiche e ormonali è possibile valutare il proprio livello di benessere, il grado di infiammazione latente, migliorare il sonno e tutte le performance cognitive.


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