martedì 18 luglio 2023
Secondo lo studio, la crescita nel Mezzogiorno tiene: +0,9%. Occupazione su del 7,7% nelle regioni meridionali, dove però si sente di più l'inflazione (+8,7%)
Al Sud un dipendente su quattro è sotto i 9 euro l'ora

Reuters

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Sono circa 3 milioni di lavoratori dipendenti al di sotto dei 9 euro di retribuzione oraria in Italia. Di questi, circa un milione sono nel Mezzogiorno dove la loro quota raggiunge il 25,1% degli occupati dipendenti, oltre uno su quattro. Circa 2 milioni vivono nelle regioni del Centro-Nord dove rappresentano il 15,9% degli occupati dipendenti. Anche la perdita di potere d'acquisto interessa soprattutto il Mezzogiorno in Italia così come il "lavoro povero": nel 2022 le retribuzioni lorde in termini reali sono di tre punti più basse nel Centro-Nord rispetto al 2008; nel Mezzogiorno di dodici punti.

I dati sono contenuti nel Rapporto Svimez 2023 diffuso stamane, secondo cui, davanti a una stima di crescita del Pil italiano del +1,1% quest'anno, il Mezzogiorno tiene il passo con un +0,9%, solo tre decimi sotto il Centro-Nord (+1,2%). Il rapporto sottolinea inoltre come la capacità di tenuta del Mezzogiorno "potrebbe essere rafforzata, nel secondo semestre dell'anno, da un'efficace conclusione degli interventi relativi al periodo di programmazione 2014-2020 dei fondi europei della coesione". Inoltre, con la piena efficienza del Pnrr, il Pil del Sud potrebbe far segnare già nel 2023 una crescita superiore di circa 5 decimi (fino all'1,4%) e di circa 4 decimi nel Centro-Nord. In seguito, il contributo aggiuntivo del Pnrr tenderebbe ad aumentare più al Sud, fino a chiudere il divario di crescita con il Nord nel 2025. Complessivamente, fino al 2027, l'impatto cumulato del Pnrr sul Pil italiano potrebbe raggiungere un valore pari a 5,1 punti percentuali: 8,5 al Sud e 4,1 nel Centro-Nord.

Stando ancora allo studio, tra il primo trimestre del 2021 (durante il quale si è raggiunto il picco negativo dell'occupazione) e il primo trimestre del 2023, l'occupazione è cresciuta a livello nazionale del +6,5% (+1,4 milioni di occupati) e del +7,7% nelle regioni del Mezzogiorno (+442 mila occupati). Per la prima volta dopo molti anni è cresciuta anche la componente a tempo indeterminato, soprattutto al Sud (+310 mila unità; +9% rispetto al +5,5% del Centro-Nord). Il Mezzogiorno è "tornato su livelli di occupazione superiori a quelli osservati nel pre-pandemia (+22 mila occupati nella media del 2022 rispetto al 2019). Va tuttavia rilevato che i posti di lavoro, al Sud, rimangono ancora al di sotto di circa 300 mila unità rispetto ai livelli raggiunti nel 2008").

Per quanto riguarda l'inflazione, in corrispondenza del picco registrato nel 2022, la dinamica crescente dei prezzi al consumo si è mostrata più sostenuta nel Mezzogiorno (+8,7% rispetto al +7,9% del Centro-Nord). Per il prossimo triennio la Svimez prevede un sentiero di rientro verso valori prossimi al 2% nel 2025, ma ancora segnato da rincari relativamente maggiori al Sud. Secondo le stime della Svimez, nel 2023 i consumi delle famiglie dovrebbero crescere più lentamente nel Mezzogiorno (+1,1% contro +1,7% del Centro-Nord) - mantenendosi su tassi di crescita tra i cinque e i sette decimi di punto percentuale inferiori al Centro-Nord anche nel biennio successivo - a causa della più sostenuta dinamica dei prezzi. Complessivamente, nel triennio di previsione, gli investimenti dovrebbero crescere in maniera più pronunciata nel Mezzogiorno, grazie ai ritmi di crescita del 2024-2025 stimati al di sopra della media delle regioni centro-settentrionali. L'associazione segnala inoltre che un'ulteriore stretta monetaria della Bce "avrebbe effetti recessivi più intensi al Sud".



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