sabato 28 febbraio 2015
Le due sigle che hanno accompagnato al lavoro almeno tre generazioni di italiani stanno per andare definitivamente in soffitta, soppiantate dal nuovo contratto a tutele crescenti.
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 Addio a cocopro e a cococo. Le due sigle che hanno accompagnato al lavoro almeno tre generazioni di italiani stanno per andare definitivamente in soffitta, soppiantate dal nuovo contratto a tutele crescenti, almeno nelle intenzioni del governo. Di certo, gli ultimi dati disponibili sul numero delle collaborazioni a progetto (relativi a fine 2013), nell'elaborazione di Datagiovani, parlano di uno stock di 502.834 lavoratori occupati con questa tipologia contrattuale, con un reddito annuo medio di poco più di 10mila euro.I collaboratori a progetto, pur essendo diminuiti di oltre il 22% in un anno (-145 mila lavoratori), costituiscono il 40% circa del totale dei rapporti di lavoro parasubordinato (stessa quota della tipologia che per la prima volta supera i co.co.pro., ovvero gli amministratori e sindaci di società) e rappresentano, dice Datagiovani, il vero 'ago della bilancia' per le dinamiche dei rapporti parasubordinati.Gli unici rapporti parasubordinati che hanno mostrato una dato di crescita sono stati infatti i dottori e gli assegnisti di ricerca universitari (+3,1%), i medici in formazione specialistica (+3,9%), i collaboratori occasionali (+5,7%) e i venditori porta a porta (+3,8%). In diminuzione consistente risultano anche i rapporti di collaborazione presso la pubblica amministrazione (-12,2%) e gli associati in partecipazione (-18%).A determinare la crisi delle collaborazioni (diminuite dal 2008 di circa il 31%) non è stata solo la crisi ma, secondo gli analisti, anche la 'tagliola' della Riforma Fornero, che proprio sui rapporti di lavoro parasubordinati, e in particolare sulle collaborazioni a progetto, ha imposto vincoli molto più stringenti rispetto al passato.Vincoli che, però, non hanno raggiunto lo scopo dichiarato, quello di contrastare gli usi impropri delle cocopro, che spesso hanno nascosto un lavoro dipendente a tutti gli effetti. E di sostituire questa quota di tipologia contrattuale con lavoro 'tipico'.Infatti, i dati sulle attivazioni dei rapporti di lavoro di collaborazione dicono che fino alla prima parte del 2012 si è assistito a una sostanziale stabilità dei rapporti di collaborazione, cresciuti a un ritmo inferiore del 5% annuo. Nel terzo trimestre 2012, invece, si piomba al -21,7% di attivazioni rispetto allo stesso periodo del 2011, e le tendenze negative si sono mantenute dello stesso tenore almeno fino alla metà del 2013.Il 30% dei cocopro italiani ha meno di trent’anni (si tratta di quasi 150 mila parasubordinati) ed è proprio tra questi che si sono verificate le maggiori 'sparizioni' rispetto sia al 2012 (-30%) che al 2008 (-40%): si tratta rispettivamente di circa 65 mila e 98 mila collaboratori in meno. La classe d’età 'regina' è poi anche quella che guadagna meno: nemmeno 5 mila euro in media, il 5,8% in meno rispetto a quanto si verificava nel 2012 e il 13% rispetto al 2008.Poco più della metà degli under 30 con un contratto di collaborazione a progetto nel 2013 aveva avuto un medesimo rapporto anche nel 2013, contro quote molto più rilevanti (intorno a superiori all’80%) per le altre classi d’età, probabile segno che mentre per i lavoratori più maturi la collaborazione risponde a una effettiva esigenza operativa o volontà del soggetto, per i giovani è dettata da situazioni di maggiore estemporaneità o necessità.Infine, essendo di importi particolarmente bassi i redditi medi dei cocopro under 30, sono di conseguenza molto contenuti anche i contributi versati ai fini pensionistici, e in oltre 1 caso su tre non riescono a vedere accreditato nemmeno un mese di contributi, mentre circa il 44% vede accumulati da 1 a 5 mesi di contributi pensionistici.
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