Un giovane su due vuol diventare hacker
di Redazione
Per l'Osservatorio Argo per la sicurezza digitale, «il 52% della fascia 19-28 anni» aspira a lavorare nella cybersecurity

Sarà che vengono assunti a peso d'oro dagli eserciti e dai servizi segreti americani e che anche in Italia è pronto un disegno di legge per premiare gli hacker con licenza di sabotaggio, ma sta di fatto che tale professione sta diventando una delle più ambite in assoluto. «Anche in Italia oggi più del 50% dei giovani di età compresa tra i 19 e i 28 anni aspira a diventare esperto di cybersecurity», è quanto emerge da una ricerca dell'Osservatorio Argo per la sicurezza digitale diretto da Matteo Adjimi. L'analisi ha riguardato interviste a risposta multipla su un campione di 1500 ragazzi e ragazze (19-28 anni) ed è emerso che il 67% indica come aspirazione la professione di medico, seguita dall'insegnante (58%). Al terzo posto e in netta risalita negli ultimi mesi, c'è proprio l'hacker/esperto di cybersecurity (52%) che ormai precede anche gli influencer (49%) e i "tronisti" (44%). Più indietro nelle preferenze dei giovani interpellati - ma comunque menzionati - altri mestieri come ingegnere (33%), consulente informatico (29%), cuoco (25%) e parrucchiere (19%). Si parlava di assunzioni a peso d'oro e infatti i cosiddetti "hacker etici" ingaggiati per rendere i sistemi a prova di attacco partono da una paga entry level di quasi 4mila euro mensili arrivando a un lordo annuo vicino ai 60mila euro per poi superare i 76mila con un livello intermedio e spingendosi anche a 130.000 annui in caso di seniority. Ci sono casi di esperti che ormai sono delle vere e proprie star, come lo statunitense Tommy DeVoss, che arrivano a guadagnare fino a un milione di dollari in un anno.
«Nonostante alcune inevitabili preoccupazioni, oggi il fenomeno in crescita dei giovani hacker può trasformarsi in una reale opportunità per la sicurezza nazionale - spiega Adjimi - . Questo settore sta attraversando una rivoluzione silenziosa alimentata da un fenomeno che cresce di conseguenza: sempre più giovani si avvicinano al mondo dell'hacking. Tale tendenza, ormai certificata da numerosi studi e analisi di settore e che anche noi dell'”Osservatorio Argo per la Sicurezza Digitale” abbiamo dimostrato, rappresenta un avvertimento e un'opportunità al tempo stesso».
Un rapporto rivelatore emerge da uno studio condotto nel maggio 2024 da William McKeen, Supervisory Special Agent dell'FBI. Dalla ricerca risulta che, negli Stati Uniti, l'età media degli hacker arrestati si è drasticamente abbassata, attestandosi a soli 19 anni, contro i 37 degli autori di reati informatici più comuni. «Tre sono i fattori che alimentano questa complessa realtà: la diminuzione delle barriere tecniche d'accesso al cybercrime, l'esplosione di strumenti facilmente reperibili su piattaforme come Telegram e le motivazioni psicologiche profonde: il desiderio di riconoscimento, l'ego e la ricerca di identità. In questo contesto, il vecchio stereotipo dell'hacker come figura oscura e marginale si dissolve. Oggi i giovani vedono gli hacker come professionisti competenti, creativi, in alcuni casi ammirati. Allo stesso modo, la cybersecurity viene percepita come un settore prestigioso e ben remunerato, sebbene ancora poco compreso nella sua complessità tecnica», ha spiegato Adjimi.
Una recente iniziativa normativa italiana conferma quanto questo tema sia diventato strategico: il ministero della Difesa potrebbe presto impiegare hacker e specialisti cyber in operazioni digitali sia in tempo di guerra sia in tempo di pace. Allo stesso modo gli Stati Uniti hanno già integrato da anni competenze tipicamente "hacker" nelle proprie strutture governative, sia in ambito offensivo - con le operazioni del Cyber Command dedicate a intrusioni mirate e intelligence digitale - sia in ambito difensivo, grazie a red team e specialisti incaricati di testare la robustezza delle infrastrutture pubbliche.
«Per l'Italia, così come per gli Stati Uniti, la priorità non è solo dotarsi di nuove professionalità, ma anche intercettare l'attrazione delle giovani generazioni verso l'hacking e incanalarla in modo positivo. Queste competenze rappresentano oggi strumenti critici sia per proteggere infrastrutture strategiche, sia per comprendere e contrastare potenziali minacce digitali in modo proattivo. Saper padroneggiare queste capacità significa trasformare il rischio in vantaggio operativo e strategico per il Paese», conclude il direttore dell'Osservatorio Argo per la sicurezza digitale.
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