Il Papa: nessuno salva il mondo da solo. Dio potrebbe: ma vuole salvarlo con noi

“Sperare è partecipare” il tema della catechesi offerta da Leone XIV all'udienza giubilare. Nella sua meditazione ha ricordato la figura del giovane laico cristiano Alberto Marvelli
December 6, 2025
Il Papa: nessuno salva il mondo da solo. Dio potrebbe: ma vuole salvarlo con noi
Leone XIV saluta un bambino, arrivando in piazza San Pietro per l'udienza giubilare / Reuters
«Sperare è partecipare: questo è un dono che Dio ci fa. Nessuno salva il mondo da solo. E neanche Dio vuole salvarlo da solo: Lui potrebbe, ma non vuole, perché insieme è meglio. Partecipare ci fa esprimere e rende più nostro ciò che alla fine contempleremo per sempre, quando Gesù definitivamente tornerà». Ecco il messaggio che Leone XIV ha lanciato con la meditazione offerta in occasione dell’udienza giubilare di oggi. Un messaggio che prende volto, carne, storia nella figura di un giovane italiano: Alberto Marvelli (1918-1946), beatificato da Giovanni Paolo II il 5 settembre 2004.
Una figura di laico cristiano, impegnato nella carità, nella cultura e nella politica, che papa Prevost ha additato quale esempio alla folla dei fedeli e dei pellegrini giunti dall’Italia e da molti Paesi in piazza San Pietro – e ai molti che hanno seguito l’udienza grazie ai mezzi della comunicazione sociale. «Alberto ci mostra che sperare è partecipare, che servire il Regno di Dio dà gioia anche in mezzo a grandi rischi. Il mondo diventa migliore, se noi perdiamo un po’ di sicurezza e di tranquillità per scegliere il bene. Questo è partecipare».
La missione che il Concilio affida ai laici
Poco prima il Pontefice aveva sottolineato come il Concilio Vaticano II – siamo alla vigilia dei sessant’anni dalla sua conclusione, avvenuta l’8 dicembre 1965 – «ci ha insegnato a leggere i segni dei tempi: ci dice che nessuno riesce a farlo da solo, ma insieme, nella Chiesa e con tanti fratelli e sorelle, si leggono i segni dei tempi. Sono segni di Dio, di Dio che viene col suo Regno, attraverso le circostanze storiche». Dio non è fuori dal mondo e non è fuori da questa vita, ha insistito papa Prevost: «Abbiamo imparato nella prima venuta di Gesù, Dio-con-noi, a cercarlo fra le realtà della vita. Cercarlo con intelligenza, cuore e maniche rimboccate! E il Concilio ha detto che questa missione è in modo particolare dei fedeli laici, uomini e donne, perché il Dio che si è incarnato ci viene incontro nelle situazioni di ogni giorno». Dunque: «Nei problemi e nelle bellezze del mondo, Gesù ci aspetta e ci coinvolge, ci chiede che operiamo con Lui. Ecco perché sperare è partecipare!»
«L’attesa di Gesù? Non è mai passiva»
Proprio questo, “Sperare è partecipare – Alberto Marvelli”, era il tema scelto da Leone XIV per la catechesi. Il Papa è giunto in piazza San Pietro dove è ha ricevuto l’accoglienza festosa dei trentamila fedeli raccolti nell’abbraccio del colonnato del Bernini. «Cari fratelli e sorelle, siamo da poco entrati nel periodo liturgico dell’Avvento, che ci educa all’attenzione ai segni dei tempi – ha esordito Prevost –. Noi infatti ricordiamo la prima venuta di Gesù, il Dio con noi, per imparare a riconoscerlo ogni volta che viene e per prepararci a quando tornerà. Allora saremo per sempre insieme. Insieme con Lui, con tutti i nostri fratelli e sorelle, con ogni altra creatura, in questo mondo finalmente redento: la nuova creazione».
Questa attesa, ha ricordato il Papa, «non è passiva». E lo dice proprio il Natale di Gesù, che «ci rivela un Dio coinvolgente: Maria, Giuseppe, i pastori, Simeone, Anna, e più avanti Giovanni Battista, i discepoli e tutti coloro che incontrano il Signore sono coinvolti, sono chiamati a partecipare. È un onore grande, e che vertigine! – ha esclamato il Papa –. Dio ci coinvolge nella sua storia, nei suoi sogni. Sperare, allora, è partecipare. Il motto del Giubileo, “Pellegrini di speranza”, non è uno slogan che tra un mese passerà! È un programma di vita: “pellegrini di speranza” vuol dire gente che cammina e che attende, non però con le mani in mano, ma partecipando».
«Servire con il sorriso, non brontolando o lamentandosi»
Ecco, quindi, il richiamo al Vaticano II, con il suo invito a «leggere i segni dei tempi», a cercare Dio «fra le realtà della vita»: una missione affidata «in modo particolare» ai fedeli laici. «Oggi vorrei ricordare un nome: quello di Alberto Marvelli, giovane italiano vissuto nella prima metà del secolo scorso – ha ripreso il Papa –. Educato in famiglia secondo il Vangelo, formatosi nell’Azione Cattolica, si laurea in ingegneria e si affaccia alla vita sociale al tempo della Seconda guerra mondiale, che lui condanna fermamente. A Rimini e dintorni si impegna con tutte le forze a soccorrere i feriti, i malati, gli sfollati. Tanti lo ammirano per questa sua dedizione disinteressata e, dopo la guerra, viene eletto assessore e incaricato della commissione per gli alloggi e per la ricostruzione. Così entra nella vita politica attiva, ma proprio mentre si reca in bicicletta a un comizio viene investito da un camion militare. Aveva 28 anni».
Di fronte all’esempio di Alberto Marvelli, che «ci mostra che sperare è partecipare», e che aveva in san Pier Giorgio Frassati il suo modello, e di fronte alla missione che il Concilio affida a tutti i fedeli e in modo peculiare ai laici, «chiediamoci: sto partecipando a qualche iniziativa buona, che impegna i miei talenti? Ho l’orizzonte e il respiro del Regno di Dio, quando faccio qualche servizio? Oppure lo faccio brontolando, lamentandomi che tutto va male? Il sorriso sulle labbra – ha ricordato il Papa – è il segno della grazia in noi».
Il saluto alle diocesi, ai gruppi e ai fedeli italiani
Dopo la sintesi della catechesi e i saluti ai pellegrini nelle diverse lingue – e prima della recita del Pater Noster e la benedizione apostolica che ha concluso l’udienza – il Papa ha rivolto il suo «cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare – ha detto – saluto i fedeli della diocesi di Novara, quelli di Avellino e di Acireale, l’unità pastorale di Corridonia, Colbuccaro e Petriolo, i rappresentanti dei Distretti Rotary d’Italia, gli insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica, la Scuola Madre Giovanna Russolillo di Napoli. L'evento giubilare costituisca per ciascuno una rinnovata esperienza di fede, per essere testimoni di speranza in famiglia e nella società». Infine: «Il mio pensiero va ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Vi invito a volgere lo sguardo verso Maria, tanto presente in questo tempo di Avvento. La Vergine Immacolata, che con il suo "sì" all'Angelo Gabriele ha aderito totalmente alla volontà di Dio, vi sostenga nel proposito di rendere fruttuosa la grazia del Giubileo».

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