Cucinelli riunisce Meloni e Draghi per l’anteprima del suo docu-film
Politica, moda e spettacolo a Cinecittà per "Brunello, il visionario garbato", opera di Tornatore nelle sale dal 9 dicembre. «C'è bisogno di più umanità e di posti belli»

Il sogno italiano di Brunello Cucinelli diventa un film. Che riesce anche nell’impresa di riunire Giorgia Meloni e Mario Draghi, la premier e il predecessore che nel 2021 lo chiamò per parlare a Roma ai leader del G20 e di cui il “re del cashmere colorato” apprezza «il garbo», presenti fra mille ospiti per l’anteprima a Cinecittà (c’era pure il cardinale Gualtiero Bassetti, già presidente della Cei). Omaggio nel nuovo "teatro 22" fatto con i soldi del Pnrr e che è il più grande d’Italia a questo “senatore” della moda, imprenditore umanista - come egli stesso ama definirsi - spesso accostato ad Adriano Olivetti per il suo mix tra profitti (ha superato il miliardo di fatturato annuo) e un diverso stile d’impresa. E non teme l’accusa di megalomania il 72enne umbro di Castel Rigone per questa pellicola di due ore autoprodotta (insieme a Masifilm e con Rai cinema) che lo celebra da vivente: perché, spiega nella conferenza stampa tenuta, con toni da mattatore, al Teatro dell’Opera, «ho visto tanti docu-film in cui, per me, il protagonista alla fine si sarebbe rivoltato nella tomba. Ho pensato: meglio ora da vivo». Un’opera - questo “Brunello, il visionario garbato” nelle sale dal 9 all’11 dicembre - per cui non ha badato a spese: il regista è il premio Oscar Giuseppe Tornatore (che torna sul genere "doc" dopo “Ennio”) e le musiche sono di Nicola Piovani, altro Oscar.
«Cucinelli ha messo l’essere umano al centro del suo discorso», afferma Draghi che è uno dei testimonial presenti nel film (assieme alla conduttrice Usa Oprah Winfrey, che lo definisce «imprenditore con una sua poesia»). Non un attestato politico da parte di Brunello, anche se per lui un po' tutto è politica: «Abbiamo bisogno di più umanità. E di stare in posti belli che fanno vivere meglio, invito ciascuno a trovare il proprio “luogo dell’anima”, come Solomeo (il borgo umbro dove vive con la moglie Federica e dove ha la base operativa) lo è per me. Si devono occupare di questo i nostri governanti». E ancora: «In questo film abbiamo provato a unire sapienza, uguaglianza e concordia, che sono i grandi pilastri per essere una persona perbene. Non ho mai capito perché si debba offendere l’essere umano». Da qui le scelte che si rispecchiano nella sua azienda, fra spazi pieni di luce e una mensa che è più un ristorante: «C’è bisogno che il capitalismo trovi equilibrio tra profitto e dono. Il 20% degli utili del gruppo vanno alla Fondazione», che poi investe nel territorio. Realtà non indicate però come certezze uniche, ma con la dedizione e gentilezza che restano la cifra stilistica di questo uomo d’impresa.
In una contaminazione tra finzione e documentario (Tornatore cita le lunghe ricerche fatte in Umbria per trovare un imperdibile, vecchio vhs in cui Cucinelli fa Gesù crocifisso in una rappresentazione sacra), il film si basa sul filo rosso di Cucinelli che gioca a carte (sua grande passione) per ripercorrere oggi i luoghi di una vita, dalla casa natale al bar Gigino a Ferro di Cavallo, dove ha bivaccato fino ai 25 anni ma, ricorda, «lì ho studiato l’essere umano» (Brunello giovane è interpretato da Saul Nanni). «La cosa che più mi ha colpito - rivela Tornatore - può essere un buon input per i ragazzi di oggi in cerca di una via: l’immagine di lui che non sapeva cosa fare e poi è riuscito ad avere successo». Fino all’incontro a New York con Gene Pressman, che gli aprì le porte dei mitici negozi Barneys, così come gli capitò poi per Joyce a Hong Kong che gli schiuse nuovi "business" fino alla Cina. E non manca il germe di una possibile collaborazione in futuro con Tornatore: «Ormai non si fanno più bei film d’amore - conclude Cucinelli -. Sì, per scherzare gli ho messo per iscritto la mia totale disponibilità a finanziarlo. Ma mi deve piacere».
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