La pace costruita sul campo (senza armi): viaggio nel Servizio civile

Per l’ultimo bando 135mila domande per 60mila posti. La presidente della Cnesc Laura Milani: «Nel 2026, per ora, solo 40mila disponibilità. Speriamo in un aumento di risorse»
December 6, 2025
I giovani del Servizio civile
I giovani del Servizio civile
Lo stato di salute è buono, forse anche qualcosa in più: il Servizio civile «è un sistema che continua a crescere, perché gli enti aumentano, aumentano le proposte e aumentano le domande dei volontari, l’ultimo bando ha superato le 135mila (a fronte delle 60mila che si sono potute accogliere, ndr)», spiega Laura Milani, presidente della Conferenza nazionale degli enti del servizio civile (Cnesc). E sono stati 324.888 le ragazze e i ragazzi che hanno vissuto l’esperienza del Servizio civile tra il 2015 e il 2023. La situazione dal punto di vista delle risorse, è buona anche «per l’investimento da parte del Governo a partire dallo scorso anno», che rende più o meno stabili 50mila volontari l’anno ed «è un riconoscimento da parte del Governo del valore del Servizio civile», annota Milani. Però i fondi per il bando dell’anno prossimo permetterebbero di arrivare solo a 40mila, anche se «il Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile si è già reso disponibile ad aumentare le risorse, usando anche degli avanzi, quindi i numeri potrebbero rientrare nella media», prevede la presidente della Cnesc. Fermo restando che l’appello al Governo è investire cento milioni in più, proprio «per dare continuità a quel numero dei volontari». Ma si può fare di meglio: «Serve un investimento maggiore sulla comunicazione e la promozione del Servizio civile», perché ancora oggi molti giovani continuano a non conoscerlo e il Servizio civile «non entra nelle scuole, nelle università, nell’orientamento scolastico». Tanto più che il Servizio civile è uno strumento per costruire la pace - dice Milani -, «attraverso la protezione delle persone, la promozione dei diritti, dell’inclusione, in modi molto concreti»., attraverso il sostegno alle persone, specie le più fragili e il dialogo fra soggetti diversi. E tanto più in un tempo segnato dai conflitti e della tensioni: «Solo dire che ci sono sessantamila volontari che in Italia e all’estero fanno i difensori civici, potrebbe fare la differenza, però non se ne parla». Ma come si affronta una violenza con la non violenza? «Credo che il Servizio civile innanzi tutto sia una forma di prevenzione della violenza - spiega la presidente della Cnesc -. In due modi, uno perché educa i giovani che lo fanno alla pace, alla prevenzione appunto dei conflitti, e a sviluppare quelle competenze che permettono di relazionarsi positivamente nei conflitti stessi». Tutto questo anche pensando al percorso formativo previsto dal Servizio civile, che riguarda temi come la gestione dei conflitti, l’obiezione di coscienza, la difesa non violenta. E poi la pace non è solo assenza di guerra, ma «è promozione di benessere», dice ancora Milani: «Quello cioè che fanno i volontari in Servizio civile, costruire le fondamenta di una società, di una comunità, che siano pacifiche». Esistono, ancora, i Corpi civili di pace. Ad esempio, l’Associazione Papa Giovanni XXIII (che fondò don Oreste Benzi, la cui responsabile del Servizio civile è proprio Laura Milani), ha un progetto che si chiama “Protezione dei civili nei conflitti”, che si sviluppa coi migranti ( «e la presenza dei volontari è anche un deterrente alla violenza»), offendo protezione ai soggetti e alle comunità che spesso sono vittime di violenze. Esempi insomma «che sono proprio sul campo».
Vediamo qualche numero, dall’ultima Relazione al Parlamento sull’organizzazione, la gestione e lo svolgimento del Servizio civile. Geograficamente, su 48.457 gli operatori volontari avviati al Servizio nel 2024, i giovani che hanno svolto il servizio in Italia sono 47.541. Si conferma e si rafforza la preminenza delle regioni del Meridione, isole comprese, con un valore pari al 56,24%, segue il Centro con il 24,21% e le Regioni del Nord con il 19,55%. Dando un’occhiata alle regioni, i primi due posti per numero di operatori volontari spettano alla Campania (19,92%) e alla Sicilia (15,70%), insieme al Lazio (10,31%) le uniche a superare la soglia del 10%. Per quanto riguarda le regioni del Nord, la Lombardia si colloca al primo posto con il 5,81%. Ancora. Dal 2005 la componente maschile è progressivamente aumentata: la percentuale di ragazzi negli ultimi tredici anni è passata dal 6,08% del 2004 (prima della sospensione della leva) al 24,24% del 2005 (anno successivo alla sospensione), per salire al 32,39% del 2012 fino ad arrivare, con una continua crescita, al 37,60% del 2017 e all’evidente 39,18% del 2024.

© RIPRODUZIONE RISERVATA