Intelligenza artificiale, ecco i dieci lavori a rischio
di Redazione
Il nuovo rapporto LiveCareer analizza i ruoli più in difficoltà e le opportunità per chi saprà adattarsi

L'Ia-Intelligenza artificiale sta ridisegnando il mercato del lavoro a un ritmo senza precedenti, spostando il confine tra mansioni umane e compiti automatizzati. Un'analisi pubblicata da LiveCareer identifica dieci professioni specifiche ad alto rischio di sostituzione e fornisce una guida strategica per la riqualificazione professionale.
L'indagine, intitolata "Dieci lavori che saranno sostituiti dall’Ia", va oltre la teoria, analizzando nel dettaglio perché ruoli come addetti all'inserimento dati, operatori di telemarketing, contabili e rappresentanti del servizio clienti sono particolarmente vulnerabili all'automazione. La causa principale risiede nella natura ripetitiva e basata su schemi predefiniti di queste mansioni, che i moderni sistemi di Ia possono ora eseguire con maggiore velocità, precisione e a costi inferiori.
L'analisi evidenzia un dato allarmante per il contesto italiano. Citando stime della Banca d'Italia, il report sottolinea come circa 4,75 milioni di lavoratori in Italia siano altamente esposti al rischio di sostituzione. Questo scenario è aggravato dal ritardo del Paese nell'adozione dell'Ia, posizionandosi solo al 25esimo posto nel "Government AI Readiness Index 2024".
Punti salienti dell'analisi:
- Le dieci professioni
a rischio: Addetti
all'inserimento dati, cassieri, contabili, operai di magazzino e analisti
di mercato di livello base (e non solo) dovranno fare sempre più i conti con l'automazione. - L'impatto in
Europa: Citando dati del McKinsey Global Institute, il report evidenzia come in
Europa la sola categoria "supporto d'ufficio" rischi una
contrazione di cinque milioni di posti di lavoro. - Il paradosso
dell'istruzione:
Contrariamente a quanto si possa pensare, un titolo di studio elevato non
è una garanzia. Tra i lavoratori italiani più esposti, il 54% ha un
diploma superiore e il 33% una laurea. - Da sostituzione a
collaborazione:
L'analisi non si ferma ai rischi, ma esplora l'ascesa di nuove professioni
come "addestratori di Ia", "ingegneri del prompt" e
"specialisti di etica dell'Ia", evidenziando un futuro basato
sulla collaborazione uomo-macchina. - Guida alla
riqualificazione: Per ciascuna delle dieci professioni a rischio, si offrono consigli per un cambio di carriera, suggerendo
nuovi ruoli e le competenze necessarie per rimanere competitivi. - Per consultare il rapporto completo e per maggiori informazioni:
Il dibattito sui posti di lavoro “a rischio” si è riacceso dopo gli annunci di riduzione del personale da parte di grandi gruppi tecnologici come Amazon. «È però utile contestualizzare - spiega Attilio Pavone, partner , head of Italy Norton Rose Fulbright Studio Legale -. Quelle stesse aziende, durante e subito dopo la pandemia, hanno assunto su larga scala per rispondere a una domanda eccezionale; oggi stanno semplicemente riequilibrando gli organici. Inoltre, negli Stati Uniti il recesso dal rapporto di lavoro è estremamente rapido: il rapporto di lavoro è “at will” e il datore può licenziare senza necessità di motivare. Nell’Europa continentale, invece, il licenziamento deve essere giustificato da ragioni oggettive e, nei casi di licenziamento collettivo, è necessaria una fase formale di informazione e consultazione sindacale, spesso lunga e articolata. Questo contesto rende i processi di riduzione del lavoro più graduali e meno traumatici. Ogni grande innovazione tecnologica ha eliminato alcune mansioni e ne ha create di nuove. L’intelligenza artificiale generativa – che, più che “pensare”, è una macchina che produce linguaggio, come ricorda il bel saggio Le macchine del linguaggio di Alfio Ferrari (Einaudi) – non fa eccezione. Avrà un impatto sul lavoro, soprattutto nelle attività più ripetitive o standardizzabili. Ma non vedo scenari apocalittici. In primo luogo, L’uso ponderato dell’IA aumenta l’efficienza e può favorire crescita e investimenti. E quando un’economia si espande, di norma l’occupazione aumenta. Inoltre, i sistemi linguistici possono sostituire compiti basilari, ma non l’esperienza professionale complessa. Non è un caso che la stessa OpenAI abbia recentemente limitato le consulenze mediche e legali dei propri strumenti: la responsabilità e il giudizio restano umani. La vera trasformazione, allora, sarà un’altra: le imprese più lungimiranti inizieranno a costruire forme di intelligenza automatizzata “propria”, cucita sul proprio sapere interno, sui propri archivi, sulle proprie procedure. Per farlo servirà organizzare la conoscenza aziendale e renderla accessibile ai sistemi digitali. Qui intravedo una nuova professionalità: esperti capaci di strutturare, curare e aggiornare il patrimonio di esperienza delle organizzazioni affinché l’Ia lo valorizzi, invece di sostituirlo. Non un lavoro che scompare, dunque, ma un lavoro che si trasforma. Con intelligenza umana».
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