lunedì 19 novembre 2018
Marisa Parmigiani, responsabile Sostenibilità del gruppo: abbiamo adottato un sistema di verifica ex post
Marisa Parmigiani

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Da sempre il gruppo Unipol investe con criteri di responsabilità e prudenza , una scelta quasi obbligata per un grande gruppo assicurativo. Nel 2012 la compagnia emiliana ha formalizzato questo tipo di approccio adottando una precisa declinazione di investimento responsabile. «E abbiamo scoperto che in azienda c’erano già principi conservativi e di buona gestione che ci portavano a non investire in aree critiche» spiega Marisa Parmigiani, responsabile della Sostenibilità del gruppo Unipol.

In che cosa consiste la strategia di investimento sostenibile di Unipol?
Il primo punto sono i criteri di esclusione che adottiamo ormai da cinque anni sull’intero investibile. Per quanto riguarda le aziende abbiamo identificato come non SRI conformi quelle che, direttamente o indirettamente, violano uno di questi cinque principi: producono armi non convenzionali di distruzione di massa; sono coinvolte in gravi o sistematiche violazioni dei diritti umani o del lavoro; sono coinvolte in gravi danni ambientali o comunque dimostrano di non rispettare l’ambiente; sono coinvolte in gravi episodi di corruzione; svolgono prevalentemente attività legate al gioco d’azzardo.

Adottate criteri simili anche riguardo ai titoli di Stato?
Sì, non compriamo le obbligazioni governative di Paesi che non si dimostrino compatibili con il Global Compact delle Nazioni Unite. In questo ambito guardiamo a tre parametri: il rispetto dell’ambiente, la ratifica delle principali convenzioni sul rispetto dei diritti dell’uomo e dei lavoratori, il contesto sociale e istituzionale.

Come funziona la verifica della compatibilità degli investimenti con la missione che vi siete dati?
I nostri operatori hanno chiare indicazioni sui principi di investimento da seguire. Poi abbiamo adottato un sistema di verifica ex post: ogni tre mesi con l’aiuto di un consulente esterno che ci fornisce uno screening sull’investibile, verifichiamo che il portafoglio di investimenti rispetti i nostri criteri di sostenibilità. Se ci sono investimenti non compatibili oltre una soglia di tolleranza del 2%, li correggiamo. Questo tipo di metodo di verifica sta dando ottimi risultati: 41,7 miliardi di asset in gestione diretta del Gruppo è sottoposto al monitoraggio rispetto ai criteri Esg e il 98,2% degli asset monitorati oggi risulta sostenibile.

Oltre a questo metodo ex post adottate anche una politica attiva di investimenti sostenibili?
Sì, abbiamo consolidato l’impiego in investimenti alternativi, con 238 milioni di euro di investimenti a impatto in sette ambiti. La green economy, tra energie rinnovabili ed efficienza energetica, rappresenta la parte maggioritaria di questa strategia, con 161 milioni di euro di investimenti. Altri 34 milioni sono investiti sulla mobilità sostenibile, 21 sulla gestione sostenibile delle foreste, il resto è sull’innovazione, in particolare sulla realizzazione di reti e infrastrutture digitali, e su progetti sociali come social housing, assistenza sociale e residential care.

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