mercoledì 3 maggio 2017
Carlo Scarpa: ho i miei dubbi su potenziali acquirenti. Andrea Boitani: serve un vettore di riferimento in Italia
Gli esperti: è troppo tardi per rilanciare il vettore tricolore
COMMENTA E CONDIVIDI

Inutile girarci attorno: tra gli economisti dei trasporti c’è molta perplessità sulle prospettive di questa Alitalia salvata con i fondi pubblici, commissariata e in attesa di un altro rilancio. La sensazione generale è che ormai sia troppo tardi per dare un futuro al vettore. «Ho molti dubbi sul fatto che qualcuno si faccia avanti per comprare la ex compagnia di bandiera» conferma Carlo Scarpa, professore ordinario di Economia Politica presso l’Università di Brescia. Il tempo perso pesa: «Se qualche anno fa ci poteva essere qualche prospettiva, dopo altri cinque anni di tentativi mi sembra che qualunque ragione che un investitore poteva avere per entrare nell’azienda sia andata persa. Il mercato ha ormai una forma consolidata, che si poteva prevedere da qualche anno: da un lato le low cost sul breve raggio, dall’altro i 'soliti noti' sul lungo raggio. Alitalia non ha saputo trovare il suo spazio e oggi, lo dico con rammarico e con dolore, non vedo che cosa possa avere da vendere a parte gli slot».

Anche Andrea Boitani, professore ordinario di Macroeconomia ed Economia monetaria all’Università Cattolica di Milano, la vende quantomeno grigia: «Non credo che un operatore oggi possa essere interessato ad Alitalia così com’è. Piuttosto in molti aspetteranno il fallimento o qualcosa del genere, per rilevare magari un 'pezzo' di azienda dopo l’alleggerimento totale dei rapporti contrattuali, a partire da quelli con i dipendenti e con i fornitori». Certo, qualche speranza di recuperare i 600 milioni di prestito ponte per lo Stato ci deve essere. «Altrimenti – nota Boitani – molto difficilmente la Commissione lascerebbe passare questo finanziamento senza bollarlo come aiuto di Stato». Eppure, e questo è il lato positivo della questione, il mercato aereo nazionale è in grado di reggere alla caduta definitiva dell’ex compagnia di bandiera. «Se Alitalia dovesse chiudere, nel breve periodo potrebbe esserci qualche effetto destabilizzante sul sistema aeroportuale, ma già oggi il vettore tricolore ha una presenza inferiore a quella di Ryanair nei nostri scali – spiega Boitani –: il mercato aereo italiano è comunque attrattativo dal punto turistico e business, non mancano compagnie aeree capaci di soddisfare la domanda riempiendo i vuoti che lascerà Alitalia». Questo vale anche dal punto di vista del turismo, aggiunge Scarpa: «Non dimentichiamoci che da tempo il grosso dei turisti che vengono in Italia arriva a bordo di aerei di compagnie diverse da Alitalia. Vengono nonostante spesso per arrivare debbano fare scalo in qualche aeroporto che fa da hub a grandi gruppi. Ma su un volo di 8-12 ore avere un cambio non è la fine del mondo, i viaggiatori hanno già metabolizzato questa modalità di trasporto e da questo punto di vista non mi sembra che l’Italia sia stata penalizzata da atteggiamenti particolarmente negativi da parte dei vettori stranieri».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: