giovedì 16 settembre 2021
Balzo delle attività a luglio in Italia e a livello europeo. L'aspetto che preoccupa di più le imprese (il 93% ne ha risentito) è la dinamica dei prezzi delle "commodities"
Un operaio metalmeccanico in azienda

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Nella giornata in cui Federmeccanica celebra i suoi primi 50 anni e lancia il progetto Competere, si registra anche il balzo della produzione industriale a luglio nell’Eurozona, aumentata dell’1,5% rispetto al mese precedente e del 7,7% rispetto al luglio del 2020. In Italia il dato è di +0,8% rispetto a giugno e +7% rispetto a un anno prima. Mentre nell’Ue a 27 l’incremento è dell’1,4% su base mensile e dell’8,3% su base annua: a giugno era scesa dello 0,1% nell’area dell’euro e rimasta stabile nell’Ue. Tra gli Stati membri per i quali sono disponibili dati, gli aumenti mensili più elevati sono stati registrati in Irlanda (+7,8%), Belgio (+5%) e Portogallo (+3,5%), mentre le maggiori diminuzioni sono state osservate in Lituania (-2%), Slovenia (1,8%) e Croazia (-1,6%).

Un andamento in linea con la 159esima indagine congiunturale di Federmeccanica – nata il 15 settembre 1971 – che raggruppa 1,6 milioni di lavoratori in 12 mila imprese, rappresenta l’8% del Pil, il 50% delle esportazioni e contribuisce per più del 40% alla creazione del valore aggiunto dell’industria italiana. Nella prima metà dell’anno in corso, infatti, il settore metalmeccanico ha evidenziato significativi segnali di miglioramento, in linea con i progressi realizzati da giugno 2020. In particolare, nei mesi più recenti si sono recuperati integralmente i volumi di produzione che si realizzavano prima dello scoppio della pandemia: nel secondo trimestre la crescita della produzione è stata del 2,1% sul trimestre precedente e del 47% sull’anno (ma il dato risente della diffusa chiusura delle aziende nel mese di aprile 2020); confrontando il periodo aprile-giugno di quest’anno con gennaio-febbraio 2020, mesi precedenti lo scoppio della pandemia, si registra una crescita dell’1,5%. Complessivamente, nel primo semestre la crescita dei volumi su base annua è del 29,9%, sostanzialmente in linea con i primi sei mesi del 2019 (-0,8%). Al miglioramento dell’attività produttiva ha fatto seguito un minor ricorso alla cassa integrazione e un’inversione delle tendenze negative delle dinamiche occupazionali tra le imprese con più di 500 dipendenti (+1,2% a giugno 2021 rispetto a dicembre 2020).

Con riferimento alle aspettative a breve, dall’indagine emergono prospettive di ulteriori recuperi di attività produttiva, sebbene permanga un clima d’incertezza connesso all’evoluzione pandemica alla dinamica dei prezzi delle materie prime e alla loro disponibilità. L’aspetto che pone maggiori preoccupazioni è legato all’impatto della dinamica dei prezzi delle materie prime sull’attività aziendale e alla loro disponibilità sul mercato: il 93% delle imprese intervistate ha risentito del rincaro dei prezzi di metalli e semilavorati in metallo rispetto al precedente 84%. Il 47% degli intervistati dichiara un portafoglio ordini in miglioramento, il 37% prevede incrementi di produzione e il 26% ritiene di dover aumentare i livelli occupazionali nei prossimi sei mesi (al contrario, il 7% pensa di doverli diminuire). «Progettare il nuovo lavoro – spiega il presidente di Federmeccanica Federico Visentin – significa, da un lato, intervenire in maniera decisa su problemi che da troppo tempo ci portiamo dietro come il cuneo fiscale, che va abbattuto, mentre dall’altro vuol dire mettere le basi per gestire il cambiamento, per esempio creando le competenze che serviranno alle imprese nel futuro».

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