venerdì 10 febbraio 2017
Sette nazioni sopra i 1.500 euro, dieci sotto i 500. Le distanze abissali tra i minimi salariali dei paesi più ricchi e di quelli più poveri mostrano quanto tutta la disomogeneità dell'Ue
Un cuoco su una nave bulgara nel porto di Genova (Ilo via Flickr https://flic.kr/p/fturvk)

Un cuoco su una nave bulgara nel porto di Genova (Ilo via Flickr https://flic.kr/p/fturvk)

COMMENTA E CONDIVIDI

Dal primo di gennaio di quest’anno chi lavora in Lussemburgo senza avere particolari qualifiche ha diritto a guadagnare 1.998,59 euro al mese, dopo che a dicembre il Granducato ha deciso un aumento di quasi 80 euro rispetto al salario minimo del 2016. Sono 11,55 euro all’ora. Sembra tanto, come minimo, ma un lussemburghese con 2mila euro non fa certo la bella vita: questa cifra è poco più della metà (precisamente il 56%) dello stipendio mediano, cioè il più diffuso. Difatti per i lavoratori qualificati il minimo lussemburghese sale alle soglie dei 2.400 euro (precisamente 2.398 euro e 30 centesimi).


In Bulgaria il salario minimo è di 460 lev, più o meno 235 euro. Significa che un bulgaro pagato al minimo deve lavorare otto mesi e mezzo per guadagnare quello che un lussemburghese incassa in un mese. È vero che la vita bulgara costa molto meno che quella del Granducato — e infatti se rapportati al potere di acquisto quei 235 euro bulgari sono più che raddoppiati e diventano 501 mentre i 1999 euro lussemburghesi scendono a 1.659 — ma la lontananza della situazione economica tra i due Paesi è tale da sembrare incolmabile. Eppure siamo sempre in Europa.

I numeri diffusi ieri dall’Eurostat sugli stipendi minimi confermano quanto l’Unione europea sia un’area poco omogenea dal punto di vista economico. L’Italia, che non prevede un salario minimo ma ne stabilisce diversi nei contratti nazionali di settore, non è inclusa nella statistica, così come altri cinque paesi che non hanno norme sui minimi salariali (Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia).


Negli ventidue Stati dove il salario minimo esiste ci sono tre grandi blocchi. Quello ricco, guidato dal Lussemburgo, è fatto di sette Paesi dove non si può guadagnare meno di circa 1.500 euro al mese (sono sopra questa soglia Irlanda, Paesi Bassi e Belgio e sotto Germania, Francia e Regno Unito). Il blocco “medio” comprende invece sette nazioni dove si guadagna attorno ai 750 euro al mese (è qui la Spagna, con i suoi 826 euro, con Slovenia, Malta, Grecia e Portogallo, che chiude il gruppo con 650 euro al mese). E poi ci sono i dieci Paesi più poveri, dove si scende sotto i 500 euro. La Bulgaria è ultima, la Romania (275 euro al mese) poco sopra. Fanno parte del blocco anche quattro Paesi dell’euro: i tre baltici (lo stipendio minimo è di 380 euro in Lituania e Lettonia, di 470 in Estonia) e la Slovacchia, con i suoi 435 euro al mese.

La Commissione europea vorrebbe che ogni Stato avesse il suo salario minimo. «C’è un livello di dignità che dobbiamo rispettare» ha spiegato a gennaio Jean Claude Juncker, chiedendo alle società di impegnarsi contro il “dumping sociale”, lo sfruttamento di lavoratori a basso costo. Nelle prossime settimane la Commissione dovrebbe presentare un suo piano di riforma delle politiche sociali, che potrebbe partire dai paesi dell’euro.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI