martedì 8 maggio 2018
Aumento del 12,9%. Crescono anche le vendite di acciaio e alluminio, nonostante le tasse introdotte dagli Stati Uniti. Tra Washington e Pechino ora si tratta la tregua
Carico di merci su una nave nel porto di Qingdao, nella provincia dello Shandong (foto Ansa-Ap)

Carico di merci su una nave nel porto di Qingdao, nella provincia dello Shandong (foto Ansa-Ap)

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Ad aprile, cioè nel primo mese in cui i dazi americani su acciaio e alluminio sono stati pienamente in vigore, le esportazioni di prodotti cinesi verso il resto del mondo hanno centrato un sorprendente rimbalzo: a marzo c’era stato un calo del 2,7% (in dollari), mentre il mese scorso si è chiuso con un aumento del 12,9%.

I numeri di un solo mese non bastano a fare un bilancio della misura più dura adottata finora da Donald Trump nello scontro commerciale con la Cina. I dati diffusi ieri dalle dogane cinesi mostrano però che la guerra commerciale è partita piuttosto male per gli Stati Uniti. La Cina, grande bersaglio dei dazi su acciaio e alluminio in vigore dal 23 marzo con esenzione per i Paesi “amici” degli Stati Uniti, ad aprile ha aumentato le esportazioni di entrambe le materie prime. Ha venduto all’estero 6,48 milioni di tonnellate di acciaio, con un miglioramento del 14,7% rispetto a marzo e in linea con un anno fa, e 450mila tonnellate di alluminio, dato stabile rispetto a marzo e in aumento del 4,9% nel confronto con il 2017. Considerato che aprile ha un giorno lavorativo in meno rispetto a marzo, la crescita mensile potenziale è anche stata superiore.

Una strategia controproducente

La strategia di Trump potrebbe essersi rivelata anche controproducente. L’avere imposto sanzioni anche al gigante dell’acciaio russo Rusal, ad aprile, ha fatto impennare i prezzi della materia prima (si teme un carenza di acciaio sui mercati globali), invogliando le acciaierie cinesi ad aumentare le vendite all’estero per approfittare del rialzo delle quotazioni. Nello stesso tempo, alcuni analisti riportano notizie di industrie americane che per non rimanere a corto di scorte continuano a comprare acciaio cinese sopportando il rincaro provocato dai dazi.


source: tradingeconomics.com

Al di là dei singoli prodotti, l’export cinese verso gli Stati Uniti continua a crescere. Ad aprile è salito del 9,7% rispetto a un anno fa, anche se ha rallentato nel confronto con il +14,8% dei primi tre mesi dell’anno. La bilancia commerciale degli Stati Uniti con la Cina è in passivo di 22,2 miliardi ad aprile e di 80,4 miliardi nei primi quattro mesi dell’anno (sono 9 miliardi in più rispetto a inizio 2017).

Verso una tregua tra Washington e Pechino

Può essere che questi numeri deludenti siano all’origine della tregua che sembra avvicinarsi tra le due sponde del Pacifico. La missione americana che è andata a discutere di dazi a Pechino la scorsa settimana non ha portato a casa risultati degni di nota. La settimana prossima arriverà a Washington una delegazione cinese guidata dal potente vice-premier Liu He, principale consigliere economico di Xi Jinping ed ex allievo di Harvard.

Qualcosa si sta muovendo. Trump ha discusso anche di dazi in una telefonata con il suo «amico» Xi Jinping (così lo ha definito nel tweet in cui annunciava l'appuntamento telefonico). Sarah Sanders, portavoce della Casa Bianca, ha spiegato che i due hanno «un’ottima relazione» e che stanno lavorando a «qualcosa che pensiamo sarà fantastico per tutti». Si vedrà se il clima può migliorare davvero. Ieri, al suo debutto come nuovo ambasciatore americano all’Organizzazione mondiale del Commercio, David Shea ha deriso le lamentele di Pechino sui dazi e ha avvertito che la Wto sta perdendo ogni credibilità.

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