giovedì 3 maggio 2018
Non basta la proroga di un mese concessa in extremis dagli Usa per le barriere su acciaio e alluminio. Ma la Germania si sfila
La Ue: sui dazi esenzione permanente
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Un pizzico di sollievo, ma anche delusione per il prolungamento solo fino al 31 maggio dell’esenzione dai dazi Usa su acciaio e alluminio. Un prolungamento firmato in extremis dal presidente Usa Donald Trump poco prima della mezzanotte del 30 aprile, giorno di scadenza della prima esenzione (concessa il 22 marzo). E la volontà di non negoziare con la pistola puntata. La posizione dell’Ue, almeno quella ufficiale, rimane questa. «Vorrei ribadire – ha dichiarato ieri il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker – che noi chiediamo che questa esenzione sia resa incondizionata e permanente. Riteniamo che le misure Usa non possano esser giustificate sulla base della sicurezza nazionale. Continueremo i nostri negoziati con gli Usa, ma ci rifiutiamo di trattare sotto minaccia». «La decisione Usa – si legge in una nota pubblicata dalla Commissione il primo maggio, – prolunga l’incertezza sui mercati, che sta già avendo un impatto sulle decisioni commerciali». La nota sottolinea che «la sovracapacità nei settori dell’acciaio e dell’alluminio non è generata nell’Ue. Al contrario l’Ue nei mesi passati ha dialogato ad ogni livello con gli Usa e altri partner per trovare una soluzione».

Non aiuta che Washington abbia accordato un’esenzione permanente a Argentina, Brasile e Australia. Né il fatto che il segretario al commercio Usa, il «falco» Wilbur Ross, in un’intervista abbia rifiutato esenzioni a lungo termine, «minerebbero l’intera strategia». Restano intensissimi i contatti tra il commissario al Commercio Cecilia Malmström, lo stesso Ross e il rappresentante americano al Commercio Robert Lighthizer. Washington vorrebbe che l’Ue accetti una quota massima di esportazioni negli Usa di acciaio e alluminio, come già ingoiato dalla Corea, Bruxelles rifiuta seccamente. Gli Usa contestano inoltre i dazi europei alle auto (10% contro il 2,5% Usa), l’Ue dice che non c’entra niente con i dazi di Trump. Tuttavia, alla posizione granitica della Commissione non corrisponde un’altrettanto granitica unità degli Stati membri. Soprattutto la Germania – maggiore esportatore oltre Oceano – vuole una maggiore apertura a Washington. Noi europei «dobbiamo sederci a un tavolo e trovare una posizione comune – ha detto la cancelliera Angela Merkel – ci sono colloqui a livello dei ministri del Commercio e di capi di governo». Il ministro tedesco dell’Economia Peter Altmaier ha parlato di una «equa soluzione negoziale tra americani ed europei». E qualcuno comincia a pensare al Ttip, il mega accordo commerciale transatlantico naufragato lo scorso anno. Magari in versione «light».

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