lunedì 23 gennaio 2023
Con i 15 punti in meno e l'obiettivo qualificazione alla Champions League ora difficile da raggiungere il titolo del club giù dell'8%, sotto quota 30 centesimi
Dopo la sentenza l'azione Juventus crolla a Piazza Affari

Reuters

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La sentenza della giustizia sportiva che venerdì ha tolto 15 punti alla Juventus si è fatta subito sentire sul titolo del club torinese quotato in Borsa.

Dopo avere faticato a entrare in contrattazione, l’azione Juventus Football Club (Juve.Bit) è scivolata dell’8% nella prima ora di scambi, sotto i 30 centesimi, per poi risalire a metà mattinata a 5,2. Le azioni Juventus sono sotto del 15% rispetto ai valori di un anno fa e sono ormai lontanissime dalle quotazioni pre-pandemia, quando il titolo valeva un euro, e ancora di più da quelli del collocamento a Piazza Affari, a 3,70 euro nel dicembre del 2001.

A questi valori, la capitalizzazione dell’intero club è di 755 milioni di euro. Circa un quarto del capitale della Juventus è flottante (precisamente il 24,8%), cioè in mano ad azionisti di dimensioni piccole o medie. Exor, la holding olandese della famiglia Agnelli, ne controlla il 63,8% mentre un altro 11,4% è in mano alla società di investimento britannica Lindsell Train.

Secondo il bilancio aggiornato a dicembre per includere nella contabilità gli accordi sugli stipendi dei calciatori che non erano stati comunicati il club ha chiuso l’anno 2021-2022 con 239,3 milioni di euro di perdite su 443,4 milioni di euro di fatturato. La società ha una posizione finanziaria netta negativa per 153 milioni di euro.

La stangata finanziaria si aggiunge quindi a quella sportiva: la situazione economica della Juventus è destinata ad aggravarsi per ovvi motivi di classifica, con la zona Champions sempre più lontana e con essa i conseguenti premi di qualificazione.

Con un
organigramma ancora in fase di gestazione la società bianconera porterà avanti la battaglia giudiziaria con la speranza di far risalire il titolo in Borsa e risanare le sue finanze. La squadra ha già fatto sapere che presenterà ricorso al collegio di garanzia del Coni, per poi eventualmente rivolgersi a Tar e Consiglio di Stato.




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