lunedì 23 aprile 2018
I 900 milioni di euro concessi dal governo per gestire la vendita della compagnia finiscono nel mirino di Bruxelles. Problemi con la durata e con l'ammontare
Un aereo Alitalia all'aeroporto di Linate (Ansa)

Un aereo Alitalia all'aeroporto di Linate (Ansa)

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BRUXELLES. Il prestito ponte dello Stato italiano da 900 milioni all’Alitalia potrebbe violare le norme Ue sugli aiuti di Stato. E’ su questa base che la Commissione Europea ha avviato un’indagine approfondita, resa nota ieri. «È compito della Commissione garantire - ha dichiarato la titolare dell’Antitrust Ue Margrethe Vestager - che i prestiti che gli Stati membri concedono alle imprese siano conformi alle norme dell'UE in materia di aiuti di Stato. Verificheremo se il prestito concesso ad Alitalia è conforme a tali norme».

Al centro è il prestito inizialmente di 600 milioni erogato dal Tesoro a maggio 2017, cui poi si sono aggiunti altri 300 milioni a novembre. Un prestito resosi necessario dopo che il 24 aprile 2017 il personale Alitalia in un referendum aveva bocciato il piano voluto da Etihad Airways (la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi che detiene il 49% della società) che prevedeva il taglio dei costi: gli azionisti, a cominciare da Etihad, a quel punto rifiutarono di fornire ulteriori finanziamenti alla compagna, che nel maggio successivo fu poi messa in amministrazione fallimentare.

L’Italia ha notificato tutti e 900 milioni a Bruxelles, come previsto dalle norme europee per gli aiuti di Stato, anche se la notifica, avverte una nota dell’Antitrust Ue, «ha fatto seguito ad una serie di denunce che la Commissione ha ricevuto nel 2017, nelle quali si sosteneva che il prestito costituiva un aiuto di Stato incompatibile con le vigenti norme Ue». La notifica, a quanto pare non è stata sufficiente, Bruxelles non è affatto convinta che il prestito sia in regola. Questo soprattutto per la durata, più ancora che per l’entità stessa.

«La Commissione - si legge sempre nel comunicato - teme che la durata del prestito, che va da maggio 2017 fino almeno a dicembre 2018, superi la durata massima di sei mesi prevista dagli orientamenti per i prestiti di salvataggio». Non c’è solo questo, però, la nota infatti avverte anche che «la Commissione nutre inoltre timori sul fatto che l'aiuto non si limiti al minimo necessario>. Di qui la necessità per la Commissione di avviare una indagine approfondita, anche se Bruxelles sottolinea che il solo avvio di tale indagine «offre a tutte le parti interessate la possibilità di esprimere la propria opinione in merito alla misura, senza pregiudicare in alcun modo l’esito dell'indagine stessa».

Starà a questo punto al nuovo governo convincere Bruxelles che tutto è stato fatto a regola d’arte, altrimenti le conseguenze potrebbero esser pesanti per la compagnia, che versa tuttora in gravi difficoltà: e cioè l’obbligo di restituire tutti o almeno parte degli aiuti ricevuti. Solo pochi giorni fa il governo uscente ha dovuto rinviare i termini di scadenza per la sessione dell’ex compagnia di bandiera, in assenza di offerte vincolanti da parte dei tre pretendenti (Lufthansa, easyjet e Wizz Air), nessuno dei quali peraltro è interessato a rilevare la compagnia per intero, ma solo di pezzi. Un’altra miccia accesa, insomma, sui rapporti tra il nuovo esecutivo (soprattutto se alla fine dovesse, nonostante tutto, andare in porto il governo M5S-Lega) e Bruxelles.

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