venerdì 1 aprile 2016
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Universale, con l’obiettivo di arrivare a centomila giovani volontari all’anno. È il nuovo Servizio civile, così come previsto e delineato nel disegno di legge di riforma del Terzo settore approvato dal Senato. La dicitura di Servizio civile universale dà il titolo all’articolo 8 della delega al governo e mira a proiettare una nuova luce anche sull’idea stessa di Europa e sul ruolo dei giovani nell’immediato futuro, chiamati a diventare sempre più consapevolmente cittadini europei e del mondo. Il nuovo Servizio civile universale riguarderà i giovani dai 18 ai 28 anni (sia italiani, sia stranieri) e saranno ammessi al servizio, di durata non inferiore agli otto mesi e non superiore ai dodici, tramite bando pubblico. Quanto alle competenze, viene attribuita allo Stato la «funzione di programmazione, organizzazione, accreditamento e controllo del Servizio civile universale », prevedendo la «realizzazione, con il coinvolgimento delle regioni, dei programmi da parte di enti locali, altri enti pubblici territoriali ed enti del Terzo settore» a cui viene data la possibilità «di attivare autonomamente progetti di Servizio civile con risorse proprie, da realizzare presso soggetti accreditati ». Una grande apertura finalizzata, oltre che «alla difesa non armata della patria», soprattutto alla «promozione dei valori fondativi della Repubblica » tra i giovani di questo inizio di millennio lontani anni luce dagli ideali patriottici di un tempo, ma sempre più bisognosi di una nuova e forte etica della cittadinanza e dei valori civici per una convivenza attiva e partecipativa. Una riforma che, del resto, ha trovato subito tra politici e addetti ai lavori un unanime consenso. Il sottosegretario di Stato presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Bobba, sottolinea in particolare «il principio per cui anche i giovani stranieri – regolarmente soggiornanti – possono finalmente partecipare ai bandi. Inoltre è prevista la possibilità di svolgere una parte del Servizio civile in un altro Paese europeo». Una sorta di Erasmus del Servizio civile, che amplierà ciò che Italia e Francia hanno già messo in campo firmando una dichiarazione di intenti per avviare un progetto pilota che consentirà a cento giovani volontari italiani e francesi di sperimentare uno scambio di servizio civile.  Un’esperienza che ha incontrato negli ultimi quindici anni, cioè dal varo della legge istitutiva del Servizio civile (64/2001), una forte adesione da parte dei giovani, al punto che sono stati 350mila i volontari che l’hanno svolto in Italia in questi tre lustri. Con domande ben superiori agli attuali 50mila posti disponibili, tanto che l’obiettivo indicato dal premier Matteo Renzi è di arrivare entro il 2017 a 100mila volontari in servizio. Nel 2015 le domande di ragazzi e ragazze per i bandi sono state più di 150mila. Un boom, se si pensa che l’anno prima erano state 93mila.   «È una grande soddisfazione vedere che il nuovo Servizio civile universale, da noi proposto due anni fa, sta prendendo vita. Vogliamo aprire la strada al progetto Odysseus, la proposta lanciata dal governo italiano per realizzare un vero servizio civile europeo » dice Francesca Bonomo, responsabile nazionale Pd per il Servizio civile. E aggiunge: «Il richiamo alla difesa non armata della patria assume oggi un significato ancora più profondo: quello di unire le forze dei giovani per portare supporto alla comunità nei momenti più difficili».  L’articolo 8 del disegno di legge delega prevede poi particolare attenzione alla trasparenza delle procedure di gestione e alla valutazione dell’attività svolta dagli enti accreditati, che dovrà riguardare anche i contributi erogati dal Fondo per il Servizio civile. Viene stabilito anche che il governo dovrà procedere al «riordino e revisione della Consulta nazionale per il Servizio civile universale », presentata come «organismo di consultazione, riferimento e confronto per l’Amministrazione, sulla base del principio di rappresentatività tra tutti gli enti accreditati, anche con riferimento alla territorialità e alla rilevanza per ciascun settore di intervento».
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