Parolin ad Assisi: Carlo Acutis ragazzo di oggi, maestro originale di bellezza e bontà
di Redazione
Nella prima memoria liturgica del giovane canonizzato il 7 settembre, il segretario di Stato vaticano ha presieduto la Messa nel santuario in cui il nuovo santo è sepolto

«Siamo qui per pregare, celebrare e ringraziare il Signore per la canonizzazione di Carlo in questa terra francescana dove quello della pace è uno dei temi più vivi e presenti, legato alla figura di san Francesco». Lo ha detto il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, domenica mattina, 12 ottobre, prima di iniziare la celebrazione eucaristica da lui presieduta in occasione della memoria liturgica di san Carlo Acutis che è coincisa con la Marcia della pace Perugia-Assisi.
Era, quella, la prima Messa celebrata nel giorno della memoria liturgica di Acutis dopo la sua canonizzazione avvenuta il 7 settembre scorso: Messa celebrata da Parolin nella chiesa di Santa Maria Maggiore-Santuario della Spogliazione, dove Carlo è sepolto. Vi hanno partecipato centinaia di fedeli e devoti, le autorità civili, militari e religiose e i genitori del nuovo santo, Andrea Acutis e Antonia Salzano. A ringraziare il segretario di Stato per la sua presenza e per aver portato «ancora una volta l’affetto e, direi, la carezza di papa Leone XIV», è stato l’arcivescovo-vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, Domenico Sorrentino.
«Carlo è una nuova perla di questa città di santi e un grande dono per la Chiesa: possa la sua testimonianza fruttificare con tanti frutti di santità in mezzo ai giovani», ha auspicato Parolin in omelia, prendendo spunto dalla Parola di Dio proclamata domenica che «quasi fotografa Carlo e la sua spiritualità, e lui a sua volta ci aiuta a comprenderla con l’esempio della sua vita». Nelle parole di Paolo ai Filippesi, ecco l’apostolo delle genti invitare «tutti alla comunione, facendo leva sull’inno di matrice liturgica nel quale si dice che Gesù si è spogliato di tutta la sua gloria divina per farsi uno di noi, fino alla morte di croce. Ed è bello ricordarlo in questo Santuario intitolato alla spogliazione in cui si richiama non solo il gesto in cui Francesco si denudò facendo di Cristo il suo unico tesoro, ma prima ancora la spogliazione di Cristo che Francesco volle imitare». In questo brano, «scelto appositamente per la memoria liturgica» di Acutis, «c’è un invito alla gioia. E chi più di Carlo lo sa spiegare?». Carlo «parla di Gesù innanzitutto con il suo volto radioso, solare e sorridente, e ci testimonia che ha vissuto l’invito di Paolo: “rallegratevi nel Signore, sempre” – sottolinea il porporato –. E se il cristianesimo è un messaggio di salvezza e Gesù nostro salvatore, come non gioire: i cristiani tristi e lamentosi non sono buoni testimoni del Vangelo. E se è vero che la vita conosce la sofferenza, basti pensare alle tante orrende guerre che si stanno combattendo con tanto spargimento di sangue, questo ci impone di vivere un altro insegnamento di Paolo: gioire con chi gioisce, piangere con chi piange».
«La fisionomia di vita cristiana delineata da Paolo – riprende Parolin – si attaglia bene alla vita di Carlo: la sua vita improntata alla normalità lo fa essere ragazzo del nostro tempo. Amò tutte le cose belle della vita e in lui riecheggiano le parole di Paolo: “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile e onorato, tutto quello che merita lode sia oggetto dei vostri pensieri”. Più che mai oggi occorre ribadire per i giovani che Gesù non ci toglie nulla delle cose belle della vita. Carlo – ha aggiunto – è un maestro di bellezza e bontà, perché ha usato le cose del mondo con un cuore puro facendo di Gesù il centro della sua vita». E questo è «il segreto della sua originalità». Venendo al Vangelo: «Per riempirsi di Gesù», Carlo comprese che lo abbiamo «a portata di mano» e «grazie alla presenza eucaristica non dobbiamo cercarlo in chissà quale parte del mondo». L’Eucaristia, diceva Carlo, è «l’autostrada speciale, libera da pedaggi, ingorghi e incidenti di percorso». Carlo, «l’influencer di Dio, attrae tanti sulla via del bene, insieme con san Francesco, da questo santuario – ha concluso Parolin – parla al mondo e ricorda a noi che siamo chiamati tutti a diventare santi e con la semplicità della sua vita ci spiega che la santità è possibile in ogni età e in ogni condizione di vita».
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