Tra presepi e castelli: un
Natale nella Loira

Un viaggio tra fortezze e arte sacra, in cui la Francia incontra lo spirito delle festività in una profonda e inattesa convergenza tra sacro e profano
December 21, 2025
Tra presepi e castelli: un
Natale nella Loira
La storia e la geografia francesi sono affollate di castelli. Tanto da suscitare ancor oggi nei viaggiatori l’impressione di una mai perduta trama feudale di fondo del Paese. Ma fino a tempi recenti, questo tessuto patrimoniale ha lasciato poco spazio al fatto religioso. Come se la Francia atemporale delle cattedrali gotiche e quella dei castelli viaggiassero su binari distinti e paralleli.
Da qualche anno, nondimeno, c’è del nuovo, grazie alla volontà di valorizzare non pochi castelli scintillanti nel periodo di Natale. In particolare, è il caso della kermesse “Natale nel Paese dei castelli”, che raggruppa, all’interno di un itinerario affascinante, sei dei più celebri siti attorno a Tours: Amboise, Villandry, Chenonceau, Azay-le-Rideau, Loches e Chinon.
A monte del progetto, non figurano accordi fra autorità politiche ed ecclesiastiche. Ma la rassegna, in diversi casi esemplari, offre ai visitatori l’incontro simbolico fra due universi prima spesso separati.
In tal senso, l’esempio più toccante è offerto forse dal Castello reale di Amboise, che fu una delle opere fortificate più imponenti mai concepite, prima di conoscere importanti amputazioni che non hanno comunque tolto all’edificio la sua maestosità. Si tratta della dimora principale di quell’influente Francesco I dal lungo regno (1515-1547) che non resistette alla tentazione di attirare sulla Loira il più celebrato genio del tempo: Leonardo da Vinci.
Oggi, la tomba di Leonardo è ufficialmente accolta nella Cappella Sant’Uberto, dove la kermesse “Natale nel Paese dei castelli” offre una sorta di regalo, di certo tanto più gradito ai visitatori italiani: sull’altare, è stato allestito uno splendido presepe napoletano monumentale proveniente dalla bottega artigianale Ferrigno. Un’opera dei mastri partenopei che dialoga, all’insegna dell’italianità di oggi e di ogni tempo, con la nicchia, sulla sinistra, che reca inciso al suolo il nome (non francesizzato) di Leonardo.
Recentemente restaurata, la cappella svetta ben in alto sull’acrocoro che domina la Loira. Proprio nello stesso luogo, nel maggio 2019, per i 500 anni dalla morte di Leonardo, i presidenti Sergio Mattarella e Emmanuel Macron deposero assieme dei fiori sulla tomba, sancendo simbolicamente una riconciliazione bilaterale, dopo una fase di dissapori fra i due governi. Durante la nostra visita, il giovane paesaggista che ha curato l’allestimento, Thomas Baudry, ha confessato: «Per via dello spazio esiguo dell’altare, è stato complicato disporre i pastori. Abbiamo dovuto prestare massima attenzione per non arrecare danni. Fra i re magi, ho inserito altri personaggi per conferire più vita. Il 26 dicembre metteremo il Bambinello e il pubblico potrà vederlo». Samuel Buchwalder, fra i responsabili del sito, spiega: «Per anni, abbiamo installato il presepe nella sala del Consiglio, ma più di recente ci siamo detti che, in modo ben più logico, il suo posto era nella Cappella. Il fatto che sia un presepe napoletano ha due virtù: evoca l’Italia in un luogo già molto segnato dall’italianità; inoltre, le dimensioni dei personaggi si adattano a pennello con la monumentalità di un castello. Del resto, non ci sono state obiezioni». L’effetto è suggestivo.
La vita di castello, per così dire, si è data dunque appuntamento con lo spirito religioso del Natale, in un edificio che è noto pure come luogo di fondazione, nel 1469, sotto re Luigi XI, dell’ordine cavalleresco di San Michele, intitolato all’Arcangelo. Un ordine un tempo influente che ebbe come prima sede l’abbazia del Mont-Saint-Michel.
Non uno, ma due presepi sono stati invece allestiti al Castello di Villandry, celebre per i giardini architettonici e le collezioni d’arte sacra seicentesca, spagnola e italiana. Per Henri Carvallo, erede della famiglia ancor oggi proprietaria del castello, non si poteva accogliere il pubblico di Natale trascurando la dimensione religiosa: «Il tema del nostro percorso riguarda la natura che entra nel castello. Ma si tratta di una dimora di famiglia e ho conosciuto sempre dei presepi fin dalla mia infanzia. Nella sala da pranzo, presentiamo un presepe tradizionale, con dei pastori dell’artigianato provenzale. Accanto a ciò, un presepe più originale, quello incastonato nel grande albero di Natale, che si vuole più orientale, perché si trova nel nostro salone orientale, dal soffitto quattrocentesco in stile iberico moresco direttamente importato da Toledo. Tutto ciò forma un insieme con la nostra collezione d’arte religiosa, a cominciare dalla Natività esposta all’ingresso della galleria. Per me, i castelli come Villandry sono pure garanti di uno spirito tradizionale che accomuna tutta l’Europa. La nostra ultima acquisizione è un San Francesco d’Assisi di Zurbaran, o della sua scuola, tornato al castello dopo 72 anni. Ciò si integra bene nello spirito di Natale. Molti dei nostri visitatori sono sensibili a questo connubio che ha nutrito la notorietà di Villandry: la bellezza dei suoi giardini e le collezioni d’arte religiosa. Il nostro castello, inoltre, dialoga frontalmente con una splendida chiesa romanica del XII secolo».
Nei castelli di Chenonceau e Azay-le-Rideau, che hanno scelto come temi natalizi rispettivamente le decorazioni floreali e la ghiottoneria, la presenza di arte sacra dialoga in modo più discreto, ma anch’esso ben visibile, con gli allestimenti speciali di fine anno. Loches e Chinon, le altre due fortezze, danno invece risalto ai racconti di Natale e all’immaginario dell’età dell’oro, in quest’ultimo caso anche con una mostra fotografica che molto ruota attorno al restauro del patrimonio religioso.
In una regione costellata di meraviglie, scoprire i castelli della Loira a Natale offre dunque suggestioni inedite. Per la Francia, poi, ciò rappresenta pure una stimolante illustrazione di come, all’insegna del bello e di un patrimonio storico condiviso, una naturale convergenza fra sacro e profano possa relativizzare gli steccati usualmente eretti in nome di un laicismo intransigente.

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