Il tifo da stadio dei ragazzi americani per Leone XIV: «Voi, un dono unico per il mondo»

Il Pontefice è intervenuto in diretta streaming alla National Catholic Youth Conference, in Indiana, davanti a 16milaa ragazzi rispondendo a diverse domande su Dio, la tecnologia, la Chiesa, i loro sogni
November 21, 2025
Un momento del dialogo tra i ragazzi americani e papa Leone XIV / VATICAN MEDIA
Un momento del dialogo tra i ragazzi americani e papa Leone XIV / VATICAN MEDIA
«Sono grato di poter condividere con voi questo tempo, i giovani occupano un posto speciale nel mio cuore». Non ha smesso di sorridere ieri papa Leone XIV, nel suo primo “incontro digitale”, mentre parlava ai sedicimila adolescenti cattolici degli Usa riuniti al Lucas Oil Stadium di Indianapolis. Loro in festa dai gradoni dell’arena di football e lui in diretta streaming dal Vaticano. Ai ragazzi, che oggi concludono la tre giorni della National Catholic Youth Conference, il più grande evento annuale che raduna i giovani cattolici degli Usa, il primo pontefice statunitense ha dedicato circa un’ora, tra momenti di preghiera, riflessioni a partire dalle loro domande, e parentesi divertenti.
Le riflessioni dei giovani delle high schools, provenienti da ogni parte del Paese, hanno toccato temi “caldi” come la preghiera, le fragilità, il perdono, l’IA e il futuro della Chiesa. A consegnarle al Papa cinque adolescenti, tra cui Ezequiel, dalla diocesi di Los Angeles. Prendendo la parola al centro dello stadio, che per tre giorni è diventato un «santuario», lo studente ha chiesto a Prevost un consiglio per sentire più vicino Dio soprattutto nei momenti di tristezza. «Gesù non si limita a considerare le nostre difficoltà da lontano – ha spiegato Leone XIV – vuole che gliele affidiamo perché ci ama, e questo genere di fiducia inizia con una relazione vera». Infatti, ha aggiunto, «non possiamo riversare i nostri problemi su qualcuno che ci conosce appena» e per «affidargli le nostre fragilità dobbiamo trascorrere con lui del tempo in preghiera», in particolare nelle esperienze dell’adorazione eucaristica e del rosario. Davanti ai timori e alla confusione, poi, il Papa ha esortato a «non aver paura di aprire il cuore» alle persone di cui ci si fida, come i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti, i buoni amici, che possono «aiutarvi a capire ciò che provate e sanno sostenervi nel cammino».
Alla domanda di Mia, della diocesi di Baltimora, su come accettare la «misericordia di Dio» quando ci si sente nell’errore, il Papa ha risposto che « il peccato non ha mai l’ultima parola, perché ogni volta che chiediamo a Dio la sua misericordia lui ci perdona». E questo si percepisce continuamente nell’ esperienza «nella riconciliazione» in cui «Gesù ci incontra tramite il sacerdote» e «abbiamo la certezza del suo perdono». Il rischio di un utilizzo distorto della tecnologia, e dell’IA, da parte degli adolescenti, invece, è stato al centro delle domande di Christopher, da Las Vegas e di Michael, da Honolulu. «Come possiamo utilizzare questi strumenti al meglio senza dimenticare i legami reali e senza mettere da parte la nostra capacità di scelta?», hanno chiesto al Papa. «La tecnologia può davvero aiutarci a vivere la nostra fede cristiana, – ha risposto Prevost – ma non potrà mai sostituire gli abbracci, i sorrisi, le strette di mano». Vivere la Messa online, ad esempio, « può essere utile per chi non può partecipare a causa di una malattia, ma «esserci concretamente per l’Eucarestia è fondamentale per la nostra relazione con Dio e fra di noi». Un ottimo modello in questo, ha continuato il Pontefice tra gli applausi dei ragazzi, è san Carlo Acutis, che, da appassionato di informatica, «si era addirittura imposto dei limiti di tempo, concedendosi un certo numero di ore a settimana da trascorrere sui dispositivi» per mettere l’altro al centro. Grazie a questa «disciplina» ha «mantenuto chiare le sue priorità», ha ribadito Leone XIV, incoraggiando i giovani ad essere consapevoli del tempo che trascorrono davanti allo schermo, affinché sia sempre la tecnologia a «servire» la loro vita e non il contrario. Il Papa, poi, ha esortato i ragazzi a usare «responsabilmente» l’IA, in un modo che li «aiuti a crescere» senza distoglierli dalla «chiamata alla santità». «Usatela in modo che, se domani dovesse sparire, sapreste come pensare, creare, agire da soli», perché l’IA «non potrà mai sostituire il dono unico che voi siete per il mondo». ha detto.
Elise, dallo stato dell’Iowa, invece, ha espresso al Pontefice preoccupazione per il futuro della Chiesa. «Iniziate ad essere coinvolti oggi anche voi per costruire il domani.– ha detto il Papa citando il percorso sinodale – Più conoscerete Gesù più vorrete servire lui e la sua Chiesa». Prevost ha esortato ancora ad approfondire la vita di preghiera, a confessarsi regolarmente, ad ascoltare la voce di Dio, che a volte chiama anche a «qualcosa di più specifico». Da qui la citazione di san Pier Giorgio Frassati, quale «grande esempio di ciò che significa vivere la santità nella vita quotidiana». Papa Leone XIV ha ribadito anche che «i giovani fanno parte del presente e sono la speranza del futuro della Chiesa» e che «questo è il momento di sognare in grande, di essere aperti a ciò che Dio può fare attraverso le vostre vite». Che arrivi da lui la chiamata a formare una famiglia santa, «di cui il mondo ha grande bisogno», oppure a vivere il sacerdozio o la vita consacrata, si tratterà di una proposta di «felicità piena», ha assicurato.
Prima di salutare i ragazzi, Prevost ha chiesto loro di interrogarsi su come possono aiutare gli altri a conoscere Cristo e su come poter essere «costruttori di pace» senza cedere alla politicizzazione della religione. Un “si”, quello che ha risuonato ieri nello stadio dell’Indiana, ha concluso il Papa, che «rafforza la Chiesa».

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