Il Papa nella Moschea blu. Il sogno della visita a Gerusalemme

di Giacomo Gambassi, inviato a Istanbul
Terzo giorno del viaggio apostolico in Turchia. A Istanbul la sosta nella moschea: in raccoglimento e ascolto, non la preghiera. Nel 2033 l'ipotesi della Terra Santa. La dichiarazione congiunta con Bartolomeo I: i cristiani trovino una data comune per la Pasqua
November 29, 2025
Il Papa nella Moschea blu. Il sogno della visita a Gerusalemme
Papa Leone XIV visita la Moschea blu a Istanbul / VATICAN MEDIA
La visita alla Moschea blu, l’incontro con i capi delle Chiese e delle comunità cristiane, la firma della Dichiarazione congiunta con il patriarca ecumenico di Costantinopoli per chiedere alle Chiese una «data comune della Pasqua» e ai potenti di fermare ogni guerra, la Messa con il “popolo” cattolico della Turchia. Terza giornata del viaggio apostolico del Papa tutta dedicata la dimensione religiosa. E anche l’inizio del tempo di Avvento, come racconta la celebrazione dell’Eucaristia alla “Volkswagen Arena”.
Papa Leone XIV visita la Moschea blu a Istanbul / ANSA
Papa Leone XIV visita la Moschea blu a Istanbul / ANSA
Giornata che inizia con l’attesa tappa nella Moschea blu, quella del sultano Ahmet. Con la sua cupola domina lo skyline di Istanbul ed è l’unica con sei minareti (di solito ne ce sono quattro e ne ha sette solo quella della Mecca). Il Pontefice ne varca l’ingresso di prima mattina togliendosi le scarpe, secondo la regola islamica, come avevano fatto Benedetto XVI nel 2006 e Francesco nel 2014 (era lo stesso giorno, il 29 novembre). Un quarto d’ora di visita. «Il Papa era curioso e ha fatto molte domande», racconta il muezzin Askin Musa Tunca che accompagna il Pontefice in quella che definisce “la casa di Allah”. Leone XIV non prega nella moschea, come qualcuno aveva ipotizzato. «Nessuno lo ha fatto. Ha detto che voleva sentire l’atmosfera ed era molto soddisfatto», riferisce il muezzin. Un segno di attenzione, anche per evitare polemiche: sia dei musulmani o dei nazionalisti turchi, sia di chi potrebbe scorgerci un elemento di sincretismo religioso. Dialogo ma tenendo conto della ricchezza delle differenze, come ha più volte detto lo stesso Pontefice. Il muezzin si dice «felice di aver incontrato il Papa qui: dovremmo conoscerci e vederci di più». Leone XIV, spiega la Sala Stampa vaticana, vive la visita «in silenzio, in spirito di raccoglimento e in ascolto, con profondo rispetto del luogo e della fede di quanti si raccolgono lì in preghiera». Osservando, chiedendo, guardando le oltre 21mila piastrelle di ceramica turchese fra le pareti e la cupola.
Papa Leone XIV visita la Moschea blu a Istanbul / VATICAN MEDIA
Papa Leone XIV visita la Moschea blu a Istanbul / VATICAN MEDIA
Poi gli appuntamenti ecumenici. Il dialogo a porte chiuse con i leader cristiani nella chiesa ortodossa siriaca di Mor Ephrem, la prima e finora unica costruita in Turchia dalla fondazione della Repubblica. Davanti a loro Leone XIV annuncia: è bene «percorrere insieme il viaggio spirituale che conduce al Giubileo della Redenzione, nel 2033, nella prospettiva di un ritorno a Gerusalemme, nel cenacolo, luogo dell’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, dove lavò loro i piedi, e luogo della Pentecoste». Il Papa indica un traguardo. E la sintesi della Sala Stampa vaticana lascia aperta la porta al “sogno” di Leone XIV di dare appuntamento alle Chiese nella Città Santa fra otto anni e quindi di recarsi in Terra Santa. Quasi un lascito dell’incontro ecumenico di venerdì a Nicea dove il Pontefice era arrivato per celebrare i 1.700 anni del primo Concilio.
Papa Leone XIV nell'incontro privato con i Capi delle Chiese e delle comunità cristiane in Turchia alla Chiesa ortodossa siriaca di Mor Ephrem di Istanbul / VATICAN MEDIA
Papa Leone XIV nell'incontro privato con i Capi delle Chiese e delle comunità cristiane in Turchia alla Chiesa ortodossa siriaca di Mor Ephrem di Istanbul / VATICAN MEDIA
A seguire la visita a Bartolomeo I al Fanar, il quartiere del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, alla vigilia della festa del patrono sant’Andrea. Insieme firmano un testo in cui si invita a compiere «nuovi e coraggiosi passi nel cammino verso l’unità» fra i cristiani, a partire dalla data comune della Pasqua che il primo Concilio di Nicea aveva contribuito a determinare. «È nostro comune desiderio proseguire il processo di esplorazione di una possibile soluzione per celebrare insieme la Festa delle Feste ogni anno», si legge. Poi viene chiesto a «quanti sono ancora titubanti verso qualsiasi forma di dialogo» di «ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese, spingendoci, nelle attuali circostanze della storia, a presentare al mondo una rinnovata testimonianza di pace, riconciliazione e unità», come ispirano i 60 anni della «storica Dichiarazione congiunta» fra Paolo VI e il patriarca ecumenico Atenagora che «estinse lo scambio di scomuniche del 1054» e che ha rappresentato un «gesto profetico».
La firma della Dichiarazione congiunta fra papa Leone XIV e il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I / ANSA
La firma della Dichiarazione congiunta fra papa Leone XIV e il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I / ANSA
La Dichiarazione spiega che «la commemorazione del 1700° anniversario del Concilio ecumenico di Nicea è stata uno straordinario momento di grazia». Concilio che «fu un evento provvidenziale di unità» e che permette ancora oggi di «riconoscere che ciò che ci unisce è la fede espressa nel Credo di Nicea». Una comune confessione che consente di «affrontare le sfide che condividiamo nel testimoniare la fede espressa a Nicea con rispetto reciproco, e possiamo lavorare insieme verso soluzioni concrete con sincera speranza». Nel testo si sottolinea che accanto «al ruolo insostituibile che il dialogo teologico svolge nel processo di riavvicinamento tra le nostre Chiese», sono necessari anche «i contatti fraterni, la preghiera e il lavoro congiunto in tutti quei settori in cui la cooperazione è già possibile».
La Messa con papa Leone XIV davanti a 4mila fedeli fra gli spalti della "Volkswagen-Arena", il complesso polivalente che ospita anche le gare di basket a Istanbul / ANSA
La Messa con papa Leone XIV davanti a 4mila fedeli fra gli spalti della "Volkswagen-Arena", il complesso polivalente che ospita anche le gare di basket a Istanbul / ANSA
Il Papa e Bartolomeo I si dicono «profondamente allarmati dall'attuale situazione internazionale» e ribadiscono che i cristiani tendono «contribuire in modo fondamentale e vivificante alla pace tra tutti i popoli. Insieme alziamo fervidamente le nostre voci invocando il dono divino della pace sul nostro mondo». Quindi l’appello «a coloro che hanno responsabilità civili e politiche affinché facciano tutto il possibile per garantire che la tragedia della guerra cessi immediatamente e chiediamo a tutte le persone di buona volontà di sostenere la nostra supplica». La Dichiarazione invita a rifiutare «qualsiasi uso della religione e del nome di Dio per giustificare la violenza». E «un autentico dialogo interreligioso» non è mai «causa di sincretismo» ma via «essenziale per la convivenza di popoli appartenenti a tradizioni e culture diverse».
La Messa con papa Leone XIV davanti a 4mila fedeli fra gli spalti della "Volkswagen-Arena", il complesso polivalente che ospita anche le gare di basket a Istanbul / VATICAN MEDIA
La Messa con papa Leone XIV davanti a 4mila fedeli fra gli spalti della "Volkswagen-Arena", il complesso polivalente che ospita anche le gare di basket a Istanbul / VATICAN MEDIA
Quindi la Messa davanti a 4mila fedeli fra gli spalti della "Volkswagen-Arena", il complesso polivalente che ospita anche le gare di basket a Istanbul.  «Iniziamo l’Avvento, per prepararci a rivivere, nel Natale, il mistero di Gesù, Figlio di Dio, “generato, non creato, della stessa sostanza del Padre, come 1.700 anni fa hanno solennemente dichiarato i padri riuniti in Concilio a Nicea», dice ricordando l’assise ecumenica che ha commemorato il giorno precedente nel luogo in cui si era tenuta. Leone XIV esorta a «meditare sul nostro essere Chiesa». Anzitutto, serve essere una comunità che sia «segno di luce per uomini e donne di ogni provenienza». Poi occorre rinvigorire «la forza della nostra testimonianza» coltivando «la fede con la preghiera e i Sacramenti» e vivendola «coerentemente nella carità». Quindi è necessario sentire come «urgente» il «richiamo» alla pace. «Quanto bisogno di pace, di unità e di riconciliazione c’è attorno a noi, e anche in noi e tra noi», ammonisce. E l’Avvento è occasione per essere insieme «un ponte che unisce la terra al cielo» amando «con tutto il cuore Dio e i fratelli».

© RIPRODUZIONE RISERVATA