sabato 5 agosto 2023
Incontro tra il presidente e il segretario generale della Cei e tre vescovi ucraini a Lisbona per la Gmg. In un'intervista ai media a margine dell'incontro a Casa Italia le speranze di pace
L'incontro a Casa Italia

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«Continuiamo a pregare per porre fine al conflitto. Non può non esserci pace, perché senza di essa c’è solo la fine». L’ha detto il cardinale Matteo Zuppi a Lisbona, dov’è presente per la Gmg. In un’intervista ai media Cei a Casa Italia, dove ha incontrato tre vescovi ucraini, il presidente della Cei ha detto che «è stata un’occasione per rinnovare la solidarietà: molti sono i legami con la Chiesa in Italia. Questo conforta, dà speranza e risposte concrete». Ne dà notizia una nota dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana.

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei - Cristian Gennari

I vescovi ucraini della Chiesa greco-cattolica Ivan Kulyk (Eparchia di Kamyanets-Podilskyi degli Ucraini) e Maksym Ryabukha (Esarcato arcivescovile di Donetsk) e della Chiesa cattolica di rito latino Oleksandr Yazlovetskiy (ausiliare di Kyiv-Zhytomyr), che accompagnano 500 ragazzi arrivati alla Gmg da tutta l’Ucraina, hanno raggiunto i vescovi italiani a Casa Italia per condividere un momento di preghiera e di fraternità, dopo il quale presuli hanno dialogato e pranzato insieme.

«Abbiamo avuto modo di esprimere ancora una volta la vicinanza delle Chiese in Italia alle comunità ucraine – ha affermato monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei –. A Lisbona, dove i giovani del mondo intero si sono radunati per la Gmg, rilanciamo un messaggio di fratellanza e di pace».

«Siamo qui per condividere le storie concrete e il vissuto delle nostre comunità, ma anche per dire la nostra riconoscenza per quello che il popolo italiano sta facendo per noi ucraini. E poi è anche un momento di gioia e di festa, con tanti giovani» ha detto
Ryabukha. «Siamo venuti a Casa Italia per rinnovare il nostro ringraziamento ai vescovi italiani per quanto stanno facendo per le nostre Chiese. Già prima della guerra, c’era una vicinanza che passava attraverso tanti progetti della Caritas, ora si è rafforzata attraverso le relazioni costruite nel tempo e i legami nati nel periodo della nostra formazione in Italia», ha concluso Yazlovetskiy.

Una croce con il logo della Gmg di Lisbona

Una croce con il logo della Gmg di Lisbona - Agenzia Romano Siciliani

Nell’intervista con i media della Chiesa italiana (l’integrale sull’edizione domenicale di Avvenire) il cardinale Zuppi ha aggiunto che «non si può vivere con la guerra. Anche se gli uomini si abituano a tutto. La guerra spegne la vita e la vita non riprende automaticamente con la fine della guerra». Papa Francesco ha parlato di una “offensiva della pace”. Cosa significa in concreto? «Non abituarsi alla guerra, star male – risponde il cardinale, rilanciato da Maria Chiara Biagioni dell’agenzia Sir –. Perché, quando si ascoltano le notizie di morte, di violenza, di scontri, dobbiamo sempre pensare che ci sono persone che muoiono. Come ci mostra concretamente papa Francesco, con il suo non darsi pace, con il suo cercare continuamente la spinta e le vie sia per consolare nelle sofferenze ma anche per aprire spazi per mettere fine al conflitto. Vedo che c’è tanta solidarietà. Sono qui presenti tre vescovi dell’Ucraina che hanno tanti legami con la Chiesa italiana e questo legame li conforta, dà speranza, e dà anche concretamente risposte, perché c’è non solo una sofferenza terribile della guerra ma anche il dramma dei profughi, di quelli che hanno perso tutto, che vivono in una situazione di totale incertezza. C’è quindi lo sforzo di non far mancare la vicinanza e la solidarietà concreta. E poi, continuare a pregare e trovare tutti i modi per porre fine al conflitto».

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