mercoledì 6 aprile 2016
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Milano come il Libano. Dove cristiani e musulmani festeggiano insieme l’Annunciazione. Nel Paese dei Cedri è festa nazionale da anni. E coinvolge tutti. Nel capoluogo lombardo, per ora, sono gli studenti universitari a vivere questa esperienza di condivisione nel nome e nella 'compagnia' di Maria, nata dall’iniziativa del Servizio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo. «Nel 2014 l’incontro si svolse all’Università Statale, la cui chiesa è intitolata all’Annunciata. Nel 2015 fu in Cattolica, con i copti a raccontarci come i luoghi mariani in Egitto sono frequentati da molti musulmani», ricorda Paolo Branca, islamista della Cattolica e responsabile dei rapporti con l’islam del Servizio per l’ecumenismo. «Lo stesso accade nella mia Turchia, dove le stesse mete, nel segno della devozione a Maria, sanno richiamare pellegrini cristiani e musulmani», incalza Meral Yildiz, laureanda in lingua e letterature straniere alla Statale, da dodici anni in Italia con la famiglia. Meral – impegnata nell’associazione Alba, nata a Milano nel 2003 per promuovere il dialogo tra fedi e culture – era fra le persone chiamate a prendere la parola nella sede del Centro pastorale «Carlo Maria Martini» dell’Università di Milano-Bicocca, dove si è svolto per la terza volta l’incontro degli studenti cristiani e musulmani per la festa dell’Annunciazione (al quale ieri hanno partecipato anche alcuni allievi di una quinta classe dell’Istituto Falcone-Righi di Corsico). «Per i cristiani dovrebbe essere motivo di gioia sapere della venerazione che l’islam ha per Maria, e della posizione singolare che ha nel Corano, dov’è l’unica donna citata per nome – ha spiegato la ragazza musulmana, volto sorridente incorniciato dal velo –. Maria è riconosciuta come santa e ammirata per le sue virtù. La gioia può tramutarsi in tristezza, di fronte ai limiti e alle negazioni che il Corano e l’islam hanno fissato, quando si tratta del mistero ultimo di Maria e di Gesù ». Tuttavia: «Lei illumina, sostiene, unisce le ricerche di cristiani e musulmani. Il suo cuore materno non può che aiutarci ad amare meglio lo stesso vero Dio che adoriamo, e ad amarci gli uni gli altri come veri fratelli ». Dopo Meral, ecco Lola Makhoul, segretaria dell’associazione dei libanesi di Milano, spiegare genesi e significato della festa nazionale dell’Annunciazione, «capace di generare un nuovo fenomeno culturale globale del quale vedremo i frutti negli anni». Quindi Francesca Greselin, docente di statistica, a testimoniare – con una narrazione commossa e commovente – cosa vuol dire vivere la vita quotidiana con lo stile di Maria, nella sua 'compagnia'. Ad aprire l’incontro – guidato da Nicole Bergamaschi, laureanda in giurisprudenza – il professor Branca. A chiuderlo monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, che ha offerto cinque parole chiave: preghiera (nel ricordo di tutte le vittime del terrorismo), meticciato, fratellanza («qui cristiani e musulmani parlano di una donna ebrea, ma senza gli ebrei: arriveremo ad avere anche loro?»), misericordia e «pluralismo ambrosiano» («serve costruire fiducia, anche a partire dalle differenze, per vincere la paura: di questo ha bisogno il futuro di Milano»). Fra un intervento e l’altro, la voce e la chitarra di Rabah Djnnabi, laureato in informatica, musulmano, algerino, berbero. Che al Centro pastorale «Martini» è di casa da anni. E sarà l’aula Martini dello stesso ateneo a proporre – domani dalle 9,30 alle 12,30 – una nuova occasione di dialogo col convegno «Per una cultura della misericordia» secondo le vie del cristianesimo, dell’ebraismo e dell’islam. © RIPRODUZIONE RISERVATA Milano Rabah Djnnabi ha portato canti della tradizione berbera (foto LRos)
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