martedì 10 agosto 2010
Il testo integrale dell'omelia pronunciata in occasione della solennità di San Lorenzo dall'arcivescovo di Genova, cardinale Bagnasco.
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Carissimi Fratelli e Sorelle nel SignoreSiamo qui per la festa di San Lorenzo al quale è dedicata da secoli la Basilica Cattedrale di Genova. Ogni anno, continuando l’antica tradizione, celebriamo la Santa Eucaristia per ringraziare il Signore di questo Diacono, santo e martire. Egli non cedette agli ordini iniqui dell’imperatore Valeriano che, nel terzo secolo, confiscò i beni della Chiesa pena la morte. Lorenzo allora, come si legge in sant’Ambrogio, consegnò tutto ai poveri, li radunò e li presentò all’imperatore dicendo: “Ecco i tesori della Chiesa”. L’episodio è rappresentato in modo mirabile nell’affresco del presbiterio a ricordo perenne della persecuzione di questo giovane, che si concluse con la tortura sul fuoco e  la decapitazione.La mentalità del mondo non sempre riesce a comprendere che i beni la Chiesa non sono per sé ma per la vita della comunità e, soprattutto, per i poveri e i bisognosi. E’ sempre così! Non dobbiamo dimenticare che la grande parte del patrimonio della Chiesa è di tipo artistico, storico e culturale: come tale è a disposizione di tutta l’umanità come universale tesoro di bellezza e di fede. La più grande apologia della fede cristiana, la dimostrazione più convincente della sua verità, contro ogni negazione, sono da un lato i Santi, e dall’altro la bellezza che la fede  ha generato. Dovremmo, noi moderni, entrare di più nel mondo del bello creato dalla fede, lasciarci maggiormente prendere dal fascino dell’arte cristiana, perché il nostro spirito sia purificato dalle brutture e  dalle oscurità interiori, e così intravvedere la luce di Dio. La cultura contemporanea a volte fa difficoltà a  generare bellezza: il bello solleva l’anima, riconduce a migliori pensieri, purifica i sentimenti,  provoca domande, riporta alla nostra origine, anticipa il Cielo. Ma i beni della Chiesa sono soprattutto dedicati alla vita della comunità cristiana, alle opere educative e pastorali, ai poveri e ai bisognosi. Anche nel contesto attuale, per le note ragioni, la presenza e l’opera di sostegno delle comunità ecclesiali sono capillari ed evidenti, aperti a tutti senza distinzioni. Creano quella rete di solidarietà e di pronto intervento destinata a rispondere a bisogni urgenti e concreti, puntando sempre, per quanto possibile, ad accompagnare verso la soluzione radicale dei problemi e verso l’autonomia delle persone: “Tutta la Chiesa – scrive il Santo Padre -  in tutto il essere e il suo agire, quando annuncia, celebra e opera nella carità, è tesa a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo” (Caritas in veritate, 11). La Chiesa non è mai stata un’agenzia di pronto soccorso, ma la famiglia dei credenti in Cristo: ha il compito di annunciare la  Speranza, il Signore Gesù, Colui che salva l’uomo dal male più grave, il peccato, e  dalla povertà più triste, quella della mancanza di Dio. Senza Dio, infatti, l’uomo non sa dove andare e non comprende se stesso e il suo destino. E proprio perché annuncia la salvezza radicale e  apre alla vita piena e vera - quella del cielo - la Chiesa promuove l’uomo nella sua integralità di anima e di corpo, di individuo e di società: crea civiltà e cultura.Come San Lorenzo, la mano della Chiesa si apre aprendo anche il cuore. Ogni gesto di carità evangelica, infatti, non sarebbe tale se non fosse accompagnato dall’amore che nasce dal cuore di Gesù ed abbraccia tutti specialmente i più deboli e bisognosi. La carità è frutto della fede che scalda il cuore, affina l’attenzione al bisogno, rende più generosi nel dare, aumenta la gioia; ma nello stesso tempo, è segno e annuncio della fede perché il pane sia  possibilmente accompagnato dalla speranza. Per questo, la Chiesa in tutti i tempi non si mai limitata ad aiutare coloro che si trovano nell’ indigenza - quasi samaritana della storia -  ma, fedele al suo mandato,  si è  fatta portatrice di verità, la verità di Dio rivelato in Cristo e la verità piena dell’uomo. Ella sa che è Dio il vero garante del  bene e del pieno sviluppo dell’uomo, per questo non si stanca di annunciarlo pur in mezzo a difficoltà e prove vecchie e nuove. Solo Dio è la misura vera della dignità, misura che, non derivando da nessuna autorità umana,  non può essere diminuita o offesa da nessun potere.Ella sa che alla radice di tanti mali e di tante povertà vi è il “sottosviluppo morale” come afferma Benedetto XVI (Caritas in veritate, 29); e per questo non cessa di servire il mondo, nella persona amata dei poveri e nella figura delle istituzioni che presiedono il bene comune, anche con il richiamo alla dimensione etica della vita personale e sociale.Il nostro San Lorenzo, con le poche parole riportate dalle cronache – “Ecco i tesori della Chiesa” – indica all’imperatore Valeriano non solo una realtà umana che attende soccorso e giustizia, ma rivela altresì un nuovo modo di pensare e quindi di agire: ricorda che esiste un codice morale che nasce dallo spirito e dalla natura stessa di ogni uomo; ricorda la distinzione  tra il bene e il male, e che questa non dipende dall’arbitrio di nessuno; ricorda che tutti  un giorno risponderemo ad una Istanza superiore e assoluta che è Dio; ricorda che esistono dei valori per i quali vale la pena non solo di vivere ma anche di morire. Così come ha fatto lui! E noi oggi qui lo preghiamo perché possiamo seguirlo dietro a Cristo.
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