mercoledì 4 gennaio 2012
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Caro direttore,
penso che il polverone sollevato da personaggi e giornali che trovano ogni occasione per sparlare della Chiesa non richiedesse chiarimenti. Avvenire ha spiegato benissimo come funziona l’Ici e come le parrocchie o gli altri enti religiosi siano rispettosi della legge e delle norme in essa contenute. Ma lei pensa che quei giornalisti o polemisti abbiano letto i chiarimenti che Avvenire e altri giornali seri hanno fornito e diffuso in abbondanza? Costoro avranno quasi sicuramente mantenuto l’idea di partenza. A mio avviso, allora, quando altri raccontano falsità, non conviene rincorrerli con chiarimenti e spiegazioni. Lasciamoli perdere, nel doppio senso delle parole. Non perderemo tempo noi lettori, né voi giornalisti, e avremo letto qualcosa di più interessante. E non avremo dato occasione a questi giornali di vendere copie in più. Anche perché questi "anti..." resisteranno e a ogni stagione ne inventeranno una.
Luigi Cantù
 
 
Lei ha sostanzialmente ragione, caro signor Cantù. Con una piccola aggiunta: se a ogni fiammata polemica anti-cattolica non arrivassero le repliche già molte volte date a certi sordi e ciechi per scelta, i sordi e ciechi per scelta comincerebbero (hanno già tentato di farlo in più occasioni) a pontificare sull’«imbarazzato silenzio della Chiesa»... Questo non tocca le sue conclusioni, gentile amico lettore, ma spiega perché noi di Avvenire ci siamo spesi ancora una volta affinché nessun cattolico e nessuna persona seria fosse senza consapevolezza e argomenti di fronte ai rinnovati "oltraggi" alla verità dei fatti e all’azione sociale e non profit della Chiesa (ma anche di altri, con diversi riferimenti ideali e spirituali, indirettamente messi nel mirino). A questo abbiamo dato (e daremo) spazio, non alla polemica... E oggi lo facciamo di nuovo, a pagina 12, pubblicando le stime ufficiali di un organo tecnico governativo sul "costo" in termini di mancati introiti delle agevolazioni fiscali riconosciute a tutte le realtà laiche e religiose (comprese quelle della Chiesa) che operano senza fini di lucro per scopi di riconosciuta utilità sociale. C’è chi ha sparato cifre enormi: 400, 700, 2.000 milioni di euro... In realtà quelle esenzioni rappresentano un investimento (perché questo è in realtà per lo Stato e per gli italiani, soprattutto i più piccoli, poveri e fragili) di circa 100 milioni di euro. Un investimento razionale, che produce frutti infinitamente maggiori in termini di solidarietà sociale.
Detto questo, caro signor Cantù, è semplicemente vero, monsignor Crociata è tornato a sottolinearlo proprio ieri, che i cristiani nutrono un grande e positivo senso della legalità: osservano le leggi giuste, obiettano rispetto a quelle sbagliate, si battono perché tutte le norme civili siano eque e fondate su valori solidi. E soprattutto, sanno che le tasse vanno pagate, perché – come ha ribadito anche recentemente il cardinal Bagnasco – «non sono un optional». Tutto il resto è errore, malizia, chiacchiera e bolso anticlericalismo. E lei fa benissimo a ricordarlo a tutti.
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