martedì 19 febbraio 2013
​Tre i viaggi di Benedetto XVI nel Paese iberico, alle radici della sua fede. Il primo viaggio nel 2006 a Valencia.  
Varela: «Ci ha sempre incoraggiati a non perdere la nostra anima cristiana»
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​«Benedicto, amigo, Valencia está contigo!». Fu una delle prime calorose frasi che il Papa sentì l’8 luglio del 2006, quando l’aereo su cui viaggiava atterrò nella città mediterranea in festa: «Benedetto, amico, Valencia è tutta con te!». Iniziava così il primo viaggio papale di Benedetto XVI in territorio iberico: nell’arco di quasi otto anni sono state tre le visite in Spagna, Paese molto amato anche dal suo predecessore Giovanni Paolo II. Ma non è stato solo l’affetto per la «terra di Maria» (come l’aveva salutata Karol Wojtyla) a spingere Benedetto XVI a trasformarla nella meta estera più frequente dopo la Germania. Il rapido processo di secolarizzazione in corso da anni nel Paese iberico non ha lasciato indifferente il Pontefice, sempre impegnato a spiegare a fedeli e non l’assoluta conciliabilità di fede e ragione. Non a caso, anche prima di diventare Benedetto XVI, Joseph Ratzinger - da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede - aveva visitato in sei occasioni la Spagna. La prima tappa del suo percorso spagnolo come Papa fu dunque Valencia, in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie. All’inizio di luglio, in città, le temperature superavano i 30 gradi. Ma il Papa volle comunque modificare la sua agenda iniziale, per visitare la stazione della metropolitana dove - pochi giorni prima - in un incidente avevano perso la vita 43 persone. Di fronte a centinaia di migliaia di persone - coppie, madri, padri e bambini, ma anche tanti nonni - Benedetto XVI ricordò poi che «il matrimonio e la famiglia» sono «istituzioni insostituibili e non ammettono altre alternative». Oggi più che mai, disse, la famiglia cristiana ha «una missione nobilissima e ineludibile»: trasmettere la fede ai propri figli. Quel messaggio, nella Spagna del 2006, risuonò ancora più forte rispetto ad una serie di polemiche leggi che il governo di José Luis Rodriguez Zapatero aveva iniziato a varare, dal matrimonio fra persone dello stesso sesso al cosiddetto divorzio express.La seconda visita fu da «pellegrino della fede». Era il 6 novembre del 2010 e il Papa giunse a Santiago di Compostela per l’Anno santo compostelano. «Vengo come pellegrino», disse, con lo «stesso amore per Cristo che spingeva l’apostolo Paolo ad affrontare i suoi viaggi, con l’anelito di arrivare anche in Spagna». Anche in quell’occasione Benedetto XVI mise l’accento sul laicismo e la secolarizzazione, con radici molto lontane: «Questo scontro fra fede e modernità si realizza oggi di nuovo, in modo vivace, in Spagna». Il viaggio proseguì il giorno dopo a Barcellona: il 7 novembre il Papa consacrò finalmente come Basilica minore la Sagrada Familia, capolavoro d’arte e fede del catalano Antonio Gaudì. E proprio di fronte a quella meravigliosa opera umana, tornò ad insistere su un punto chiave del suo magistero: «Gaudì fece qualcosa che è uno dei compiti più importanti oggi: superare la scissione fra coscienza umana e coscienza cristiana» e «fra bellezza delle cose e Dio come bellezza».L’ultima volta in Spagna di Benedetto XVI è stata nell’agosto del 2011 (18-22), per incontrare i quasi due milioni di ragazzi arrivati a Madrid per la Giornata mondiale della gioventù. Sono tanti i momenti toccanti che tornano alla memoria, dalla Puerta di Alcalà alla confessione nel Parco del Retiro, dalla visita ai disabili alla notte di vigilia, quando un’improvvisa (ma tipica) "tormenta" estiva si rovesciò in forma di pioggia sui ragazzi riuniti a Cuatro Vientos. A loro il Papa disse di non «lasciarsi sedurre da false promesse di uno stile di vita senza Dio». A loro spiegò che «la fede non si oppone ai vostri ideali più alti, ma al contrario, li esalta e li perfeziona».
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