mercoledì 24 gennaio 2018
Don Robert Masinda, già impegnato a Noto, era appena rientrato in Africa per lavorare in una opera di cooperazione Cei. Lunedì era stato sequestrato dai guerriglieri
Don Robert Masinda

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E' stato liberato oggi don Robert Masinda, il sacerdote rapito lunedì dai guerriglieri ostili al governo della Repubblica Democratica del Congo. In particolare nelle città di Butembo e di Beni i gruppi armati hanno aumentato la loro violenza dopo varie iniziative di protesta promosse da laici cattolici di organismi ecclesiali delle diverse diocesi.

Oltre a creare il panico con scorribande tra la popolazione, lunedì avevano rapito don Robert Masinda, un sacerdote congolese, assieme ad altri cinque tecnici della fattoria didattica “Nino Baglieri”, un progetto di formazione alle tecniche di agricoltura e allevamento realizzato grazie ai fondi dell’otto per mille Cei e al gemellaggio con la diocesi di Noto.

Quattro delle persone rapite sono state ritrovate stamattina (una si è liberata, altre tre erano legate e rinchiuse in una capanna), mentre padre Robert Masinda e il suo collaboratore sono stati rilasciati in serata.

Padre Masinda è il sesto sacerdote rapito nella diocesi di Butembo-Beni dal 2012 ad oggi. L'uomo è molto conosciuto in Sicilia e soprattutto nella diocesi di Noto, sia per il gemellaggio con la diocesi di Butembo-Beni, sia perché è stato per parecchi anni vicario parrocchiale nella parrocchia del Santissimo Crocifisso di Rosolini.

Sono ancora nelle mani dei loro rapitori due sacerdoti rapiti il 16 luglio 2017 nella parrocchia di Maria Regina degli Angeli di Bunyuka, nella periferia di Butembo.

Anche la Cei aveva lanciato un appello per la liberazione del sacerdote: “Il sequestro di padre Robert Masinda - del clero della diocesi di Butembo-Beni - e di un suo collaboratore, è sintomatico del malessere che da molto tempo attanaglia la Repubblica Democratica del Congo. Si tratta dell’ennesimo sacerdote rapito in pochi anni, insieme a religiose e laici, in un contesto, quello del Kivu settentrionale, dove la stremata popolazione civile è sottoposta, quotidianamente, ad ogni genere di vessazioni da parte di innumerevoli formazioni armate - ricorda la Cei. A ciò si aggiunga la delicatissima situazione politica nazionale, segnata dalla repressione nei confronti di quei cattolici che lo scorso 31 dicembre hanno protestato, e continuano a farlo pacificamente, nei confronti di coloro che nel paese africano impediscono lo svolgimento delle elezioni”. Chiedendo “l'immediata liberazione dei prigionieri”, la Conferenza Episcopale Italiana “esprime la propria solidarietà alla Chiesa e al popolo congolese e si stringe attorno all'episcopato locale, implorando da Dio i doni della giustizia, della riconciliazione e della pace”.

Anche papa Francesco, a conclusione dell’udienza generale di oggi ha lanciato l’allarme esprimendo forte preoccupazione: “Rinnovo il mio appello perché tutti si impegnino ad evitare ogni forma di violenza. La Chiesa non vuole altro che contribuire alla pace e al bene comune della società”.

Il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, ha espresso la sua gioia per la liberazione di don Robert: «Abbiamo sperato e pregato molto perché questo accadesse. Altri preti congolesi nei giorni scorsi sono stati rapiti e di loro non si sa ancora niente. Occorre ora non fermarsi nell’aiuto che da cattolici dobbiamo dare dalla Chiesa congolese impegnata a combattere la buona battaglia della fede cristiana sui campi della democrazia, della giustizia, della dignità umana e dell’affrancamento dalla miseria. Sappiamo che queste rappresaglie sono gesti di ritorsione per il coraggio che i vescovi congolesi stanno esprimendo insieme al loro popolo con pacifiche manifestazioni per chiedere libere elezioni in quelle terre. Da parte nostra come Diocesi di Noto, gemellata con Butembo Beni vorremo dare ancor di più ritmo ai nostri progetti di sviluppo, attraverso l’impianto di una struttura di emodinamica nel Centro cardiologico “Pino Staglianò”, come anche l’impianto di una Centrale idroelettrica per la produzione del cacao su quelle terre. Per questo secondo progetto abbiamo già presentato domanda alla Cei che con grande generosità supporta i vescovi locali nelle loro iniziative di solidarietà».

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