mercoledì 28 ottobre 2015
Dopo il SInodo, parlano i responsabili delle associazioni:​ «Nella Relazione parole che preparano la svolta».
La misericordia è il nostro imperativo di Marina Corradi
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Ascoltare, discernere, accogliere, accompagnare. E, soprattutto, integrare. Alla luce di quel passaggio della Relatio finalis in cui, dopo aver spiegato perché ogni caso è diverso dall’altro, si dice che è «quindi compito dei presbiteri accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento, secondo gli insegnamenti della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo » (n.84). E il passaggio si conclude ribadendo che «una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno». Parole autorevoli perché sancite da due Sinodi e da altrettante consultazioni mondiali che – in attesa della valutazione del Papa che si esprimerà come e quando lo considererà opportuno – suscitano gioia e attese, sollevano interrogativi e desiderio di approfondire per cogliere il senso di riferimenti che sembrano segnare una svolta storica nell’atteggiamento della Chiesa verso le famiglie ferite. E sono proprio le associazioni dei separati e dei divorziati che, da sabato sera, quando la Relazione finale del Sinodo 2015, è stata divulgata, leggono e rileggono, sottolineando le prospettive di parole tanto dense di speranza. «Al punto 77 della Relazione – riflette  Ernesto Emanuele, presidente delle associazioni 'Famiglie separate cristiane' e 'Separati fedeli', 25 anni di impegno per conciliare separazione e fede – leggo 'ascoltare in silenzio' e mi si apre il cuore. La nostra associazione promuove da sempre tre 'A': ascolto, accoglienza e accompagnamento. Nel documento sinodale c’è tutto questo. Ma l’ascolto è senz’altro il punto più importante. Altrettanto fondamentale è capire con quali modalità si verificherà questo ascolto. Nello stesso paragrafo, citando l’Evangelii gaudium, si fa riferimento al dovere di 'imparare a togliersi i sandali' che, a nostro parere, vuol dire dedicare all’ascolto tutto il tempo necessario, con rispetto e attenzione per le sofferenze dell’altro». Emanuele sottolinea al proposito come troppo spesso, agli incontri dedicati ai separati, ci si limiti ad una breve presentazione autobiografica, e che spesso manchi il tempo per approfondire il senso del dramma che ciascuno sta vivendo.  «Perché solo con questa dedizione 'senza guardare l’orologio' – riprende il presidente dei 'Separati fedeli' – è possibile davvero quella valutazione 'caso per caso' in cui si parla nella Relazione, in particolare per il problema dei maltrattamenti. A questo proposito mi sarebbe piaciuto leggere che i maltrattamenti sono almeno di due casi, quelli fisici, assolutamente deprecabili, ma anche quelli psichici che creano danni inimmaginabili nei confronti del coniuge e dei figli, perché scavano solchi spesso incolmabili». Caso tipico quello del coniuge separato che non solo impedisce all’altro/a di vedere i figli, ma ne parla in modo negativo, costruendo così agli occhi dei piccoli un’immagine deteriore del genitore assente suo malgrado».  Anche Elio Cirimbelli, per oltre trent’anni responsabile dell’Asdi di Bolzano (Associazione separati e divorziati italiani), non nasconde la sua soddisfazione per quanto espresso nel documento sinodale: «Oggi acquistano tutto il loro significato le parole pronunciate dallo stesso papa Francesco: 'la bontà e la misericordia di Dio supera il nostri calcoli umani e non desidera altro che tutti gli uomini siano salvati'. Sono raggiante, perché ripenso ai miei trent’anni di incontri con separati e divorziati, ai miei trent’anni di speranza, e non posso che condividere tutto quello che i padri sinodali hanno deciso».  La soddisfazione nasce, evidentemente, dalla strada aperta dal documento sinodale. Ora va guardata con soddisfazione, a parere di Cirimbelli, la decisione di avviare un processo di discernimento caso per caso perché questo, tra l’altro, potrebbe offrire ai «partner di donne e uomini divorziati, che non avevano contratto alcun matrimonio, ma che venivano comunque considerati 'irregolari', di accostarsi nuovamente all’Eucaristia». In attesa, naturalmente delle decisioni del Papa, e delle modalità con cui verranno articolati i cammini di discernimento sotto la guida del vescovo.
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