lunedì 18 ottobre 2010
Una «festa della santità»: così ha definito Benedetto XVI  la  canonizzazione di sei beati a piazza San Pietro. «La liturgia di questa domenica - ha osservato il Papa - ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi».
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Una “festa della santità”: così ha definito Benedetto XVI la canonizzazione di sei beati a piazza San Pietro. “La liturgia di questa domenica – ha osservato il Papa - ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Talvolta noi ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita, che sia poco efficace. Perciò siamo tentati di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio. Gesù invece afferma che bisogna pregare sempre”. Prendendo spunto dal Vangelo odierno, sul giudice che non teme Dio e la vedova che gli chiede giustizia, il Pontefice ha invitato a non disperare mai, “ma insistere sempre nella preghiera”. E’ chiaro, ha precisato il Santo Padre, che “la preghiera dev’essere espressione di fede, altrimenti non è vera preghiera. Se uno non crede nella bontà di Dio, non può pregare in modo veramente adeguato”. La fede, dunque, “è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera. E’ quanto hanno fatto i sei nuovi santi che oggi vengono proposti alla venerazione della Chiesa universale: Stanislaw Soltys, André Bessette, Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, Mary of the Cross MacKillop, Giulia Salzano e Battista Camilla Varano”.Di ogni nuovo santo Benedetto XVI ha tratteggiato alcuni aspetti. San Stanislaw Kazimierczyk, religioso polacco del XV secolo, “può essere anche per noi esempio e intercessore. Tutta la sua vita era legata all’Eucaristia”. Dopo aver emesso i voti religiosi presso i Canonici Regolari, “lavorò come sacerdote, educatore, attento alla cura dei bisognosi. In modo particolare, però, era legato all’Eucaristia attraverso l’ardente amore per Cristo presente sotto le specie del pane e del vino; vivendo il mistero della morte e della risurrezione, che in modo incruento si compie nella Santa Messa; attraverso la pratica dell’amore al prossimo, del quale fonte e segno è la Comunione”.Fra André Bessette, originario del Quebec, in Canada, e religioso della Congregazione della Santa Croce, sperimentò molto presto la sofferenza e la povertà, che “lo hanno portato a ricorrere a Dio attraverso la preghiera e un'intensa vita interiore”. Tra i suoi pregi l’aver manifestato nella sua vita “una carità senza limiti” e l’aver sempre cercato di alleviare le sofferenze di chi si confidava con lui. Per lui credere significava “sottomettersi liberamente e per amore alla volontà di Dio”. Egli viveva “la beatitudine dei cuori puri” e per lui tutto parlava “di Dio e della sua presenzaMadre Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, da ragazza sotto la guida dei suoi padri spirituali gesuiti, decise di vivere “solo per Dio”. “Decisione mantenuta fedelmente – ha affermato Benedetto XVI – come ella stessa ha ricordato quando stava per morire”. Ella “visse per Dio e per quello che Lui più desidera: raggiungere tutti, portare a tutti la speranza, che non vacilla, e soprattutto a coloro che ne hanno più bisogno”. La nuova santa “contagiò” altre sorelle “a seguire Gesù e a dedicarsi all’educazione e alla promozione della donna”. Nacquero così “le Figlie di Gesù, che oggi hanno nella loro fondatrice un modello di vita molto alto da imitare, e una missione appassionante da proseguire nei molti paesi dove è arrivato lo spirito e l’anelito di apostolato di Madre Cándida”. È stata poi la volta di Madre Mary McKillop: “Per molti anni innumerevoli giovani in tutta l'Australia sono stati benedetti con insegnanti che erano ispirati dall'esempio coraggioso e santo di zelo, perseveranza e preghiera di Madre Mary McKillop”. Ella si dedicò “all’educazione dei poveri nel difficile e impegnativo terreno dell’Australia rurale, ispirando altre donne a unirsi a lei nella prima comunità femminile di religiose di quel paese”. Ella era partecipe delle “esigenze di ogni giovane affidato a lei, senza riguardo per lo stato o la ricchezza, fornendo formazione sia intellettuale sia spirituale”.“Nella seconda metà del secolo XIX, in Campania, nel sud dell’Italia – ha continuato il Papa -, il Signore chiamò una giovane maestra elementare, Giulia Salzano, e ne fece un’apostola dell’educazione cristiana, fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore di Gesù”. Madre Giulia comprese bene “l’importanza della catechesi nella Chiesa, e, unendo la preparazione pedagogica al fervore spirituale, si dedicò ad essa con generosità e intelligenza, contribuendo alla formazione di persone di ogni età e ceto sociale. Ripeteva alle sue consorelle che desiderava fare catechismo fino all’ultima ora della sua vita”. Santa Battista Camilla Varano, monaca clarissa del XV secolo, “testimoniò fino in fondo il senso evangelico della vita, specialmente perseverando nella preghiera. Entrata a 23 anni nel monastero di Urbino, si inserì da protagonista in quel vasto movimento di riforma della spiritualità femminile francescana che intendeva recuperare pienamente il carisma di santa Chiara d’Assisi”. Promosse “nuove fondazioni monastiche a Camerino, dove più volte fu eletta abbadessa, a Fermo e a San Severino”. “In un tempo in cui la Chiesa pativa un rilassamento dei costumi, ella percorse con decisione la strada della penitenza e della preghiera, animata dall’ardente desiderio di rinnovamento del Corpo mistico di Cristo”, ha concluso.
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