sabato 9 febbraio 2019
La Messa a San Giovanni in Laterano presieduta dal vicario di Roma e concelebrata dai cardinali Becciu, Kasper, Krajewski, Re e da numerosi vescovi. Il saluto di Impagliazzo
La Messa per i 51 anni di Sant'Egidio (Siciliani)

La Messa per i 51 anni di Sant'Egidio (Siciliani)

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La Comunità di Sant’Egidio compie 51 anni. E festeggia il suo compleanno con una liturgia presieduta dal cardinale Angelo De Donatis, vicario di Roma, della città che nel 1968 ha visto nascere la realtà ecclesiale fondata da Andrea Riccardi. La Basilica di San Giovanni in Laterano è colma di fedeli e amici. La Messa è concelebrata da quattro cardinali (Becciu, Kasper, Krajewski, Re) da una decina di vescovi e arcivescovi (tra cui Paglia, Zuppi, Spreafico, Marchetto, Tolentino de Mendonça), dal “viceministro degli esteri” vaticano monsignor Camilleri, e da numerosi sacerdoti. In prima fila, oltre a Riccardi e al presidente Marco Impagliazzo, siedono anche Gianni Letta con i ministri Trenta e Tria.

Nella sua accorata omelia il cardinale De Donatis parla di «anniversario di gioia». Ricorda come l’esperienza di Sant’Egidio – che raccolse giovani desiderosi di «seguire il Vangelo» per non «rimanere chiusi nei ragionamenti ideologici o nella rabbia corrosiva» del ’68 - è nata «in preghiera» ed è cresciuta «con la condivisione dell’ascolto della Parola». Il porporato sottolinea che proprio «nell’annuncio originario e puro della fede» sta «la forza della tensione missionaria e solidale» della Comunità. E cita papa Francesco nel recente viaggio negli Emirati Arabi Uniti per indicare nell’amore alla «fratellanza» la molla per «impegnarsi» a favore di una «società pacifica e fraterna».

«Come possiamo dirci cristiani», osserva De Donatis, senza un impegno a chinarsi «sull’uomo ferito»? «Sull’uomo ferito» che si incontra «nelle periferie della nostra città» dove Sant’Egidio già lavora per creare «reti di amicizia e di solidarietà che aiutano l’uomo e la donna spaesati di oggi a ritrovare una famiglia». «Sull’uomo ferito» che si incontra «nelle periferie del mondo», dove Sant’Egidio già «si offre come ponte di dialogo e di solidarietà per assicurare la dignità ad ogni creatura umana». Un impegno a chinarsi, aggiunge infine De Donatis, anche nelle acque del Mediterraneo, «ultimo approdo dei disperati in fuga da guerra, violenze di ogni tipo, schiavitù, oppressione, miseria crescente». E qui il pensiero del cardinal vicario si rivolge ai «corridoi umanitari», esperienza condivisa da Sant’Egidio con altre comunità cristiane non solo per «soccorrere doverosamente» questi «disperati», ma anche per «aprire strade e ponti che uniscono».

De Donatis chiude la sua omelia ringraziando la Comunità per l’impegno profuso «con gioia» nella diocesi di Roma. Lo fa invitando Sant’Egidio a continuare ad essere «in questa amata Chiesa un segno di unità e di comunione con tutti coloro che sentono la passione del Vangelo e operano per annunciare che il Signore Gesù è risorto e offre a ciascuno di noi la speranza di vita». Lo fa esortando i membri della Comunità a continuare ad essere «strumenti di pace e fraternità, anche qui, nella nostra Roma in trasformazione, nella città di Pietro che è assetata di verità e di solidarietà».

Al termine della celebrazione il saluto del presidente Impagliazzo, con il grazie al cardinal vicario per le «parole affettuose e piene di comprensione spirituale e umana della nostra storia». E con l’impegno a continuare a coltivare «l’arte del dialogo», con «un parlare vero e pacifico, nutrito di incontri». Con l’obiettivo di «realizzare un mondo più fraterno». E sempre con il conforto dell’«amicizia dei più poveri, da cui abbiamo sempre tanto da imparare».

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