lunedì 2 novembre 2009
La Costituzione apostolica sugli anglicani che vogliono entrare in comunione con la Chiesa cattolica verrà pubblicata la prossima settimana: lo ha confermato il cardinale Levada (Dottrina della fede). Smentite dalla Santa Sede le voci di ritardi nella stesura del testo legati a disaccordi sulla questione del celibato dei sacerdoti.
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Sono «speculazioni senza fondamento» quelle secondo cui ci sarebbe "disaccordo" sulla Costituzione apostolica riguardante gli Ordinariati personali per gli anglicani che entrano in piena comunione con la Chiesa cattolica. Disaccordo che, sempre secondo quelle speculazioni, sarebbe alla base del ritardo nella pubblicazione del documento.La smentita, piuttosto secca, a quanto scritto qualche giorno fa da Il Giornale è arrivata ieri dal direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi. Il riferimento è alle «osservazioni in apparenza bene informate di un giornalista italiano», secondo il quale i ritardi sarebbero dovuti «a qualcosa di più che a mere ragioni "tecniche"», nella fattispecie a una «grave questione sostanziale... se il celibato sarà o meno la norma per il futuro clero nominato in base a questo provvedimento».La replica è affidata al cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che lo scorso 20 ottobre aveva dato annuncio della Costituzione apostolica. Il porporato, annunciando che la Costituzione sarà come previsto pubblicata la prossima settimana, torna a spiegare che il tempo intercorrente tra la presentazione e la pubblicazione – ossia il ritardo – «è puramente tecnico, nel senso che si vuole assicurare la coerenza del linguaggio canonico e dei riferimenti». In proposito, egli cita i due paragrafi dell’articolo VI della Costituzione nei quali – nella traduzione de L’Osservatore Romano dall’originale inglese – si legge: «Paragrafo 1. Quanti hanno servito come diaconi, sacerdoti o vescovi anglicani e che possiedono i requisiti stabiliti dal diritto canonico e non sono ostacolati da irregolarità o da altri impedimenti possono essere accettati dall’Ordinario come candidati agli Ordini Sacri nella Chiesa cattolica. Nel caso dei ministri sposati devono essere osservate le norme stabilite nella Lettera Enciclica di Papa Paolo VI Sacerdotalis coelibatus, n. 42 e nella Dichiarazione In June. I ministri non sposati devono osservare la norma del celibato sacerdotale del Codice di diritto canonico canone 277, paragrafo 1».Il paragrafo 2: «L’Ordinario, in piena osservanza della disciplina del celibato sacerdotale nella Chiesa Latina, di norma (pro regula) ammetterà all’ordine presbiterale solo uomini celibi. Può anche chiedere al Romano Pontefice, in deroga al canone 277, paragrafo 1, l’ammissione di uomini sposati al presbiterato caso per caso, secondo criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede».L’articolo in questione, rileva ancora Levada, «va inteso come coerente con la pratica attuale della Chiesa, in cui ex ministri anglicani sposati possono essere ammessi al ministero sacerdotale nella Chiesa cattolica caso per caso». Quanto ai futuri seminaristi, «è stato considerato meramente ipotetico il fatto che potrebbero esserci alcuni casi nei quali si potrebbe chiedere una dispensa dalla norma del celibato. Per questo motivo, criteri oggettivi su qualsiasi possibilità – per esempio, seminaristi sposati già in preparazione – devono essere elaborati congiuntamente dall’Ordinariato Personale e dalla Conferenza episcopale e sottoposti alla Santa Sede per l’approvazione».A Londra intanto il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster, in una conferenza sul futuro del dialogo tra cattolici e anglicani ha ricordato che «ci sono gravi problemi che il movimento ecumenico deve ancora affrontare e, nonostante i progressi molto incoraggianti, la strada da percorrere è lunga e piena di ostacoli».
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