venerdì 7 agosto 2015
Il monito di Papa Francesco ricordando che le tensioni e i conflitti vanno affrontati con il rispetto e il dialogo. E cita il dramma dei Rohinja.  
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Nel corso dell’udienza di questa mattina ai giovani del “Movimento Eucaristico Giovanile” (Meg), papa Francesco, rispondendo a braccio alle domande di presenti, tra cui una formulata da un indonesiano, ha trattato vari argomenti e si è nuovamente soffermato sul fenomeno dell’immigrazione, ribadendo che respingere in mare chi scappa da un Paese all’altro in cerca di accoglienza, come è avvenuto con i “profughi rohingya” in fuga dal Myanmar,  è una forma di guerra, di violenza e di uccisione.

 

Durissime, dunque, le parola del papa: "Pensiamo a quei nostri fratelli Rohingya che sono stati cacciati via da un Paese, da un altro, da un altro, vanno sul mare, quando arrivano a un porto, a una spiaggia, gli danno un po' d'acqua, un po' da mangiare e li cacciano via sul mare, questo è un conflitto non risolto, questo è guerra, questo si chiama violenza, si chiama uccidere". Il papa si riferiva questa etnia di migranti respinti, nelle scorse settimane, da Birmania, Malesia, Thailandia e Indonesia. Ma chi sono i Rohingya? Un gruppo etnico, di religione islamica, con origini molto incerte. Indigeni dello stato di Rakhine o immigrati musulmani che si sono trasferiti dal Bangladesh in Birmania durante il periodo del dominio britannico? Una cosa è certa: secondo vari rapporti delle Nazioni Unite i Rohingya sono una delle minoranze più perseguitate nel mondo. 800mila di loro vivono in Myanma e molti altri in campi profughi in Bangladesh, nella più assoluta povertà. Francesco ha invitato tutti ad affrontare con lo “spirito giusto”, quello del rispetto e del dialogo, le tensioni e i conflitti che si manifestano sia nella vita personale che in quella sociale. Non è mancato il ricordo del papa anche ai cristiani del Medio oriente e alle altre minoranze religiose perseguitate. “Le minoranze religiose, i cristiani … non solo non sono rispettati, ma tante volte sono uccisi, perseguitati… Perché? – si è chiesto il Papa –. Perché non si rispetta la loro identità. Nella nostra storia, sempre ci sono stati conflitti di identità religiosa, per esempio, che venivano fuori per non rispettare l’identità dell’altra persona. 'Ma, questo non è cattolico, non crede in Gesù Cristo …' – 'Rispettalo. Cerca che cosa buona ha. Cerca nella loro religione, nella loro cultura, i valori che ha. Rispetta'. Così i conflitti si risolvono con il rispetto dell’identità altrui”. E infine la realistica conclusione di Francesco: "Soltanto in paradiso non ci saranno i conflitti". "Cosa sarebbe una famiglia, una società senza conflitti? Sarebbe un cimitero, perché soltanto nelle cose morte non ci sono conflitti e tensioni".

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