martedì 23 luglio 2013
​Oggi la Messa d’apertura sulla spianata di Copacabana. L’arcivescovo Tempesta: «Vogliamo che l’entusiasmo dei giovani per questa esperienza di fede da qui si propaghi in tutto il mondo». Il sindaco Paes: «La città sta sperimentando l’energia di un appuntamento che mostra ciò che siamo».
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​Quel che si può dire per ogni metropoli di questo mondo – ovvero che è una città con molte altre città dentro – per Rio de Janeiro vale al cubo. Una semplice osservazione rivela un “segreto” che è alla luce del caldo sole invernale: i piani sociali e umani si mescolano in modo inestricabile, la città che ha accolto il Papa ieri sera in uno dei suoi dolci crepuscoli è un tappeto che intreccia fili di ogni estrazione, nessuno inutile o sbagliato se l’effetto finale è quello che sta già “parlando” ai giovani della Gmg. Il Cristo simbolo di Rio – e della Giornata – apre le braccia su tutti, come la Croce che ha accolto il Papa al suo arrivo ieri sera a Rio. E tutti qui si sentono istintivamente capiti dal Papa, non solo per prossimità latinoamericana. «Il Santo Padre è vicino alla gente, porta una parola che unisce – riassumeva ieri mattina il portavoce della Gmg, padre Marcio Queiroz, per le centinaia di giornalisti di tutto il mondo che al Media Center nel Forte militare di Copacabana lo incalzavano sulle divisioni e le diseguaglianze nel Paese –. La gioventù è un grande mosaico di occasioni che il Signore offre al mondo. Anche i conflitti e le divergenze fanno parte del disegno di Dio, ma la Chiesa è qui con i giovani per costruire un mondo dove prevale la speranza, la rigenerazione a partire dal Vangelo. Il Papa viene per i poveri? Sì, per i poveri in spirito». Si sa: la Giornata mondiale è una questione di disposizione interiore, assai prima che di categorie sociologiche. Per questo la città che ieri sera ha accolto il «primo pellegrino della Gmg», come l’ha definito l’arcivescovo Orani Tempesta, e che oggi vedrà finalmente avviarsi la XXVIII edizione con la Messa d’apertura celebrata dallo stesso presule carioca sulla meravigliosa spianata marina di Copacabana, pare il teatro ideale per cogliere l’eterna forza del lievito cristiano: cambia il mondo se cambi tu. «Siamo tutti con il cuore aperto ad accogliere ogni giovane – ha detto Tempesta, sempre molto comunicativo, ai media internazionali –. Il Papa viene a condividere le attese dei giovani per un mondo più umano e più giusto. Questo cambiamento è il desiderio più profondo di tutta la Chiesa brasiliana, che si è molto impegnata per l’evento. Vogliamo che l’entusiasmo dei giovani per questa grande esperienza di fede da qui si propaghi in tutto il mondo». Un effetto garantito solo da un’eco all’altezza, e in effetti qui a Rio al visitatore sembra che le emozioni e i pensieri viaggino a velocità doppia. Un’onda che si propaga da un giovane all’altro come le onde dell’oceano, e che per una misteriosa sintonia li ha dapprima fatti riversare a decine di migliaia sul lungomare da oggi cuore della Giornata mondiale e poi, quasi all’improvviso, li ha richiamati altrove, lungo il percorso della jeep del Papa. Tutti quelli che fermi ti dicono che sono qui per lui, Francesco è entrato dritto nei loro cuori prima ancora che lo potessero vedere di persona. Rio da ieri mattina e fino all’annunciarsi dell’aereo papale sul cielo della metropoli ha come trattenuto il respiro, pronta a sciogliersi in una commovente esplosione di gioia perché avere il Papa qui, per il primo viaggio internazionale del suo pontificato, è «motivo di grandissimo orgoglio per la gente», come ha spiegato il sindaco Eduardo Paes. «La mia città sta già sperimentando l’energia della Gmg – ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa –. È bello vedere i giovani che parlano con la popolazione, e che noi possiamo condividere col mondo ciò che siamo». È solo l’anteprima di ciò che attende la metropoli carioca (l’anno prossimo i Mondiali di calcio, nel 2016 le Olimpiadi). Ma dentro la settimana che si è appena aperta c’è quel che conta davvero, e non la contabilità del dare e avere che governa (purtroppo) anche gli eventi sportivi. «Il Papa mi ha detto che si sentirà a casa sua», ha riferito Tempesta alla stampa. Una convinzione che l’approccio dei giovani a questa Giornata mondiale conferma: sarà per la dominanza dei latinoamericani (ma anche gli italiani fanno la loro bella figura, con l’entusiasmo genetico che ci rende forse i più “latinos” degli europei), ma le aspettative consuete verso la Giornata mondiale sommate al desiderio incontenibile di vedere papa Francesco e alla straordinarietà della cornice ambientale rendono questa Gmg unica ancor prima che consumi il suo atto d’esordio. Sotto sotto, però, i giovani sanno che non sono qui solo per una gigantesca festa globale: «Cristo ci chiama, “Venite amici miei” – dice il ritornello dell’inno ufficiale –, Cristo ci invia, “Siate missionari!”». Chiamata e mandato: da oggi a Rio de Janeiro si parlerà di questo.
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