giovedì 2 maggio 2013
L’annunciata visita del primo Papa latinoamericano ha impresso un’accelerazione alle adesioni e ai preparativi. Tra ruspe al lavoro e organizzazione della logistica, la città si prepara all’incontro di luglio.
COMMENTA E CONDIVIDI
«Abbiamo tanto pregato. E, alla fine, il Signore ci ha ascoltato». La signora Vera Lúcia guarda con incredula emozione il braccio meccanico della ruspa mentre ferisce la terra rossiccia di Guaratiba. Sono tanti gli enormi insetti d’acciaio sparsi per questa radura infinita che si estende per 26mila metri quadrati, più o meno la superficie di quattro campi da calcio. Vera Lúcia li attendeva da tempo. «Tanto, troppo», afferma con evidente risentimento. Per anni, l’estremità occidentale di Rio de Janeiro è rimasta in uno stato di semi abbandono. Mentre si attraversa l’enorme sterrato incolto, dove non arriva la strada e le auto hanno smesso di passare per non restare impantanate in qualche buca, è difficile ricordarsi di essere sempre nella Cidade maravilhosa. Le luci di Copacabana e Ipanema sono distanti molto più delle decine di chilometri che le separano geograficamente da Guaratiba. «Spostarci era diventato un incubo: chilometri e chilometri a piedi, sotto il sole o la pioggia. Guidare in questa pietraia è impossibile». Ora, però, qualcosa sta cambiando: le ruspe ingoiano i sassi e risputano asfalto. E nel giro di tre settimane – dicono dal governo – un manto di bitume corvino e vellutato coprirà l’intera area. I residenti di Guaratiba lo definiscono, senza ironia, il «miracolo della Giornata mondiale della gioventù» che fra 84 giorni (dal 23 al 28 luglio) galvanizzerà Rio. Gli organizzatori attendono tra i due milioni e mezzo e i tre milioni di ragazzi. Un bagno di folla. Il picco si dovrebbe raggiungere nelle ultime due giornate, quando la spianata di Guaratiba – precisamente i campi di Vila Mar e Mato Alto, ribattezzati «Campo della fede» – ospiterà la veglia e la successiva Messa di papa Francesco. Da qui l’urgenza delle autorità di asfaltare le vie d’accesso. I preparativiÈ un fremere di attività a Rio in vista della Giornata. Che la prefettura ha definito «la sfida più ardua» per la metropoli carioca. Perfino più dei Mondiali del prossimo anno e delle Olimpiadi del 2016. La quantità di partecipanti durante questi ultimi «è prevedibile. E, pertanto, più gestibile. Per la Giornata, invece, il numero di pellegrini cresce esponenzialmente con l’approssimarsi della data. Nessun luogo al mondo è preparato per un evento di tali proporzioni», spiega Leonardo Maciel, presidente di Rio Eventi, l’impresa della Prefettura responsabile dell’organizzazione. Le cifre, del resto, sono da capogiro: già 200mila iscritti da 163 Paesi, 60mila volontari, 52mila contatti Facebook, 800mila utenti Twitter. «Che sono pochissimi e, al contempo, tantissimi», aggiunge suor Graça Maria, che si occupa dell’alloggio dei partecipanti. «I ragazzi – dice la religiosa – tendono a iscriversi all’ultimo, dunque nei prossimi mesi avremo tutto il tempo per vederli aumentare a dismisura. D’altra parte, abbiamo ancora molte questioni da definire».L’ospitalitàPrima di tutto, l’ospitalità dei pellegrini. Per il momento, privati e istituzioni hanno messo a disposizione 250mila posti letto, soprattutto nei quartieri di Campo Grande, Santa Cruz e Barra. In aggiunta, l’amministrazione concederà 537 scuole per ricevere i giovani. L’ultimo gesto di solidarietà è arrivato dall’associazione dei magistrati di Rio che hanno offerto la loro sede per l’accoglienza dei pellegrini. Il Comitato organizzatore locale (Col) della Giornata, in ogni caso, vuole arrivare ad almeno 800mila posti. Per questo, le parrocchie cittadine stanno moltiplicando gli appelli ai fedeli affinché aprano le porte delle loro case, afferma padre Henrique Jorge Diegues, parroco di San Giuda Taddeo. Nell’ultima omelia, il sacerdote non ha esitato a domandare: «Volete forse che i giovani dormano nelle piazze?». Per sensibilizzare i cittadini carioca al valore dell’accoglienza, la Gmg ha appena cominciato un «road show»: un gruppo di attori percorre Rio a bordo di un pullman, fermandosi nei luoghi pubblici. Là viene inscenata una rappresentazione sulla routine delle famiglie che ospitano i pellegrini. «È un’esperienza bella e importante. L’ho provata nel 1997 quando, durante la visita di papa Giovanni Paolo II, ospitai un vescovo uruguayano – racconta Rosa Maria –. Per questo ho deciso di offrire la mia camera per la Gmg. Non è molto, la casa è piccola. Il mondo, però, è un ingranaggio, alla fine ogni contributo è necessario». Trasporti e sicurezzaAltra questione rovente è quella del trasporto: si attende ancora la consegna dei 20mila nuovi bus confezionati per spostare i pellegrini da un luogo all’altro. Nei bunker del ministero della Difesa, invece, si trova già il sistema di artiglieria antiaerea appena acquistato dal governo per garantire la sicurezza del Papa e dei partecipanti alla Gmg. Un compito non da poco dato l’alto tasso di criminalità. Che dilania il Paese, accanendosi sulle fasce più deboli. Appena due giorni fa, il Centro nazionale di difesa dei diritti umani ha lanciato l’allarme sugli assassinii sospette di 195 senzatetto. Si teme una «pulizia sociale» da parte degli squadroni della morte, fenomeno purtroppo non nuovo in Brasile. Si teme che il crimini approfitti dei grandi eventi – a cominciare dalla Gmg – per colpire. La presidente Dilma Rousseff e i suoi consiglieri ci lavorano da tempo. L’attentato di Boston, ora, ha fatto salire il livello di allerta. Gli abitanti di Guaratiba, però, non sembrano preoccupati: «Pregheremo tanto perché non accada niente di brutto. Se ha funzionato per l’asfalto…».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: