martedì 8 aprile 2014
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Quale futuro si prospetta per l’ora di religione nella scuola di domani, la scuola 2.0? Fatta oggetto di critiche, dell’ora di religione si torna a parlare, com’è accaduto anche di recente per il messaggio dei vescovi italiani a studenti e famiglie perché al momento dell’iscrizione optino per avvalersi di questo insegnamento che – ne sono sempre più convinto – non può non entrare a far parte del bagaglio culturale delle giovane generazioni. C’è però un altro fattore che dobbiamo prendere in considerazione quando si parla di ora di religione a scuola, cioè il cambiamento in atto nei bambini e negli adolescenti che si presentano oggi sui banchi di scuola. È evidente che gli alunni che ci troviamo davanti ogni giorno arrivano in classe carichi di «attese» che spesso vengono «disattese» perché la scuola (e anche l’ora di religione) nella maggioranza dei casi appare lontana dal loro mondo, non è più un ambito dove si fanno scoperte perché l’apprendimento – dicono i pedagogisti – avviene in gran parte per via informale. Specialmente tra i 6 e i 13 anni quelli che vengono chiamati «nativi digitali» manipolano la tecnologia e vorrebbero spazi tecnologici anche a scuola dove invece si ritrovano per ore su libri, quaderni e voci noiose degli insegnanti. La scuola se ne sta accorgendo e ha introdotto Lim, Tablet e Classi 2.0. Come si colloca l’insegnamento della religione in questo panorama nuovo? La sfida dell’ora di religione rimane la stessa di sempre: fare «Cultura cattolica» con la «C» maiuscola, ma oggi necessariamente con una metodologia e un approccio diversi dal passato, grazie all’uso di tutti quegli strumenti che la tecnologia offre. La strada è quella che alcuni docenti di religione hanno già intrapreso: l’introduzione di una didattica interattiva e multicanale che non tralascia niente dei contenuti dell’Intesa ma lo fa con una metodologia al passo con i tempi. Inoltre non tutti hanno capito che l’uso della tecnologia in classe è una risorsa non solo per i ragazzi ma anche per i docenti. Alcuni di loro, non più giovanissimi, hanno avuto il coraggio di rimettersi in discussione e oggi vanno a scuola felici di sperimentare una didattica nuova e in grado di ricostruire un rapporto significativo con i loro alunni.Anche l’ora di religione deve perdere quella patina di vecchio trasformandosi in una materia all’avanguardia rispetto ad altre materie, e spesso anche alla scuola stessa. L’esperienza di una didattica della religione 2.0 potrebbe essere trasferita anche nell’ambito dell’essere educatori cattolici al tempo del Web. I docenti di religione che hanno cominciato a percorrere questa strada si sono organizzati già da tempo: su Facebook esiste un gruppo «insegnanti di religione cattolica 2.0» che conta 1.800 iscritti e ha messo in contatto persone ed esperienze da tutta Italia.
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