venerdì 5 giugno 2009
Benedetto XVI ha concesso maggiori facoltà di intervento alla Congregazione per il clero per quei preti che violano il voto di castità in vario modo o che si sposino anche civilmente. A spiegarle il segretario, monsignor Piacenza, in un'intervista a Radio Vaticana.
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Benedetto XVI ha deciso di concedere alla Congregazione vaticana per il clero nuovi poteri («facoltà speciali») per procedere contro quei sacerdoti che si macchiassero di colpe particolarmente gravi. E lo ha fatto col fine pastorale di evitare lo scandalo dei fedeli, specialmente dei più semplici tra loro, e di difendere la buona fama di quei sacerdoti, e sono la stragrande maggioranza, che svolgono «fedelmente il proprio ministero». Rimangono di competenza della Congregazione per la dottrina della fede i cosiddetti «delicta graviora», i «delitti più gravi» che comprendono quello contro il sesto comandamento («non commettere atti impuri») commesso da un chierico con un minore di diciotto anni. La notizia era trapelata mercoledì con un dispaccio del Catholic News Service, l’agenzia stampa dell’episcopato Usa, che aveva riportato anche alcuni commenti del cardinale Claudio Hummes, prefetto del dicastero. Ieri, a complemento delle dichiarazioni del porporato brasiliano, il notiziario della Radiovaticana ha mandato in onda una intervista all’arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione, il quale ha voluto subito specificare che le nuove facoltà concesse alla Congregazione non implicano «una semplificazione delle procedure» o «una procedura semplificata», ma costituiscono «uno strumento giuridico in continuità e coerenza con il diritto canonico vigente». E che non si applicheranno «automaticamente», ma «solo in taluni e ben circostanziati casi, a prudente giudizio della Sede Apostolica».«Si deve purtroppo rilevare – spiega Piacenza – che talvolta si possono verificare situazioni anche di grave indisciplina da parte del clero, nelle quali i tentativi di superamento posti in atto non risultano efficaci e la situazione rischia di protrarsi eccessivamente, con grave scandalo dei fedeli e danno al bene comune». Ed è proprio «nell’intento di voler promuovere l’attuazione di quella «salus animarum» («la salvezza delle anime»), che è suprema legge della Chiesa», che lo scorso 30 gennaio il Papa «ha concesso alla Congregazione per il clero alcune facoltà speciali», peraltro già concesse in precedenza anche ad altri dicasteri, come ad esempio a quello per la dottrina della fede e a Propaganda Fide per i territori di missione. Questa decisione papale è stata portata a conoscenza dell’assemblea plenaria della Congregazione per il clero che si è celebrata a Roma il 16-18 marzo scorso, e i primi di aprile una lettera che illustrava le nuove facoltà è stata inviata dal dicastero ai nunzi apostolici affinché ne informassero i vescovi latini dei territori di diritto comune. Ma nello specifico, in cosa consistono queste nuove facoltà? Monsignor Piacenza ne elenca tre. «Innanzitutto – spiega – la facoltà di trattare i casi di dimissione dallo stato clericale "in poenam" ("come pena"), con relativa dispensa da tutti gli obblighi decorrenti dall’ordinazione, di chierici che abbiano attentato al matrimonio anche solo civilmente e che ammoniti non si ravvedano e continuino nella condotta di vita irregolare e scandalosa; e di chierici colpevoli di gravi peccati esterni contro il sesto comandamento». «Inoltre – aggiunge il segretario della Congregazione per il clero – la speciale facoltà di intervenire per infliggere una giusta pena o penitenza per una violazione esterna della legge divina o canonica; in casi veramente eccezionali ed urgenti, e di mancata volontà di ravvedimento da parte del reo, si potranno anche infliggere pene perpetue, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, qualora le particolari circostanze lo richiedessero». «Naturalmente – specifica Piacenza – ogni eventuale caso dovrà essere istruito per mezzo di un legittimo procedimento amministrativo, salvo il diritto di difesa che deve essere sempre garantito». In pratica, con queste due nuove "facoltà speciali", la Congregazione potrà, nei casi indicati, dimettere dallo stato clericale per semplice via amministrativa e senza un processo penale. E ciò sia perché non tutte le diocesi hanno uomini e mezzi per potersi dotare di tribunali adeguati alla bisogna e sia perché può succedere che lo scandalo procurato sia tale che è realmente necessario procedere con estrema urgenza. La terza facoltà speciale segnalata dal segretario della Congregazione per il clero è infine quella «di dichiarare la perdita dello stato clericale, dei chierici che abbiano abbandonato il ministero per un periodo superiore ai cinque anni consecutivi, e che persistano in tale assenza volontaria ed illecita dal ministero». Negli ultimi anni infatti si sono verificati casi di sacerdoti che hanno abbandonato il ministero e non hanno fatto più sapere nulla.Monsignor Piacenza ha voluto comunque sottolineare che tutto ciò non implicherà nessun automatismo nei tempi e che tutto sarà vagliato caso per caso e «sempre per situazioni gravi». Insomma: «Nessun automatismo, ma vaglio e vaglio rigoroso!».
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