martedì 22 dicembre 2015
Il presepe, dedicato all’esodo biblico cui stiamo assistendo ormai da diversi anni, vuol essere un segno tangibile, ma anche una sollecitazione all’accoglienza, all’inclusione dei fratelli stranieri che scappano dalle guerre e dalla carestia.
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Un presepe per “chiedere a Lui il dono della speranza. Per chi è caduto. Per chi si sente sommerso. Per chi ha paura. Per chi semplicemente arranca giorno per giorno. Per chi sa dove andare e desidera arrivarci. Per chi vuole avere Lui sulla sua barca come compagno di viaggio”. GENOVA Un presepe “particolare per ricordare a noi in che acque navighiamo” e per non dimenticare la tragedia dei migranti. Lo ha realizzato don Valentino Porcile, parroco della chiesa della SS. Annunziata di Genova Sturla, utilizzando la prua di una barca, un vero gozzo spezzato a metà, posizionata al di sotto dell’altare della chiesa. A fianco è stato allestito un piccolo presepe con le statuine sistemate su una piccola spiaggia di sabbia e ciottoli. Una installazione realizzata per non dimenticare “le vite spezzate di chi, qui da noi, non ce l’ha fatta a resistere” e “le vite stroncate di chi è partito da terre lontane, disperato, e nel mare ha trovato la tomba, o ha perso una persona cara”, ha scritto il parroco su Facebook dove ha pubblicato anche alcune immagini.

“Un presepe per ricordare che Cristo su una barca ha fatto alcune delle cose più importanti. E per vedere in questi giorni di Natale che Lui, a differenza di tanti, nelle nostre acque ci ha voluto navigare, fino a spezzarsi, fino al dono supremo”. Un presepe per “chiedere a Lui il dono della speranza. Per chi è caduto. Per chi si sente sommerso. Per chi ha paura. Per chi semplicemente arranca giorno per giorno. Per chi sa dove andare e desidera arrivarci. Per chi vuole avere Lui sulla sua barca come compagno di viaggio”. Ma Dio, ha concluso don Porcile, “è Misericordia” e “non abbandona mai”. “Quando tutto sembra perso Lui il buon Dio è ancora con te. E da te vuole ripartire”. RIMINI Ogni anno Caritas e Migrantes della diocesi di Rimini promuovono la Mostra dei presepi dal mondo. 20mila persone sono accorse a visitarla l'anno scorso. Si tratta di una occasione di riflessione, conoscenza e interscambio religioso e culturale che viene proposto alla città per far crescere il sentimento di fraternità e allontanare le barriere di intolleranza che sempre più spesso si affacciano nella società civile. Il primo presepe che si incontra è quello fatto di pane; richiama tutti noi ad una realtà che anche a Rimini vede tante famiglie in difficoltà anche solo per fare la spesa e nello stesso tempo è segno della solidarietà e dell'amore di Gesù per noi: lo spezzare il pane della condivisione e della Eucarestia.

Una trentina di gruppi di immigrati presentano il loro presepe. Vengono poi esposti circa 300 presepi provenienti da tutto il mondo. Ogni comunità attraverso il proprio presepe vuole far conoscere alla città di Rimini il proprio paese d’origine, la cultura, l’economia, la vita sociale e religiosa. Presepi fatti con ogni genere di materiale: legno d’ulivo, lana, bottiglie di plastica, sughero, sassi del Marecchia, canne di bambù e materiale da riciclo. Presepi che raccontano dei laboratori nei quali vene data un’opportunità di lavoro e di vita ai ragazzi di strada in Zambia o alle ragazze di una missione in Etiopia. Raccontano, attraverso i presepi del progetto Sprar (vale a dire l'accoglienza profughi) e dell'Ufficio Missionario, i viaggi della speranza e i morti in mare. Presepi che raccontano le storie del Perù, dell’Ucraina, della Bulgaria, delle Filippine, della Colombia, del Senegal, dell’Eritrea e dell’Equador, dell’Afganistan e del popolo Sinti, del Messico della Nigeria e dell'Albania. 

La mostra resterà aperta fino al 6 gennaio 2015 tutte le mattine dalle 9,30 alle 12,30 ed i pomeriggi dalle 15,30 alle 19.

 

LAMEZIA La rappresentazione della Natività è quella classica, con la grotta, i pastori, la Madonna e San Giuseppe che stanno vicino al Bambinello. Ma proprio di fronte alla Sacra Famiglia c’è un angolo particolare, un pezzo di mare illuminato da un faro e, sulla riva delle sagome che rappresentano i tanti disperati che a ritmo continuo sbarcano sulle nostre coste e che vengono salvate da volontari e forze dell’ordine. Statuine che raffigurano quegli uomini e quelle donne che, in questi ultimi anni, in milioni sono scappati dall’Africa e dal Medio Oriente per avventurarsi in mare, in cerca di una “terra promessa”.

“Il presepe che abbiamo realizzato - spiega il parroco don Antonio Brando - è stato dedicato alla complessa problematica dei migranti che coinvolge tutta la comunità internazionale; una tragedia immane, un caso umanitario che non può lasciarci indifferenti”. Nella particolarissima rappresentazione della Natività “anche i migranti - sottolinea don Antonio - insieme a chi li va a salvare e ai pastori che popolano l’ambientazione d’epoca, tutti si incamminano verso la grotta verso la salvezza e la pace”.

Il presepe, dedicato all’esodo biblico cui stiamo assistendo ormai da diversi anni, vuol essere un segno tangibile, una forte sollecitazione all’accoglienza, all’inclusione dei fratelli stranieri che scappano dalle guerre e dalla carestia. Un’accoglienza nel segno del perdono, della riconciliazione come lo stesso Papa Francesco spesso ripete.

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