lunedì 14 dicembre 2009
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“Il senso e il gusto della gioia cristiana” è “così diversa da quella del mondo”. Lo ha detto, ieri, Benedetto XVI, prima di guidare la recita dell'Angelus da piazza S. Pietro, nella terza domenica d'Avvento. “In questa domenica, secondo una bella tradizione – ha ricordato il Papa -, i bambini di Roma vengono a far benedire dal Papa le statuine di Gesù Bambino, che porranno nei loro presepi”. Per il Pontefice è “motivo di gioia” sapere che nelle famiglie “si conserva l’usanza di fare il presepe”, ma, ha avvertito, “non basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto importante. Bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepe rappresenta, cioè l’amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà”. È ciò, ha affermato il Santo Padre, che “fece san Francesco a Greccio: rappresentò dal vivo la scena della natività, per poterla contemplare e adorare, ma soprattutto per saper meglio mettere in pratica il messaggio del Figlio di Dio, che per amore nostro si è spogliato di tutto e si è fatto piccolo bambino”. La benedizione dei “Bambinelli” “ci ricorda che il presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia. Questa non consiste nell’avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene”. Di qui l'invito a guardare il presepe: “La Madonna e san Giuseppe – ha dichiarato Benedetto XVI - non sembrano una famiglia molto fortunata; hanno avuto il loro primo figlio in mezzo a grandi disagi; eppure sono pieni di intima gioia, perché si amano, si aiutano, e soprattutto sono certi che nella loro storia è all’opera Dio, il quale si è fatto presente nel piccolo Gesù”. E i pastori? “Quel neonato – ha osservato - non cambierà certo la loro condizione di povertà e di emarginazione. Ma la fede li aiuta a riconoscere nel 'bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia', il 'segno' del compiersi delle promesse di Dio per tutti gli uomini 'che egli ama', anche per loro!”. La “vera gioia” consiste, allora, nel “sentire che la nostra esistenza personale e comunitaria viene visitata e riempita da un mistero grande, il mistero dell’amore di Dio. Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore e di verità: abbiamo bisogno di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore, e risponde alle nostre attese profonde. Questo Dio si è manifestato in Gesù, nato dalla Vergine Maria”. Perciò, ha concluso il Papa, “quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo. Preghiamo perché ogni uomo, come la Vergine Maria, possa accogliere quale centro della propria vita il Dio che si è fatto Bambino, fonte della vera gioia”.Dopo l'Angelus. “Questa settimana mi sono giunte tristi notizie da alcuni Paesi dell’Africa circa l’uccisione di quattro missionari. Si tratta dei sacerdoti padre Daniel Cizimya, padre Louis Blondel e padre Gerry Roche e di suor Denise Kahambu”. Lo ha ricordato, ieri mattina, Benedetto XVI, dopo aver recitato l'Angelus da piazza San Pietro. Sono stati, ha detto riferendosi ai quattro missionari, “fedeli testimoni del Vangelo, che hanno saputo annunciare con coraggio, anche a rischio della propria vita”. “Mentre esprimo vicinanza ai familiari e alle comunità che sono nel dolore – ha aggiunto -, invito tutti ad unirsi alla mia preghiera perché il Signore li accolga nella Sua Casa, consoli quanti ne piangono la scomparsa e porti, con la sua venuta, riconciliazione e pace”. Il Pontefice, poi, dopo aver ringraziato il Centro oratori romani, che ha organizzato la manifestazione dei “Bambinelli”, ha anche ricordato che ieri nella diocesi di Roma ricorreva la “Giornata per le nuove chiese”. “Nella nostra città – ha dichiarato -, vi sono comunità che non dispongono di un adeguato luogo di culto, dove abita il Signore con noi, e di strutture per le attività formative”. Di qui l’invito a tutti “a contribuire, affinché possano essere presto realizzati i centri pastorali necessari”. “Grazie della vostra generosità!”, ha concluso.
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