sabato 27 marzo 2010
Il vescovo: «Fate regolari denunce», ma nulla è arrivato a più di un anno dallo scandalo sulle presunte violenze all’istituto Provolo. E ieri sera in tre approdano in tv.
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«Se anche uno solo di episodi tanto raccapriccianti fosse vero, io interverrei immediatamente». Era il gennaio 2009 quando il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, di fronte alle gravissime accuse di pedofilia lanciate da una associazione di ex alunni contro l’Istituto per sordi «Antonio Provolo» e la Congregazione Compagnia di Maria, chiedeva a gran voce una denuncia vera e circostanziata: «Se la giustizia dei tribunali conosce i tempi della prescrizione, quella della coscienza no. Facciano i nomi dei religiosi presunti colpevoli, occorre una denuncia regolare».Sono passati un anno e due mesi, ma di quella denuncia ancora nulla, al punto che il procuratore capo, Giulio Schinaia, ha dichiarato di non poter procedere. Il processo mediatico, invece, è scattato subito, senza alcun riscontro: tutto è partito da un’inchiesta pubblicata dall’Espresso nel gennaio 2009, dove si parlava di "trent’anni di abusi" che dagli anni ’50 fino al 1984 si sarebbero protratti da parte di ben "venticinque religiosi" (sui ventotto del Provolo), ai danni di "almeno un centinaio di bambini sordomuti", abusati a tutte le ore e ovunque, persino sull’altare. Uno scenario che, se vero, griderebbe vendetta al cielo.Ma tanti sono i fatti incredibili: al di là dei numeri (25 pedofili su 28 religiosi, senza che un solo racconto sia mai trapelato tra le famiglie o tra i bambini stessi), va sottolineato che gli ex allievi del Provolo, oggi adulti o anziani, sono riuniti in due diversi enti, l’Associazione Sordi Provolo e l’Ens di Verona: per una strana combinazione la sessantina di persone che si è rivolta all’Espresso appartengono tutte alla prima, mentre l’altro gruppo di ex allievi, il più numeroso, si è dissociato fermamente, affermando che, se sevizie tanto abnormi fossero avvenute, certamente nei decenni se ne sarebbero accorti. Non solo: il gruppo di sessanta abusati ha sempre mantenuto ottimi rapporti con l’Istituto, tanto che l’Associazione ha sempre avuto sede gratuitamente al suo interno e i presunti abusati hanno quindi continuato a ritrovarsi per decenni due volte a settimana (per intrattenimenti vari) negli stessi locali dove in passato avrebbero subìto le violenze.Sullo sfondo della vicenda c’è un contenzioso di tipo patrimoniale e a delineare molto bene il quadro è il vescovo stesso, che a Verona è arrivato solo nel giugno 2007: «Il presidente dell’Associazione Sordi Provolo, tale Giorgio Dalla Bernardina, venne da me non a denunciare fatti di pedofilia, sia ben chiaro, ma ad accampare pretese sui beni immobili dell’Istituto. Pretendeva di mantenere l’utilizzo di una palazzina e di una tenuta che per anni gli erano state lasciate gratuitamente. Mi ha minacciato dicendo che altrimenti avrebbe rovinato la congregazione con accuse di pedofilia». Ombre sulle quali il vescovo gli ha immediatamente chiesto chiarimenti, senza ottenerne. Nel gennaio 2009 il vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico, don Giampietro Mazzoni, ha illustrato ai responsabili dell’Associazione tutto l’iter da seguire per fare regolare denuncia, che però non è mai pervenuta né alla magistratura né al vescovo. Dalla Bernardina ha preferito l’Espresso. Solo ieri sera a «Mi manda Raitre» tre degli accusatori hanno presentato il loro volto e la loro identità. Un primo passo, si spera, verso un chiaro accertamento delle posizioni.Il vescovo Zenti ha comunque proceduto con una indagine preliminare (i risultati sono noti da maggio 2009), rilevando tali fatti: 1. Un laico consacrato, fondatore proprio dell’Associazione accusatrice, ha ammesso di aver perpetrato abusi. L’Associazione peraltro ha firmato una lettera di solidarietà a lui, dichiarandosi sicura della sua estraneità ai fatti. 2. Negli anni ’60 furono segnalate molestie da parte di due aspiranti al sacerdozio e di un religioso: furono subito allontanati (il religioso è già deceduto). Uno degli accusatori ha di recente rilasciato dichiarazione giurata di essere stato indotto a muovere tali accuse e parla espressamente di «vendetta» per lo sfratto. La Congregazione per la dottrina della Fede, ad ogni buon conto, il 15 febbraio 2010 chiedeva al vescovo un «necessario supplemento di indagine» con l’interrogatorio delle presunte vittime, per fare inequivocabilmente luce. Ma ancora gli accusatori non hanno voluto muovere denuncia.
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