lunedì 25 agosto 2014
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In Iraq "non si tratta assolutamente di uno scontro tra islam e cristianesimo". Lo dice il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che in un colloquio con la Stampa sottolinea: "ci sono all'interno dell'islam, e credo siano la maggioranza, persone che rifiutano metodi così brutali e antiumani". "Speriamo che anche da parte del mondo musulmano", continua il Segretario, "si sappia dire una parola in questo senso e quindi distinguere tra quello che si può fare quello che non si può fare". "Credo che la situazione in Iraq sia fonte di grande preoccupazione per i cristiani e per tutte le altre minoranze". "Noi speriamo veramente che gli sfollati possano tornare ai loro villaggi e che si possa ricostruire, attraverso un'azione politica di inclusione, un Iraq in cui tutti i gruppi minoritari abbiano il loro posto e possano contribuire alla costruzione del Paese". E torna a chiedere della comunità internazionale: "deve intervenire. Deve intervenire nel senso che deve rendersi presente in quella situazione. Non è possibile che il Paese nelle condizioni in cui si trova ora ce la faccia da solo a risolvere i suoi problemi". Infine, il cardinale Parolin respinge le accuse rivolte alla Santa Sede di non essere stata abbastanza energica davanti al dramma iracheno: "non occorre sempre gridare per risolvere i problemi". "Comunque il Papa ha parlato tantissime volte, non si può certo dire alla Chiesa di essere stata troppo silenziosa. E poi ci si sforza soprattutto di dare una mano concretamente per risolvere questi problemi".
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