venerdì 30 agosto 2013
​Si è svolto oggi l'incontro tra Papa Franceso e una delegazione di Gesuiti e animatori della Fondazione Carlo Maria Martini. Il Pontefice: «Anche “noi alla fine del mondo” facevamo gli esercizi con i suoi testi». Domani si celebra il primo anniversario dalla scomparsa dell'arcivescovo emerito di Milano.
Domani messa in Duomo per il primo anniversario della morte
La telefonata del Papa: «Ciao “Corvo”, come stai?»
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«La memoria dei padri è un atto di giustizia. E Martini è stato un padre per tutta la Chiesa. Anche “noi alla fine del mondo” facevamo gli esercizi con i suoi testi». Con queste parole Papa Francesco si è rivolto a padre Carlo Casalone, provinciale d'Italia della Compagnia di Gesù, e a un gruppo di gesuiti e animatori della Fondazione Carlo Maria Martini. L'incontro è avvenuto oggi, presso la “Domus Sanctae Marthae” alla vigilia del primo anniversario della morte del cardinale Martini, arcivescovo emerito di Milano. La Fondazione, nata a Torino, ha come scopo la promozione del pensiero e delle riflessioni religiose del porporato, in particolare tra i giovani candidati al sacerdozio.Nel discorso rivolto ai rappresentanti della Fondazione, il Papa ha inoltre ricordato il ruolo di padre Carlo Maria Martini alla XXXII Congregazione Generale dei gesuiti nel 1974, durante la quale, non senza tensioni, si è approfondito il rapporto tra fede e giustizia. Il Pontefice ha ricordato personalmente il ruolo determinante che ebbe Martini. Egli indicò la via per mantenere l'attenzione sulla giustizia favorendo l'unione all'interno della Compagnia stessa e nei rapporti tra i gesuiti e la Santa Sede, a partire dalla prospettiva del Vangelo. Papa Bergoglio ha ricordato con grande gratitudine e stima la figura di Martini, «profeta e uomo di discernimento e di pace». Il cardinale Martini, nato a Torino il 15 febbraio 1927 e morto a Gallarate il 31 agosto del 2012, fu ordinato sacerdote nel capoluogo piemontese nel 1952. Quando nel novembre 2012 fu lanciata l'idea della Fondazione, l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia sottolineò: «È stato un instancabile ricercatore del dialogo con tutti, credenti di ogni religione e non credenti». La sorella Maria Martini e la nipote Giulia Facchini - grandi animatrici del progetto - spiegarono la Fondazione come uno strumento per «la promozione di percorsi di studi biblici per i giovani sacerdoti gesuiti, magari a Gerusalemme».
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