Tenete
sempre alto il “livello etico della comunicazione”. E’ quanto affermato
da Papa Francesco nell’udienza di stamani ai dirigenti e dipendenti
della Rai, ricevuti in Aula Paolo VI, in occasione del 90.mo di inizio
delle trasmissioni radiofoniche e del 60.mo di quelle televisive. Il
Pontefice ha messo l’accento sulla collaborazione tra la Rai, la Radio
Vaticana e il Ctv. Quindi, ha sottolineato che chi è “titolare del
servizio pubblico” non può “per nessun motivo” abdicare a questa
responsabilità. Prima dell’udienza, i dipendenti della Rai hanno
partecipato ad una Messa, sempre in Aula Paolo VI, presieduta dal
cardinale Angelo Comastri. Il servizio di Collaborazione.
Papa Francesco è partito da qui per riflettere sullo straordinario
rapporto che, nei decenni, si è andato costruendo tra la Rai e la Santa
Sede. Il Papa ha rammentato eventi straordinari che la Rai ha offerto
agli utenti dal Concilio Vaticano II alle elezioni dei Pontefici, dai
funerali del Beato Wojtyla al Giubileo del 2000:“Sia sul
versante della radio, sia su quello della televisione, il popolo
italiano ha sempre potuto accedere alle parole e, successivamente, alle
immagini del Papa e degli eventi della Chiesa, in Italia, mediante il
servizio pubblico della Rai. Questa collaborazione si realizza con i due
enti vaticani: la Radio Vaticana e il Centro Televisivo Vaticano”.Il Papa ha, anche, ricordato alcune produzioni di carattere religioso e in particolare i film Francesco di Liliana Cavani e Atti degli Apostoli
di Roberto Rossellini. La Rai, ha poi osservato, “è stata testimone dei
processi di cambiamento della società italiana nelle sue rapide
trasformazioni, e ha contribuito in maniera speciale al processo di
unificazione linguistico-culturale dell’Italia”. Per questo, ha
proseguito, “ringraziamo il Signore per tutto questo e portiamo avanti
lo stile della collaborazione”. Quindi, ha sviluppato una riflessione
“sul valore e le esigenze del servizio pubblico” e in particolare sulle
“responsabilità per l’oggi e per il domani”. “A tutti voi che
siete qui presenti, e a coloro che per diversi motivi non hanno potuto
prendere parte a questo nostro incontro, ricordo che la vostra
professione, oltre che informativa, è formativa, è un servizio pubblico,
cioè un servizio al bene comune: un servizio alla verità, un servizio
alla bontà e un servizio alla bellezza”. Tutte le
professionalità che fanno parte della Rai, ha soggiunto, “sanno di
appartenere ad un’azienda che produce cultura ed educazione, che offre
informazione e spettacolo, raggiungendo in ogni momento della giornata
una gran parte di italiani”: “È una responsabilità a cui chi è
titolare del servizio pubblico non può per nessun motivo abdicare. La
qualità etica della comunicazione è frutto, in ultima analisi, di
coscienze attente, non superficiali, sempre rispettose delle persone,
sia di quelle che sono oggetto di informazione, sia dei destinatari del
messaggio”. “Ciascuno, nel proprio ruolo e con la propria
responsabilità – ha poi avvertito - è chiamato a vigilare per tenere
alto il livello etico della comunicazione ed evitare" comportamenti "che
fanno tanto male, la disinformazione, la diffamazione e la calunnia”:“Vi
auguro di lavorare bene, e di mettere fiducia e speranza nel vostro
lavoro, per poterla anche trasmettere: ce n’è tanto bisogno!”