mercoledì 3 marzo 2010
"L'invidia e la gelosia sono forme di debolezza umana che talora insidiano anche le persone religiose". Lo ha detto Benedetto XVI nell'Udienza Generale di oggi, dedicata a San Bonaventura, il grande teologo francescano che fu "affascinato" dalla radicalità evengelica della regola dettata dal Poverello di Assisi, ma dovette sperimentare poi anche amarezza dovute ai limiti umani dei suoi confratelli.
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"L'invidia e la gelosia sono forme di debolezza umana che talora insidiano anche le persone religiose". Lo ha detto Benedetto XVI nell'Udienza Generale di oggi, dedicata a San Bonaventura, il grande teologo francescano che fu "affascinato" dalla radicalità evengelica della regola dettata dal Poverello di Assisi, ma dovette sperimentare poi anche amarezza dovute ai limiti umani dei suoi confratelli. Per il Papa, "la Chiesa è resa più luminosa e bella dalla fedeltà alla vocazione di quei suoi figli e di quelle sue figlie che non solo mettono in pratica i precetti evangelici ma, per la grazia di Dio, sono chiamati ad osservarne i consigli e testimoniano così, con il loro stile di vita povero, casto e obbediente, che il Vangelo è sorgente di gioia e di perfezione".Benedetto XVI ha poi ricordato l'impegno di Bonaventura nell'ordine dei frati minori, del quale fu Ministro generale per 17 anni, svolgendo questo "incarico con saggezza e dedizione, visitando le province, scrivendo ai fratelli, intervenendo talvolta con una certa severità per eliminare abusi". Bonaventura raccolse "con grande zelo documenti riguardanti il Poverello e ascoltò con attenzione i ricordi di coloro che avevano conosciuto direttamente Francesco". La biografia del santo di Assisi, redatta da Bonaventura fu riconosciuta dal Capitolo generale dei Frati Minori del 1263, come "il ritratto più fedele del Fondatore". L'immagine di san Francesco dipinta dal santo di Bagnoregio, ha affermato il Pontefice, è quella di "un alter Christus, un uomo che ha cercato appassionatamente Cristo. Nell'amore che spinge all'imitazione, egli si è conformato interamente a Lui. Bonaventura additava questo ideale vivo a tutti i seguaci di Francesco. Questo ideale, valido per ogni cristiano, ieri, oggi, sempre, è stato indicato come programma anche per la Chiesa del Terzo Millennio dal mio Venerabile Predecessore Giovanni Paolo II. Tale programma, egli scriveva nella Lettera Tertio Millennio ineunte, si incentra "in Cristo stesso, daconoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suocompimento nella Gerusalemme celeste".
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