giovedì 26 giugno 2014
Parlando agli enti che sostengono le comunità orientali (Roaco): la pace deve essere «coltivata a più mani» senza dimenticare che quella vera «ce la dona Gesù Cristo».
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"La vera pace, quella che il mondo non può dare, ce la dona Gesù Cristo. Perciò, nonostante le gravi ferite che purtroppo subisce anche oggi, essa può risorgere sempre". Lo ha affermato papa Francesco in occasione della riunione in Vaticano degli enti che sostengono le comunità orientali (Roaco). "In particolare ai fratelli e alle sorelle della Siria e dell'Iraq, ai loro vescovi e sacerdoti, esprimo insieme con voi la vicinanza della Chiesa Cattolica. E la estendo alla Terra Santa e al Vicino Oriente, ma anche all'amata Ucraina, nell'ora tanto grave che sta vivendo", ha elencato il Pontefice.L'esortazione del Papa è stata "a continuare l'impegno profuso" a favore di tali realtà. "Il vostro soccorso nelle nazioni più colpite può rispondere a necessità primarie, specialmente dei più piccoli e deboli, come dei molti giovani tentati di abbandonare la patria d'origine". La pace deve essere "coltivata a più mani", ha spiegato Francesco ricordando il pellegrinaggio che a fine maggio lo ha portato in Terra Santa e poi l'incontro di preghiera per la pace e l'ulivo piantato nei Giardini Vaticani l'8 giugno scorso, con i presidenti israeliano Peres e palestinese Abbas, alla presenza del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I."Chi si impegna a coltivare la pace - ha aggiunto - non deve però dimenticare che la crescita dipende dal vero Agricoltore che è Dio". Citando anche il caso della Romania, Francesco ha sottolineato che "le Comunità Orientali sono presenti in tutto il mondo". "Voi - ha detto agli enti che partecipano alla Roaco - cercate di portare sollievo e sostegno ovunque ai numerosi profughi e rifugiati, restituendo dignità e sicurezza, col dovuto rispetto per la loro identità e libertà religiosa". Da Francesco, infine, un grande incoraggiamento "per la formazione delle nuove generazioni e degli educatori" e l'invito a dare "priorità" alla famiglia, sull'esempio della Santa Famiglia di Nazareth e in vista del prossimo Sinodo dei vescovi.
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