sabato 6 novembre 2021
Il terzo viaggio del pontefice all’estero quest’anno, dopo quelli in Iraq (5-8 marzo) e a Budapest e in Slovacchia (12-15 settembre)
Papa Francesco al campo profughi di Moria, a Lesbo, durante la sua precedente visita in Grecia dell'aprile 2016

Papa Francesco al campo profughi di Moria, a Lesbo, durante la sua precedente visita in Grecia dell'aprile 2016 - Ansa

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Il terzo viaggio del Papa all’estero quest’anno, dopo quelli in Iraq (5-8 marzo) e a Budapest e in Slovacchia (12-15 settembre), sarà a Cipro e in Grecia, dove Francesco si recherà dal 2 al 6 dicembre prossimi. Ieri il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha specificato che il Pontefice sarà a Cipro dal 2 al 4 dicembre, su invito delle autorità civili ed ecclesiastiche locali, visitando la città di Nicosia e in Grecia dal 4 al 6 dicembre, visitando Atene e l’isola di Lesbo.

La visita a Cipro sarà una prima volta per Bergoglio, che invece è già stato in Grecia il 16 aprile 2016, quando assieme a due rappresentanti insigni del mondo ortodosso, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymos, volle manifestare la sua vicinanza sia ai profughi sia ai cittadini di Lesbo, ma anche a tutto il popolo greco generoso nell’accoglienza dei migranti e dei rifugiati. Questo viaggio era stato anticipato da Bergoglio nel corso dell’intervista concessa a Radio Cope, l’emittente della Conferenza episcopale spagnola, e trasmessa lo scorso 1° settembre.

«È una visita attesa non solo dai cattolici del Paese ma da tutti i greci perché ci vedrà uniti intorno alla sua persona. Potremo così presentare la nostra situazione e ricevere un incoraggiamento e una parola». Così ieri il presidente dei vescovi cattolici greci, Sevastianos Rossolatos, all’agenzia Sir. Il viaggio, ricorda l’arcivescovo, arriva «in occasione dei duecento anni della guerra d’indipendenza dall’Impero ottomano. Il Papa verrà per darci sostegno e incoraggiamento. Vale la pena ricordare che i cattolici in Grecia sono una minoranza. Cinquant’anni fa eravamo circa 50mila, oggi, con l’arrivo dei lavoratori stranieri siamo oltre 200mila, ma pur sempre una minoranza. Siamo una Chiesa nuova rispetto alla tradizione e al passato e per questo abbiamo bisogno del conforto e della spinta del Papa».

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